
Trama
Poco dopo la mezzanotte del 5 settembre 2017, gli operatori di Death-Cast contattano due giovani, Rufus Emeterio e Mateo Torrez, rispettivamente di 18 e 17 anni. La società è nota per seminare il terrore e anticipare la morte di tutti coloro che sono destinati a sparire nelle 24 ore successive. I protagonisti, che sono stati scelti a caso, provengono da ambienti sociali e familiari completamente differenti, eppure si ritrovano a vivere l’ultimo giorno della loro vita insieme. L’incontro avviene fortuitamente tramite un’App, Last Friend (Ultimo Amico), il cui scopo è affiancare al morente una persona amica capace di provare compassione in un momento così difficile.
I ragazzi hanno così l’occasione di conoscersi e di affrontare assieme alcuni problemi mai risolti. Durante questa breve avventura, Mateo tenta di convincere l’amico a superare i sensi di colpa, mentre Rufus riesce ad abbattere la timidezza e la solida corazza creata dal minorenne. Le ultime pagine del libro, oltre a decretare la morte dei due ragazzi, prenderanno una piega inaspettata. «Che cosa faresti se scoprissi che oggi è l’ultimo giorno della tua vita?»
Recensione
Il terzo libro di Silvera, L’ultima notte della nostra vita, non è il classico young adult. Lo stile e la trama prendono le distanze dal classico romanzo rosa, leggero, spiccando per originalità e spessore. Il titolo dell’edizione originale è They Both Die at the End, di per sè ricco di originalità e significato. Ovviamente, la magia è andata persa nella traduzione italiana, come purtroppo accade di sovente.
La trama è ambientata in un mondo ucronico, fantastico. Attraverso le esperienze dei due protagonisti, chiamati Deckers (cioè coloro che ricevono l’allerta), vengono affrontati argomenti come l’accettazione di sé, la perdita, la morte, la rassegnazione dopo un lutto, non trascurando l’importanza di vivere ogni momento senza alcun filtro.
Rufus e Mateo sono la chiave dell’intero libro: nella loro breve evoluzione, dal momento in cui ricevono la chiamata fino all’ultimo respiro, sono stati in grado di creare un legame indissolubile, nonostante vivano situazioni familiari assai diverse e possiedano caratteri opposti. Il primo è esuberante, estroverso ma è anche prigioniero dei sensi di colpa verso la sua famiglia, morta tragicamente in un incidente automobilistico. Mateo è ansioso, timido, insicuro e preferisce rimanere chiuso nel proprio guscio per non affrontare la realtà.
La storia dei due protagonisti si intreccia con le emozioni di alcuni personaggi secondari, una sorta di easter egg per i lettori. Nonostante le loro vite siano legate ai Deckers e sconvolte dagli eventi, rimangono però abbozzati e relegati a ruoli marginali.
L’ultima notte della nostra vita è senza dubbio un libro avvincente. Nonostante il finale sia stato spoilerato dal titolo e dalle prime pagine, il lettore spera fino alla fine che i due giovani riescano a cambiare il corso degli eventi. Lo scopo di Silvera non è quello di articolare una trama complessa, quanto piuttosto di analizzare gli stati d’animo dei suoi protagonisti e riflettere su temi di tutto rispetto.
Senza dubbio si tratta di un romanzo di formazione, dalla lettura gradevole, leggera e non noiosa (nonostante il tempo sembra non scorrere mai). La trama è un’occasione per trarre importanti spunti: Mateo e Rufus, attraverso un linguaggio informale, non artefatto e spontaneo, lanciano un messaggio edificante alle nuove generazioni, forse troppo abituate a vivere di apparenza anziché di sostanza.
Silvera affronta anche tematiche attuali come l’omosessualità e la gender fluidity, senza sovrastrutture ma con un senso di normalizzazione che non è ancora facile trovare nei libri. Tra i romanzi più validi degli ultimi tempi, L’ultima notte della nostra vita farà piangere, riflettere, emozionare, ricordando che ogni singolo attimo della propria vita va vissuto fino in fondo e con intensità, senza estremismi. «Una fine ce l’abbiamo tutti. Nessuno va avanti, ma quello che ci lasciamo alle spalle ci tiene in vita per gli altri».
Qualche pecca? La parte descrittiva dell’ambiente circostante sembra essere carente. Alcuni eventi e luoghi non sono ben sviluppati e appaiono inseriti nel testo a casaccio, senza un’adeguata preparazione. La sensazione che il lettore potrebbe percepire a primo impatto è che i ragazzi si muovano in un mondo surreale di cui non si ha la ben che minima informazione. L’ultima notte della nostra vita è un libro da leggere, regalare e da consigliare.