
Attraverso una sorta di mappatura del periodo trascorso dagli anni Novanta fino a questo momento, vengono a galla gli elementi più significativi che hanno segnato la rivoluzione digitale. Quali sono i protagonisti principali di The Game? Semplicemente gli anni e le innovazioni che questi hanno portato di volta in volta.
A dire il vero, i ricordi partono sin dagli anni Ottanta (1981-1984) con la comparsa dei primi modelli di PC, IBM, Commodore 64 e Mac. Ma è solo l’inizio. Baricco ci trascina in un viaggio nel tempo.
– 1981, anno dell’SMTP, il primo protocollo di mail. Baricco ne parla scrivendo «le mail correvano da un computer all’altro usando, per così dire, una rete stradale invisibile, di cui la gente normale, ai tempi, ignorava completamente l’esistenza: Internet.»
– 1990, Tim Berners-Lee, un inglese impiegato al CERN di Ginevra, inventa il Web. È suo il primo sito al mondo quando oggi, invece, i siti internet sono oltre un miliardo e 200 milioni e aumentano ogni giorno.
– Il 1993 è l’anno dell’MP3, nato dal lavoro di un gruppo di ricercatori europei.
– Nel 1994 Jeff Bezos fonda Cadabra, che magari non dice nulla ai più giovani, ma che un anno dopo è diventato Amazon. Nasce così il primo shop online dedicato, agli inizi, al settore dei libri. In questo anno, IBM lancia il primo smartphone in grado di inviare email e nasce la nota Play Station.
– Il 1995 è l’anno del DVD e quello in cui Bill Gates lancia Windows 95.
– Nel 1998 nasce il colosso tra i motori di ricerca, Google, fondato da Sergej Brin e Larry Page. Nelle pagine di The Game si può leggerne una definizione: «Volendo usare una metafora cinquecentesca, se i browser ti procuravano i velieri per viaggiare nel grande mare del Web, se i portali come Yahoo! ti suggerivano rotte e pericoli, quei due trovarono in un colpo il sistema per calcolare longitudine e latitudine, e misero al servizio di qualsiasi navigatore un mappamondo in cui c’erano tutti i porti del pianeta, ordinati per importanza, confortevolezza e vocazione commerciale. Erano in grado di dirti quelli in cui si mangiava meglio, quelli in cui il prezzo del pepe era il più basso, e quelli in cui i bordelli erano i migliori.»
La seconda tranche è quella in cui Baricco prende in considerazione gli anni a cavallo tra la fine degli anni Novanta e i primi 7 del 2000.
– Partiamo dal 2001, anno in cui nasce Wikipedia, la prima enciclopedia online creata da due americani poco più che trentenni.
– 2002: nasce il primo Social Network, Linkedin e nel 2003 è l’ora del BlackBerry Quark, il primissimo smartphone che porta le funzioni di un computer nel palmo di una mano. Baricco ne parla dicendo: «Il BlackBerry è morto nel 2016. Non era all’altezza della rivoluzione che lui aveva messo in moto. Una specie di Gorbačëv della telefonia.»
– Tra il 2004 e il 2006 Baricco ricorda la nascita di 3 dei fenomeni social più potenti della storia: Facebook, Youtube e Twitter.
Nella rivoluzione digitale una data importantissima è quella del 9 gennaio 2007 quando Steve Jobs a San Francisco sale sul palco del Moscone Center e presenta al mondo il primo iPhone, uno smartphone mille anni luce davanti a tutti, con la sua tecnologia touch che lascia letteralmente tutti a bocca aperta. Leggiamo: «L’iPhone, il primo iPhone, era un telefono, un sistema per entrare in Internet, una porta per il Web, uno strumento per scrivere mail e messaggi, una console per videogiochi, una macchina fotografica, un contenitore enorme di musica e una scatola potenzialmente piena di applicazioni, dal meteo alle quotazioni di Borsa. Come l’armadietto di Space Invaders conteneva potenzialmente l’infinito, ma era immensamente più bello. Stava in tasca e pesava come un paio d’occhiali.»
Quali sono gli avvenimenti principali degli ultimi anni? Ad esempio, Baricco parla della nascita di Spotify, il servizio di streaming musicale più utilizzato del momento, inventato da Daniel Ek, un giovane svedese appena venticinquenne. Sempre nel 2008 nascono gli applicativi, ovvero le App, sviluppate per la prima volta da Apple e si realizza una vera e propria rivoluzione digitale con la vittoria di Barack Obama alle presidenziali americane, primo tra tutti ad aver utilizzato il mondo digitale per arrivare alla vittoria. Tra il 2009 e il 2010 nascono WhatsApp e Instagram. Tra gli ultimi avvenimenti su cui Baricco si sofferma si trova il debutto, nel 2012, della tv digitale. Un libro che si chiude con i ringraziamenti ed alcune note sull’autore, oltre 200 pagine che possono leggersi tutto di un fiato e che si sposta da una rivoluzione all’altra anche in maniera divertente, con uno stile unico come quello a cui Baricco ci ha già abituati nelle sue opere precedenti.
Il mondo che Baricco descrive all’interno di The Game è completamente trasformato, in gioco, e da qui il titolo, da quelle che sono le nuove tecnologie. The Game, infatti, sembra più una sorta di documento riservato ai posteri piuttosto che alla generazione contemporanea. Al suo interno, come si è visto dall’articolazione della trama che poi, in sé, non fa che riassumere una serie di eventi, trovano spazio le principali innovazioni digitali che hanno dato una svolta alla vita quotidiana nell’ultimo trentennio. Il tutto ordinato cronologicamente, gerarchicamente e, laddove possibile, geograficamente. Il punto di forza del libro è indubbiamente la sua divisione in diverse fasi e l’individuazione, per ognuna, delle novità che hanno segnato un’epoca.
L’autore passa in rassegna tutti questi elementi cavalcando la storia e raccontando di come si sono evolute la tecnologia e la cultura senza mai far mancare un tocco di brillantezza, con intuizioni che si possono definire geniali. Ad esempio, Baricco afferma che non sono le innovazioni a creare uomini nuovi ma nuovi concetti di uomo a dare vita a tutte queste innovazioni. Il Game, secondo lo scrittore, nasce nel momento stesso in cui si configura il cambiamento ma, al tempo stesso, questo viene affrontato come se fosse un gioco e Baricco si immerge in tutto questo in prima persona. Sicuramente The Game si pone come il primo tentativo di dare un ordine al mondo digitale di cui non rappresenta la fine ma l’inizio. A questo proposito, vale la pena chiudere con la definizione che ne dà l’autore «un’arma per osservarci sempre più da vicino», con la consapevolezza di quanto la nostra realtà sia sempre più complessa.