Nel romanzo, accanto alla vicenda di Castorp, si sviluppa una pluralità di filoni narrativi, partendo naturalmente dalla realtà del sanatorio, dalla crudezza fisiologica e patologica della morte quotidianamente osservata (ben presente al decadentismo più morboso). Nello stesso tempo, quella piccola società europea (poiché in queste stazioni si incontrava gente di ogni paese), così staccata e lontana dalia pianura nella purezza dell’aria montana, è un microcosmo significativo della più larga società, ripronendone però il continuo dissidio tra sanità e malattia (del corpo così come dell’anima).
In questo ambiente Castorp è l’uomo medio tedesco; ma nei suoi ozi infiniti vuole staccarsi dalla vita febbrile e superficiale del suo tempo per occuparsi davvero a fondo della sua cultura e della sua formazione. Sotto questo profilo il romanzo rientra nella grande tradizione del “Bildungsroman” (romanzo di formazione): qui Castorp fa i suoi anni di tirocinio, legge, ascolta, osserva, in una personale (o dell’autore) rassegna del sapere moderno, che va dalla meteorologia alla psicoanalisi. Il romanzo s’innalza però e prende respiro in seguito all’apparizione di due intellettuali puri: l’italiano Settembrini, erede dell’Illuminismo e del razionalismo liberale e democratico del XIX sec., il quale si scontra inevitabilmente con il gesuita Naphta, più tardi suicida, pensatore tardo-romantico e decadente, ma anche profeta del comunismo.
Castorp assiste alle loro discussioni, ma senza scegliere – non lo fa mai -, e la bellezza di questa parte sta nel riflettere, giocando con la dialettica del “sic et non”, esattamente la Germania di quel momento, esitante fra le due ideologie contrarie. Alle avventure ideologiche di Castorp si aggiunge anche un episodio d’amore con la misteriosa e inafferrabile Madame Chauchat, un’ospite del sanatorio, descritta con la leggerezza di toni velati e delicati propria di Mann, che non è mai capace di grandi passioni, ma che sa fare di questo difetto una qualità. Tutto, comunque, avviene nel tempo senza tempo della “montagna incantata”, che solo la durezza del risveglio e la brutalità della guerra in qualche modo interrompono, disperdendo quella piccola folla di “anime morte” sospese nell’indefinito mondo del sanatorio, allegoria di un’Europa sospesa tra la decadenza della fine dell’ultimo secolo e i primordi del sec. XX, il quale porta in sé i germi di tremende malattie. Per prima cosa, intanto, Castorp diventa soldato.»
tratto da Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature, Bompiani