
Come nasce e si sviluppa la flotta napoletana e regnicola sotto i i Vicerè spagnoli, dal Gran Capitano al duca di Medinacoeli?
La flotta napoletana all’inizio del Cinquecento contava 7-8 galere assientate cioè affittate da armatori a cui dagli anni ‘30 si aggiunsero le 12 di Andrea Doria e le 6 del cugino Antonio ed altre di armatori genovesi. Il numero aumentò fino a 50 per l’aumento degli assalti turchi e barbareschi specie dopo l’assedio di Malta del 1565. Poi il numero cominciò a diminuire (circa 20) perché cominciarono ad essere costruite prima le galeazze poi i galeoni e i vascelli da asientisti di Ragusa (odierna Dubrovnich) per l’armata napoletana dei vascelli di alto bordo pei il Mar Oceano, costituitasi nel 1623. Inoltre alle galere vennero aggiunte quelle della squadra del duca di Tursi, Doria discendenti di Andrea, circa 8 che operarono per tutto il Seicento.
Quale evoluzione subirono l’arte nautica e delle costruzioni navali napoletane nel periodo del regno aragonese?
In epoca aragonese c’era stata già una evoluzione tecnica con le caracche, un modello derivante dalle cocche medievali come quella raffigurata nell’ex voto di Matarò. Re Alfonso aveva fatto costruire caracche per la flotta e per i commerci che si erano incrementati durante il suo regno. Durante il viceregno spagnolo per tutto il Cinquecento si usarono per la guerra galere a propulsione remica. Ma dalla fine del secolo vennero utilizzate le galeazze, a propulsione mista, velica e remica. Infine si perfezionarono il galeone e il vascello, costruiti a Baia e Castellammare, poiché il nuovo arsenale non era adatto a questa nuova tipologia. Inoltre galeoni e vascelli vennero dotati di potenti cannoni con i quali mutò il sistema di battaglia. Naturalmente in quel periodo apparvero numerosi trattati sul modo di costruire i vascelli e si sviluppò lo studio dell’astronomia, tanto che lo stesso Galilei scrisse al re spagnolo per offrirgli ragguagli sulle nuove scoperte.
Quale fu il contributo della Città, della sua nobiltà, dei suoi marinai, delle sue navi alla alla vittoria di Lepanto?
Il contributo napoletano per Lepanto fu di fondamentale importanza. Molti nobili allestirono galere, come fece poi anche Giangirolamo Acquaviva, duca d’Atri e conte di Conversano. E da Napoli partì don Giovanni con un gran numero di galere allestite nella capitale partenopea. Dopo la vittoria di Lepanto egli pose la sua base continuando ad allestire navi con l’idea di debellare del tutto i turchi, per cercare di occupare Tunisi. Ma Filippo II, suo fratellastro, preoccupato per il consenso ottenuto a Napoli da don Giovanni, preferì mandarlo a combattere nelle Fiandre, dove morì. Comunque dopo Lepanto si decise di costruire il nuovo arsenale per armare un maggior numero di galere.