“Il Rinascimento a Malta. Architettura e potere nell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme” di Valentina Burgassi

Dott.ssa Valentina Burgassi, Lei è autrice del libro Il Rinascimento a Malta. Architettura e potere nell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, edito da Olschki: quale immenso patrimonio ci ha tramandato, nell’arcipelago maltese, l’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme?
Il Rinascimento a Malta. Architettura e potere nell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Valentina BurgassiL’immenso patrimonio tramandatoci dai cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, conosciuti anche come Ospedalieri proprio per la loro natura assistenziale sin da Gerusalemme, sopravvive ancora oggi nonostante il trascorrere del tempo. È costituito da monumenti e carte reperibili non solo alla Valletta, città capitale degli Ospedalieri, ma in tutto il mondo grazie alla presenza diffusa delle commende dell’Ordine. Conoscere e conservare la memoria di questi beni, di queste tracce indelebili del territorio, è indispensabile per non cancellare, pur inconsapevolmente, una presenza antica di secoli, certo profondamente legata alla storia di un luogo, ma anche parte di una più ampia storia europea.

Dopo il Grande Assedio del 1565, gli Ospedalieri furono in grado di catalizzare l’attenzione, sulla scena internazionale, di papi e duchi dell’epoca, mobilitando i migliori ingegneri militari per la realizzazione di un nuovo baluardo a difesa della Cristianità. Grazie al loro ingegno militare, essi furono in grado di immaginare una città nuova con possenti mura fortificate ed elaborando carte e maquettes, concorsero, con i loro progetti, a fare della Valletta una delle più interessanti città del Rinascimento tardivo. Nonostante la città abbia subito, sin dalla sua origine, molte trasformazioni, la sua particolare conformazione urbana, caratterizzata da una griglia ippodamea circondata da mura di difesa, è rimasta intatta e le trasformazioni successive non hanno compromesso la sua integrità come pure la sua equilibrata armonia tra architettura e topografia.

A sottolineare l’importanza universale della Valletta come esempio di città fortificata erede del pensiero rinascimentale e del suo immenso patrimonio, basterebbero le parole con le quali è inserita nella World Heritage List dell’UNESCO, dove si sottolinea il suo grande valore storico ed architettonico, riconoscendola come uno dei siti al mondo con più alta concentrazione di monumenti: «La capitale de la république de Malte est irrévocablement liée à l’histoire de l’ordre militaire et charitable de Saint-Jean-de-Jérusalem. Ses 320 monuments sur une superficie de 55 ha en font l’une des zones historiques les plus concentrées du monde», ma anche come modello di città fortificata, frutto della cultura umanista della metà del Cinquecento: «La ville est par excellence une création idéale de la Renaissance tardive, avec son plan régulier inspiré de principes néo-platoniciens, son enceinte fortifiée et bastionnée modelée sur le site naturel et l’implantation volontaire de grands monuments à des emplacements de choix».

Il futuro della Valletta e delle isole maltesi è e sarà sempre più legato al fenomeno turistico: serve in questo momento con urgenza un piano di interventi che sappia far fronte alle esigenze di una città contemporanea, considerando anche le grandi trasformazioni in atto a seguito della nomina a capitale della cultura europea nel 2018. Studiare l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni, la sua storia istituzionale, gli spazi di potere e le tracce lasciate sul territorio richiede un approccio interdisciplinare alle fonti, essenziale per individuarne le peculiarità, ricostruirne il contesto e indagare le complessità del progetto politico giovannita, aprendo a nuove prospettive e sentieri di ricerca. In questa direzione, è da sottolineare il grande lavoro di digitalizzazione e conservazione dei documenti portato avanti dal Malta Study Center (Minnesota), che speriamo possa essere da esempio per altre realtà.

Il Suo studio si incentra sugli anni della fondazione della Valletta: in che modo la storia di questa città è fortemente legata al destino dei cavalieri Ospedalieri?
Come abbiamo anticipato poco fa, l’UNESCO sottolinea il destino inscindibile di Malta da quello dell’Ordine Ospedaliero: «La ville est indissolublement liée à l’histoire de l’Ordre militaire et hospitalier de Saint-Jean de Jérusalem, qui l’a fondée en 1566 et s’y est maintenu pendant deux siècles et demi. La Valette est ainsi associée à l’histoire d’une des plus grandes forces militaires et morales de l’Europe moderne». E questo è in effetti molto vero : l’Ordine si caratterizzava sia per la sua solida struttura gerarchico-amministrativa, che rimase pressoché intatta nei secoli, sia per il suo carattere patrimoniale e territoriale, che gli consentì di allargare continuamente il suo dominio a livello internazionale, da Gerusalemme a Rodi e a Malta, fino a tutta l’Europa allora conosciuta. Quando, per volere dell’imperatore Carlo V nel 1530, gli Ospedalieri si stanziarono a Malta, isola d’importanza strategica nel Mediterraneo e «schudo della Christianità», essi si dovettero munire, in breve tempo, di grandiose fortezze contro le frequenti incursioni ottomane. La Valletta divenne allora, in tutta Europa, la città fortificata per eccellenza, capace sì di rispondere alle offensive nemiche, ma anche di restare esempio rilevante di compiutezza formale ed estetica. Le relazioni intercorse tra i gran maestri, cioè coloro a capo dell’Ospedale, i papi e i principi italiani e stranieri a fine Cinquecento trovarono un riscontro diretto anche di carattere architettonico: gli scambi epistolari tra Carlo V e l’Ordine religioso militare a seguito della donazione di Malta nel 1530, e quello tra il gran maestro Fra’ Jean de La Valette e Cosimo I de’ Medici concorsero all’ideazione di una città che rispecchiasse, anche da un punto di vista architettonico, la potenza Cristiana nel Mediterraneo, quale era diventata allora quella in capo all’Ordine di Malta. A fine Cinquecento proliferarono le idee sul tema delle città ideali: basti pensare a Vitry-le François (1545), Carlentini (1551) e Palmanova (1593). I più grandi ingegneri militari dell’epoca vennero chiamati nei maggiori Stati italiani e stranieri per realizzare le ambizioni di papi, duchi, principi e imperatori, facilitando la migrazione di stile del linguaggio architettonico del Rinascimento in tutta Europa. I viaggi di questi celebri ingegneri militari da una città all’altra portarono una diretta ricaduta sia sulle scelte linguistiche dell’architettura, sia nella misura di un costante scambio con le maestranze del luogo, così come accadde nella città capitale dell’Ordine.

Che rapporto esiste tra la costruzione della humilissima civitas Vallettae e la tradizione rinascimentale delle città ideali?
La nuova capitale, che prese il nome dal gran maestro fra’ Jean de La Valette, venne fondata nel 1566, una volta approvato il progetto definitivo dell’ingegnere militare Francesco Laparelli da Cortona. Il piano laparelliano era inizialmente estraneo al modello utilizzato dagli Ospedalieri per le fortificazioni e poco aveva in comune con la tradizione maltese: la città fu concepita secondo la forma di un diagramma ideale, tipico delle città del Rinascimento. L’idea originale di attenersi alla gerarchia delle strade nella città di futura edificazione, secondo la teoria di Leon Battista Alberti conosciuta senz’altro dal Laparelli attraverso il trattato, venne superata in considerazione della natura del territorio, caratterizzato da grandi dislivelli e assoggettato al forte vento, oltre ad essere «luogo sterile per natura, et malsano per il gran caldo che vi fa d’estate si che par che quelle pietre gettino foco», come si legge dai documenti. Lo schema a scacchiera che oggi caratterizza La Valletta fu ritenuto più adatto ad una città militare, oltre ad aiutare a superare la calura estiva dell’isola, come suggeriva lo stesso Laparelli nel suo secondo progetto: «a lochi ventosi come he questo in Malta bisognia trovar via da rompere li venti quali si trovano strade per la loro linea diritta». Se il progetto, nella sua forma definitiva, faceva riferimento ai trattati di architettura del tempo, relativi alla concezione delle città ideali nel loro disegno urbano, al contempo doveva misurarsi con le caratteristiche naturali del sito, impervio, roccioso e con notevoli differenze altimetriche. Gli stessi palazzi che componevano la trama urbana, nonostante il loro carattere austero perché necessariamente militare, presentavano impianti riconducibili a quelli raffigurati nelle capitali degli Stati italiani, nonché nei trattati di architettura dell’epoca, come pure dicasi per gli apparati decorativi rinascimentali, in un mélange con la tradizione locale.

In che modo i linguaggi architettonici provenienti da Roma e da altri centri artistici italiani vennero assimilati nello specifico contesto maltese?
I linguaggi architettonici del Rinascimento giunsero a Malta attraverso gli architetti e gli ingegneri militari che lavorarono alla costruzione della humilissima civitas Vallettae e all’ingrandimento costante delle fortificazioni; portarono con sé la loro scientia, i loro progetti e tutto quello che poteva servire alla realizzazione dei piani urbani, secondo l’arte di costruire consolidata nei cantieri avviati negli Stati Italiani ed appresa dai trattati di architettura. Tra gli ingegneri militari, il Laparelli, come molti altri, era a conoscenza dei trattati rinascimentali circolanti all’epoca in Europa e, poiché era artefice di fortezze prima sotto Cosimo I nel Granducato di Toscana e dopo per conto di papa Pio IV nello Stato Pontificio, era assolutamente aggiornato sui sistemi costruttivi delle grandi opere commissionate all’epoca. Anche i cavalieri furono in grado di dare un loro contributo con donazioni alla biblioteca dell’Ospedale dei volumi (inclusi trattati di architettura) ereditati dalle loro famiglie. La dimensione cosmopolita della Valletta, tale sin dalla sua fondazione, richiamò sull’isola uomini di un ceto sociale elevato, di culture differenti, così come le loro origini: i cavalieri provenivano infatti da Lingue diverse e trascorrevano a Malta almeno cinque anni a completamento della loro formazione di religiosi, contribuendo ad intensi scambi culturali. La nobile estrazione sociale consentiva loro di avere cultura ed interessi in più discipline, oltre ad un’ottima conoscenza del latino come richiesto dal ruolo.

Nelle scelte architettoniche degli ingegneri militari che transitarono a Malta traspare il gusto dell’Ordine di San Giovanni per un linguaggio sobrio, di impronta vitruviana, come conferma sia la superficie spoglia dei palazzi dell’Ordine, le Albergie, accentuata dal bugnato d’angolo, sia l’ordine austero della cattedrale di San Giovanni. Le Albergie alla Valletta presentano caratteri riconducibili al Rinascimento italiano, quali il bugnato rustico in facciata, la scansione regolare delle finestre e la decorazione del portale, la pianta regolare con apertura sulla corte ed accesso alle varie sale, caratteri mitigati, tuttavia, dall’austerità dello stile militare e sobrio dell’Ospedale e dall’adesione ai modelli tradizionali quali la modanatura melitense e l’uso della pietra locale.

Le assimilazioni del linguaggio rinascimentale nello specifico contesto maltese, proveniente da Roma e da altri centri artistici italiani, erano difatti contrassegnate da una cultura mediterranea fortemente influenzata dalla Sicilia e dall’Africa settentrionale: un ruolo speciale fu assunto dai materiali locali, come la pietra calcarea chiara globigerina, sensibile alla luce intensa. Di questo materiale erano ricche le cave delle isole Egee, dove si reperivano blocchi di grandi dimensioni, privi di imperfezioni che avrebbero minato la resistenza delle lastre sottoposte a ingenti sforzi di taglio. Il colore giallo, con sfumature che variano dal paglierino all’ambrato con il passare del tempo, domina su tutti i palazzi e deriva dal materiale con cui sono edificati, cioè dalla pietra maltese, di origine calcarea, simile per molte caratteristiche alla pietra leccese. Una particolare importanza era rivestita dalle tecniche costruttive adottate nei cantieri dell’Ospedale, come la stereotomia, arte conosciuta dalle maestranze, abili nel taglio della pietra.

Valentina Burgassi è architetto e storico dell’architettura di età moderna. Ricercatrice postdoc all’École Pratique des Hautes Études (Parigi), assegnista presso il Centro di Ricerca Construction History (Politecnico di Torino DAD), docente per il corso The Knights of St. John and the European courts: circulation of models, architectural treatises and building techniques (16th century) presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Già autrice di numerosi saggi sull’architettura, è parte di équipes di ricerca nazionali e internazionali.

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