
Voltare pagina è un grande invito alla lettura, alla scoperta della sua funzione meramente consolatrice e non solo. La raccolta di racconti celebra quel meccanismo di comprensione del dolore e delle passioni comuni, quella capacità della letteratura di ingabbiare e descrivere cosa proviamo, di prestare le parole persino a ciò che sembra ineffabile. Alla sete di lucidità di ogni innamorato, si risponde con un romanzo, con un caso più o meno simile al suo, non da prendere come esempio, ma con cui confrontarsi liberamente. A metà tra un manuale di “self-help” e di una raccolta di lettere della posta del cuore, Voltare pagina si compone di dieci consigli letterari per dieci tipi di relazione e, forse, anche di persone che proprio in quelle relazioni ci cascano troppo spesso: una sorta di manuale tascabile dell’Ars “Consolatoria” (sic).
Trama
Olivia lavora in uno studio legale di Milano e di matrimoni finiti o di amori infelici ne vede tutti i giorni. Oggi, ha una relazione solida alle spalle, per cui però ha dovuto faticare molto, e un compendio di esperienze e letture che le permettono di riconoscere il dolore delle persone che ha davanti, non solo le loro cause di divorzio. È da questa empatia che nascono i dieci racconti che formano l’ultimo libro di Ester Viola. Olivia si trova ad avere a che fare con le angosce dei propri clienti e colleghi, ma anche di amici che allo studio legale non appartengono direttamente.
Ogni capitolo racconta una particolare tipologia di delusione d’amore o di problema sentimentale, ricollegandolo a un’opera letteraria. Per la propria esperienza, la protagonista crede ciecamente nel potere taumaturgico della letteratura e del suo modo di sgonfiare i problemi d’amore. È in questo modo che cerca di aiutare chi le sta vicino. “Mi infilai in quel libro come sotto una coperta, […] A ogni riga ci capivo un chilometro di più. Trovavo me stessa, trovavo le risposte alle mie domande, avevo qualcuno – Nick Hornby – che stava chiamando per nome quello che mi succedeva. E così, compreso nelle parole, il male restava prigioniero: adesso, senza i miei ordini, i pensieri non si potevano muovere. Eccola lì, la letteratura: è quando le cose perdono la punta, l’ago e il veleno”.
Recensione
La raccolta di racconti di Ester Viola è un prodotto centrato, con uno scopo preciso, sia commerciale che narrativo. Il tono clemente e comprensivo della protagonista è lo stesso che potrebbe avere un amico nei nostri confronti, per consolarci dopo una delusione d’amore, e al lettore questa sensazione si fa chiara sin dalle prime pagine. Così, il libro si presenta in una certa misura come un manuale di “self-help”. Illustra a chi ha bisogno di risposte, una carrellata di esperienze e situazioni, in cui è possibile rispecchiarsi e che si rivelano alla fine tutte consolanti, seppure a modo proprio.
Per quanto di amore si parli e si sia sempre trattato in narrativa, Voltare pagina non ha quella pretenziosità di alcuni romanzi rosa, di voler spiegare il sentimento o di spacciare consigli per pratiche istruzioni sul da farsi. In ciascuna relazione che ci è presentata, si evince un che di aleatorio e imprevedibile, che rende difficile fare previsioni certe sul comportamento di un innamorato o anche solo sull’andamento della causa di un divorzio – e questo l’autrice lo esprime con grande chiarezza, senza schermaglie o false promesse.
Ogni racconto brilla di riflesso, per l’accostamento che si fa di ciascuna storia d’amore al suo corrispettivo in letteratura. Da Nick Hornby a Nora Ephron, passando per Sally Rooney e Elena Ferrante, il resoconto che viene fatto di queste opere è invitante, con una prosa appassionata, e risponde appieno all’esigenza per cui è stato pensato. E per quanto le somiglianze tra le relazioni, letterarie o reali, spingano la protagonista a una certa “morale” per ciascuna storia, più volte questa viene presentata solo come un’esigenza personale di Olivia, più che il tentativo di pontificare “sull’esperienza della letteratura”. “Tu saresti April, ma meno scema. C’era scritto questo sul biglietto che ho attaccato alla copertina. Le ho infilato il libro nella borsa durante la nostra colazione successiva. […] La sera su Whatsapp mi scriveva: “Grazie ancora del pensiero. Però non mi dire che sei quel tipo di persona” […] “Il tipo che pensa che i libri siano fatti per curare qualcosa”. Ho risposto di sì”.
Inoltre, una menzione di merito va alla rappresentazione severa di Milano, che è descritta come una città “di spaiati”, gettati nel tritacarne dell’efficienza e dell’operosità. Tuttavia, nonostante le parole altisonanti, dalla raccolta non viene fuori un quadro caricaturale di Milano. Anzi, la città è sempre e solo scenografia dei racconti; non c’è mai la pretesa di farne un ritratto impressionista. Apparendo quasi sempre come uggiosa e fredda, a volte una sensazione di crudeltà si insinua nelle brevi descrizioni della città, ma è cosa da poco; Milano fa bene da sfondo ai personaggi “smunti” dei racconti, rassegnati o afflitti, le cui energie sono state prosciugate dal sentimento – non solo dalla città e dal lavoro. C’è da dire che, in questo senso, ogni tanto la raccolta ha una vaga attitudine alla “Sex and the City”, con poco sesso, però, e molta “city”.
È normale, per il tema trattato, che un po’ di retorica si presenti in qualche passaggio del libro. Tuttavia, il tono accorato e amichevole dell’autrice fa passare quasi inosservate alcune metafore ardite, o frasi troppo ricercate, non complicando mai la lettura. Il libro tiene bene il passo con la modernità, senza risultare macchinoso nella prosa. Anche se quasi irrilevante, perché succede solo due volte, mi sento però di bocciare la scelta di inserire gli “screenshot” per mostrare i messaggi tra la protagonista e l’afflitto. Una scelta inutile e che non comprendo bene a chi sia rivolta: a fare l’occhiolino a chi ha più familiarità con un telefono, che con un libro? Mi auguro di no. I dialoghi reggono bene anche senza il bisogno di grafiche. Vade retro.
In definitiva, Voltare pagina è un libro leggero, perfetto da regalare a chi sta soffrendo per amore, e che giustamente non ha molto altro da raccontare, a chi quelle situazioni non le sta vivendo. Il target chiaro, la relativa godibilità dei racconti e di una prosa contemporanea, lo rendono un buon prodotto commerciale e un’ottima idea di regalo. Infine, al di là delle relazioni e dei problemi amorosi, non si può che lodare Ester Viola e, più in generale, chi si spende per far innamorare qualcun altro della letteratura. Dunque, se avete qualcuno di caro che da mesi vi fa una testa tanta sul proprio amato, regalategli questo libro. Farete un favore anche a voi stessi!
Pierferdinando Buttaro