
di Salvatore Giannella
Salani
«Alba, anni Cinquanta
Michele si trova a trascorrere ore a impastare, buttare, degustare, creare, riprovare, testare, portare al consumatore, sentire i suoi rilievi, ricambiarlo e ritestarlo, andare controcorrente, osare. […]
Il glorioso Giandujot, pur ottimo e vendutissimo, talvolta trasuda dalla confezione, e per questo difetto qualche commerciante si lamenta. Michele scopre in una rivista specializzata l’esistenza di una sostanza, la lecitina di soia, che ha il potere di trattenere i grassi. In Europa la lecitina è ancora quasi sconosciuta, pochi la importano. Ma lui riesce a trovarne. L’esperimento ha esito felice. L’aggiunta di lecitina rende l’impasto più stabile e permette l’avvio, nel 1951, della produzione di Supercrema, come viene battezzata quella che potremmo definire la madre della Nutella. Viene venduta in contenitori che vanno dalle latte ermetiche alle vaschette e ai bicchieri, ma anche in casette giocattolo di legno.
«Ecco un ragazzo che ci sa fare» commenta lo zio Giovanni congratulandosi con il nipote davanti allo stato maggiore dell’azienda. La Supercrema spalmabile registra l’ennesimo successo, anche con il contributo dei commercianti che aderiscono alla cosiddetta ‘spalmata’: i bambini accorrono dal lattaio o dal panettiere con una fetta di pane in mano e per cinque lire ottengono una spalmata leggera di Supercrema. Per dieci, una più spessa.»