“Gerusalemme al tempo di Gesù. Ricerche di storia economica e sociale per il periodo neotestamentario” di Joachim Jeremias

Gerusalemme al tempo di Gesù. Ricerche di storia economica e sociale per il periodo neotestamentario, Joachim JeremiasGerusalemme al tempo di Gesù. Ricerche di storia economica e sociale per il periodo neotestamentario
di Joachim Jeremias
traduzione di Anna Maria Cantoni e Giuseppe Cestari
EDB

«Per avere il quadro completo dell’economia di una città dell’Antico Oriente, è necessario compiere un’indagine sulle attività lavorative dei suoi abitanti: quali siano stati i mestieri, quale il commercio, quale, anche, il movimento degli stranieri. Se poi, dopo aver constatato la sua vera situazione, si vogliono mettere in luce anche le caratteristiche della città, è neces­sario ricercarne le cause.

A quell’epoca, la forma tipica dell’attività professionale era l’artigianato. In tale genere d’impresa, chi possiede i mezzi di produzione, fabbrica i prodotti e, senza intermediari, li smercia direttamente ai consumatori, ai clienti.

Nel mondo ebraico di allora, i mestieri godevano di molta considerazione. «Chi non insegna un mestiere al proprio figlio, è come se gli insegnasse il brigantaggio». Per Gerusalemme possediamo una testimonianza particolare: «R. Yoḥanan diceva tre cose in nome del popolo di Geru­salemme: Fa’ pure del tuo sabato un giorno qualunque della settimana, anziché aver bisogno degli uomini». La pratica corrispondeva a questa teoria. Bikkurim III,3 descrive l’ingresso a Gerusalemme delle processioni delle primizie: i più alti funzionari del Tempio andavano loro incontro e, particolare degno di nota, anche gli artigiani si alzavano in piedi al passaggio della processione per tributarle il loro saluto. Era un segno di rispetto straordinario; tutti infatti dovevano salutare i dottori alzandosi in piedi; tuttavia, qua­lora fossero occupati in qualche lavoro, gli operai non erano tenuti a rendere questo omaggio. L’alta considerazione che si aveva per gli artigiani e per la loro attività risulta anche dal fatto che in quell’epoca la maggior parte degli scribi esercitava un mestiere. Paolo, che studiò a Gerusalemme, (At 22,3), era skēnopoiós (At 18,3): fabbricava tende (R. Knopfs), secondo altri (H. Achelis) tesseva tappeti, o tele per tende (J. Leipoldt). Tra le professioni esercitate dai più antichi dottori menzionati dal Talmud possiamo ricordare, tra le altre, quella del chiodaio, del mercante di lino, del fornaio, del produttore (o venditore) di orzo perlato, del cuoiaio, del copista, del fabbricante di sandali, dell’architetto, del venditore di asfalto, del sarto.

Ciò non esclude che esistessero anche mestieri disprezzati, quello del tessitore ad esempio. Possediamo parecchi elenchi di mestieri siffatti. Le motivazioni di tale disprezzo variano: sono considerati mestieri sporchi, basati notoria­ mente sulla frode, hanno a che fare con le donne.»

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