
di Thomas Mann
«Origine, affermazione, declino e tramonto di una dinastia borghese. La storia. Primi dell’Ottocento, Lubecca, città anseatica sul Baltico; Johann, il console, capostipite dei Buddenbrook, è quello che porta al benessere la famiglia con i suoi traffici, dando vita a una rispettata impresa commerciale. Comprerà una bella casa, dove vivrà con la moglie e i figli: Johannes Jr. (Jean) e sua moglie Elisabeth, Antonie (Tony) e Christian. Il primogenito, Gotthold, si è messo in proprio e ha rapporti ruvidi col padre; sullo sfondo, altri personaggi secondari. Quando il vecchio Johann muore, Jean gli succede a capo della ditta di famiglia mentre Christian, giocatore e perdigiorno, non conclude nulla e finisce in manicomio; a Jean succede Thomas (Tom), che diventa senatore, costruisce una nuova, grande casa e tiene alto il nome (e le fortune) dei Buddenbrook; ma è un uomo fragile, ed è il primo a sentire l’aleatorietà delle fortune commerciali della famiglia. Quando morirà prematuramente, resterà solo suo figlio, Hanno, un sognatore inadatto agli affari, di salute malferma e di forte sensibilità musicale, che morirà precocemente. La grande casa sarà venduta, la ditta liquidata e a Tony, unica superstite dei figli di Johann, non resterà che registrare, nel diario della casa, l’estinzione dell’onorato nome dei Buddenbrook.
È un romanzo corale; il protagonista è la famiglia, e i personaggi principali sono i maschi che si succedono a capo dell’impresa commerciale. Ma c’è un personaggio femminile che viene descritto con particolare intensità e precisione, la cui vita copre quasi tutta la storia della famiglia: è Tony, bella e ingenua, sentimentale e determinata, vana e altera. È capace di trasgressioni, tanto che si innamora di un giovane di bassa estrazione, e si decide a rinunciarci solo per il bene della famiglia; ma anche di grande sottomissione, tanto da accettare di sposare, per il bene della ditta, Grünlich, un uomo che non ama, che risulterà un truffatore, e che le mangerà la dote. Seguirà un secondo matrimonio, con il mediocre Permaneder, infingardo e infedele, che sarà anche lui liquidato in breve.
Se i maschi, quelli che decidono le sorti della ditta, rappresentano il lato razionale del racconto, Tony rappresenta quello emotivo. Sentimentale, vitale, superficiale ma capace di un’autonomia intellettuale insolita per una donna dell’Ottocento, Tony simbolicamente sopravvive a tutti i maschi per essere testimone del tramonto dei Buddenbrook. In tutti i protagonisti scorre una vena di rigore luterano. Ma mentre i capifamiglia impersonano l’etica protestante, sono legati alla religione del lavoro e dell’accumulazione, Tony è espressione di un rigore etico, anche se addolcito dalla sua femminilità. Quando abbandona Permaneder, il suo giudizio sui cattolici bavaresi come lui, è drastico: «Fra gente senza dignità, senza morale, senza ambizione, senza signorilità e senza rigore, fra gente sciatta, scortese e trasandata […], non mi posso ambientare!».
La storia dei Buddenbrook è la storia di un organismo che perde vigore, invecchia e si consuma. I protagonisti passano dall’essere degli aggressivi commercianti, che devono conquistarsi giorno per giorno il loro ruolo economico e sociale, al raggiungimento di una condizione di benessere consolidato, dove la battaglia per l’affermazione si trasforma in lotta per mantenere i privilegi ereditati, fino al declino. Personaggio emblematico di questa fase discendente è Tom, di indole pessimista, che finisce per perdere sicurezza nelle proprie capacità imprenditoriali e fiducia nell’avvenire. Lo colpisce improvvisamente un ictus, dopo un’estrazione dentaria, e il corpo viene ritrovato nel fango, con la faccia insanguinata. La sua morte segna, anche allegoricamente, il tramonto dei Buddenbrook.
I Buddenbrook sono la borghesia. In antitesi all’aristocrazia, che eredita titolo, danaro e autorevolezza dalla stirpe, i borghesi devono conquistare, giorno per giorno, il proprio ruolo sociale. Quando il loro impegno viene meno, viene meno anche il ruolo. Spesso, tra i borghesi di successo, dopo le prime generazioni, all’ambizione e alle doti imprenditoriali subentrano interessi culturali e sensibilità emotive che mal si accompagnano con la spietata legge degli affari. E i Buddenbrook sono l’immagine del compimento di una di queste parabole sociali.»
tratto da I cento libri che rendono più ricca la nostra vita di Piero Dorfles, Garzanti