
Trama
Grande meraviglia si spinge su nuovi confini ripercorrendo, attraverso il racconto della protagonista, i quarant’anni di storia della psichiatria. La piccola Elba nasce e vive all’interno del manicomio Fascione (da lei definito “mezzomondo”), luogo in cui la madre inferma di mente è stata ricoverata. Ai suoi occhi, l’ospedale appare come un luogo buffo e terribile al tempo stesso. Fin dalle prime pagine, mette subito in chiaro di non essere pazza. Con la scomparsa della madre, non le rimane che crescere e lo fa tra quelle quattro mura, scrivendo il Diario dei Malanni di Mente, raccogliendo le storie e le testimonianze dei nuovi arrivati sia essi pazienti che infermieri o medici. La vita di Elba cambia con l’arrivo del dottor Meraviglia, un uomo tutto spettinato e dai baffi rossicci che, divenuto direttore della struttura, intende liberare lei e le altre donne da quel mondo, restituendo loro la dignità persa.
Il dottore porta Elba nella propria dimora, crescendola come una figlia. Entrambi traggono giovamento da questa convivenza: lui che non è mai stato un padre modello, scopre cosa significa essere genitore, sperimentandone il peso della responsabilità. D’altro canto, invece, la giovane inizia a comprendere che i legami affettivi non sono frutto di fallimenti e mancanze, ma affondano le basi nella tenerezza e nell’amore sincero. Grande meraviglia è un romanzo che ci ricorda che la libertà e l’amore sono i veri pilastri della vita, nonostante quest’ultima per quanto bella non risparmi dolore e sofferenze.
Recensione
Grande meraviglia chiude la Trilogia del Novecento di Viola Ardone. Amerigo, il protagonista de Il Treno dei bambini e Oliva di Oliva Denaro, passano il testimone ad Elba affidandole il compito di trovare il legame con la famiglia, senza dimenticare di fare i conti con la storia culturale e sociale che contraddistingue il nostro Paese. Ancora una volta l’autrice partenopea assegna a un’adolescente l’incombenza di narrare fatti realmente accaduti che hanno segnato la nostra epoca. Elba, la protagonista, nasce e cresce presso il Fascione, una struttura adibita alla cura degli infermi di mente. Qui la madre viene ricoverata ancora incinta, forse perché divenuta troppo scomoda per il marito.
La giovane vive gli anni successivi alla legge Basaglia (relativa ai manicomi e al nuovo trattamento delle malattie mentali) in un constante limbo. La prima parte del romanzo, ambientata nel 1982, racconta con meticolosità la vita all’interno del mezzomondo. Elba analizza le persone intorno a sè, il loro carattere, dà loro dei soprannomi (Riccioli d’Oro, Nonna Sposina, Gillette, Lampadina, Mastro Lindo, La Nuova e altri) e, al tempo stesso, descrive lo spazio che la circonda, evidenziando gli odori, i rumori, ma anche lo sporco e la consistenza del cibo. Un’attenzione particolare viene riservata alle pazienti e alle cure fornite a ciascuna, raccontate nel Diario dei Malanni di Mente. Nessuno sa della Legge Basaglia, in vigore già da 4 anni, e sia i medici che gli infermieri si guardano bene dal parlarne. Tutto cambia con l’arrivo di Fausto Meraviglia che apporta notevoli cambiamenti. Elba dice: «Noi matte siamo piante con le radici in vista, le dico, tutto quello che è sotto si vede da fuori: se abbiamo fame ne abbiamo troppa, se non ne abbiamo non mangiamo più, se siamo contente cantiamo e balliamo, se siamo tristi è come se fossimo morte da un pezzo. Se abbiamo un sospetto è già diventato realtà, se abbiamo paura, la paura è una porta spalancata sul vuoto. Se abbiamo voglia di parlare, le parole diventano un fiume, come me in questo momento. E se non ne abbiamo più voglia, allora punto e basta».
Nella seconda parte del libro, la Ardone si concentra sul rapporto genitori-figli, visto con gli occhi del dottor Meraviglia, non più giovane. Non è stato mai un buon padre, il nipote non riesce a chiamarlo nonno ed è ben lontano da quel medico che aveva preso il posto del direttore del manicomio non facendo più ricorso all’elettroshock. «Non è mancanza di memoria, ma di interesse. Invecchiare è un po’ come diventare poveri, signora, mi creda. Hai meno possibilità nella vita, meno gente che ti cerca, e arrivare a fine mese è ogni volta una scommessa. La dimenticanza, a pensarci bene, è un’ultima carezza della vita, lo sconto di pena previsto per chi ha vissuto troppo e ha più ricordi del necessario». Salvare Elba e donarle la libertà è il suo unico riscatto. Il Fascione sembra ormai essere scomparso anche se non vi è alcuna certezza. Elba, però, nonostante abbia seguito le orme del dottore sembra vivere in un costante limbo e senza risposte: da un lato il manicomio e dall’altro la vita “normale”.
Attraverso uno stile scorrevole e utilizzando più simboli (ad esempio, “Fascione”, “Dottor Meraviglia”, la stessa “Elba” nome del fiume tedesco che finisce nel mare), la Ardone cattura l’anima dei lettori, lasciando un’impronta indelebile.