“Giacomo, fratello di Gesù” di Claudio Gianotto

Giacomo, fratello di Gesù, Claudio GianottoGiacomo, fratello di Gesù
di Claudio Gianotto
il Mulino

«In italiano, il nome Giacomo si presenta come la traduzione del latino Iacobus e del greco Iakôbos, che a loro volta traducono l’ebraico ya‘aqov. Le ricorrenze di quest’ultimo termine nella Bibbia ebraica (cfr. Gen 25,26) sono generalmente rese in greco con Iakôb e in latino con Iacob, forme indeclinabili, che in italiano diventano Giacobbe; mentre negli scritti cristiani il termine viene reso declinabile con l’aggiunta della desinenza (-os per il nominativo greco; -us per il nominativo latino) e in italiano diventa Giacomo.

Negli scritti del Nuovo Testamento, sono almeno cinque i personaggi designati con il nome di Iakôbos = Giacomo. Il primo è Giacomo figlio di Zebedeo, fratello di Giovanni, che era pescatore nel lago di Gennesaret e di lì fu chiamato a seguire Gesù (Mc 1,19-20) […] Un secondo Giacomo è il figlio di Alfeo, anch’egli uno dei Dodici (Mc 3,16-19). […] Un terzo Giacomo, che in Mc 15,40 porta il soprannome di «il piccolo» (gr. ho mikros), viene menzionato nei racconti della passione per identificare una certa Maria, presentata come madre di Giacomo, la quale è testimone dell’esecuzione capitale di Gesù (Mc 15,40) […] Un quarto Giacomo è menzionato due volte come padre di Giuda, uno dei Dodici (Lc 6,13-16). […]

Il quinto ed ultimo personaggio di nome Giacomo ci è presentato nelle fonti antiche con gli epiteti tradizionali di «fratello del Signore» e di «giusto». Gesù, come testimoniano i vangeli canonici, doveva avere «fratelli» e «sorelle»; l’evangelista Marco, ripreso da Matteo, riporta addirittura i nomi di quattro fratelli di Gesù, mentre menziona soltanto in modo generico le sue sorelle, di cui non fornisce né il numero né i nomi (Mc 6,3: «Non è forse il carpentiere, il figlio di Maria e il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? e le sue sorelle non sono forse qui, presso di noi?»; cfr. Mt 13,55-56). Giacomo, fratello del Signore, doveva, dunque, essere un membro della famiglia di Gesù.

È di quest’ultimo Giacomo che ci occuperemo qui. Anche se è relativamente poco conosciuto, soprattutto se lo si confronta con altri personaggi del cristianesimo delle origini, come ad esempio Pietro o Paolo, che hanno sempre goduto, e tuttora godono, all’interno della tradizione cristiana di una notorietà incomparabilmente maggiore, Giacomo il giusto svolse un ruolo estremamente importante nel contesto del movimento di Gesù nel periodo immediatamente successivo alla morte violenta del capo carismatico. Le informazioni storicamente attendibili su di lui sono piuttosto scarne e non sempre facili da valutare; in compenso, la sua vicenda ha fornito lo spunto per la formazione di alcune linee di tradizione più o meno leggendarie, che hanno usato e valorizzato il personaggio nei modi più diversi, attraverso la selezione, la modificazione e la rielaborazione creativa dei dati storici, per rispondere alle domande e venire incontro alle esigenze dei gruppi che progressivamente si andavano diversificando all’interno del movimento di Gesù.

Così troviamo Giacomo e i familiari di Gesù in competizione con Pietro e il gruppo dei discepoli più stretti nel delicato momento di transizione immediatamente successivo alla morte del capo carismatico per risolvere il problema di chi ne fosse il successore, e quindi il vero erede (cap. 1); Giacomo e la comunità di Gerusalemme si trovarono a dover affrontare forti tensioni e contrasti con Paolo, sceso in campo in modo imprevisto e promotore di una missione ai gentili senza imposizione della circoncisione e dell’osservanza della legge mosaica (cap. 2); la morte violenta di Giacomo fornì lo spunto per il formarsi di una ricca tradizione agiografica relativa al suo martirio, che si sviluppò in ambienti diversi (cap. 3); dopo la sua morte, Giacomo conobbe una certa fortuna e diventò il personaggio di riferimento per i cristiani di origine giudaica, che gli attribuirono un’autorità e un primato particolari; anche gli autori gnostici si appropriarono di Giacomo, fratello del Signore, e lo «addomesticarono» secondo le esigenze delle loro dottrine, facendone un anello della catena di “dottrine, facendone un anello della catena di tradizione esoterica che li univa al Rivelatore, in contrapposizione alla catena di tradizione pubblica e verificabile, rappresentata dalla successione dei vescovi, cui faceva riferimento la Grande chiesa (cap. 4); a Giacomo è attribuita una Lettera che è entrata a far parte del canone delle Scritture cristiane e, anche se verosimilmente non fu scritta direttamente da lui, tuttavia veicola gli insegnamenti e i valori fondamentali della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme da lui guidata (cap. 5); infine, Giacomo fu coinvolto nelle discussioni sul problema dei fratelli e delle sorelle di Gesù, che sorse in concomitanza con gli sviluppi della riflessione sulla verginità perpetua di Maria; in questo contesto si affermerà la tesi di Girolamo (fine sec. IV), secondo la quale Giacomo sarebbe non un fratello, bensì un cugino di Gesù; questa tesi, destinata ad influenzare e condizionare pesantemente tutta la tradizione successiva, finirà per ridimensionare in modo radicale l’importanza e l’autorità riconosciute a Giacomo nei secoli precedenti, e a relegarlo nel ruolo di figura marginale (cap. 6).»

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