
di Michele Lazzerini Franceschi
intrecci Edizioni
Franca è solo una bambina quando, insieme alla propria famiglia, abbandona la Toscana per sfuggire ai rastrellamenti nazifascisti che terrorizzano mezzo Stivale. È il 1945, l’Italia è assediata dalla paura e dal dolore, e a guerra finita, tornata nella sua Carrara distrutta dalle bombe, Franca non sa che cosa farsene di tutta quella paura e di tutto quel dolore. Ma poi la bambina cresce, e insieme a lei diventa grande anche la volontà di donare al mondo un po’ di giustizia. Ecco allora i primi approcci alla militanza civile, le prime coraggiose battaglie in difesa dei dimenticati e degli oppressi, la tessera del partito: è il germoglio di una lunga lotta al fianco dei più deboli che Franca combatterà fino all’ultimo. Sullo sfondo un’Italia liberata ma appunto ingiusta, dilaniata dalle diseguaglianze sociali e dalla disparità di genere; un’Italia che vorrebbe gridare all’indignazione, ma che per farlo ha bisogno di una voce audace e potente: quella di Franca.
Si apre così Per una madre (intrecci Edizioni, 2022), l’ultimo romanzo di Michele Lazzerini Franceschi. Nato nel 1963 proprio a Carrara, l’autore ha esordito nel 2010 con Grande amore cercasi, una raccolta di nove racconti pubblicata da Cicorivolta Edizioni e vincitrice di numerosi premi. L’anno successivo è stato il turno del suo primo romanzo sperimentale, Rosso Tamigi, a cui sono seguiti i due thriller Comarmo (2012) e Il sangue sporco del passato (2014).
Tra pericoli, famiglia, ingiustizie e un susseguirsi quasi frenetico di personaggi (i quali, talvolta, rimangono un po’ troppo in superficie), Lazzerini Franceschi ricostruisce la vita di una donna unica, sua madre, figlia di un umile marmista scalpellino, alla quale ha voluto restituire la sua storia: «che non è stata sovrapponibile a quella di chiunque altro», ha dichiarato l’autore in una recente intervista. Non solo. Per una madre è anche un invito a lottare, a non abbassare la testa di fronte ai soprusi di una società che millanta egualitarismo, oltre a essere un’occasione preziosa per ripercorrere le tappe più importanti di un’altra storia, e cioè quella politica italiana dal dopoguerra fino agli anni ’90.
Lazzerini Franceschi sceglie una struttura classica accompagnata da una prosa moderna, qua e là contaminata da espressioni dialettali tipiche della sua Toscana, e arricchisce il proprio stile con l’utilizzo di montaggi alternati, salti temporali e vivide descrizioni paesaggistiche. Il più grande pregio del romanzo? Quello di non inciampare nel sentimentalismo patinato, nel “lieto fine a tutti i costi”, ma di restituire alla vicenda una dimensione di spietata sincerità. Franca è la paladina di quelle battaglie che potrebbero sembrare già perse in partenza. Franca lotta per i diritti dei più deboli, delle donne, di quella società che chiede disperatamente giustizia, e lo fa mettendoci tutta se stessa. Senza mai arretrare di un passo, senza mai arrendersi, fino alla fine.