“Scrivere per guarire. Manuale di scrittura terapeutica” di Alessandra Perotti

Scrivere per guarire. Manuale di scrittura terapeutica, Alessandra PerottiDott.ssa Alessandra Perotti, Lei è autrice del libro Scrivere per guarire. Manuale di scrittura terapeutica pubblicato da Editrice Bibliografica: perché si può affermare che la scrittura è terapeutica?
Oggi possiamo parlare di scrittura terapeutica in modo abbastanza libero, non dobbiamo temere di utilizzare questo aggettivo a proposito della pratica dello scrivere. Non è sempre stato così. Ma le sperimentazioni e gli studi fatti – ricordiamo in particolare il lavoro di Pennebaker che ha dato fondamento scientifico ai benefici apportati dalla scrittura – depongono ormai a favore dell’effetto benefico della scrittura, addirittura sul nostro sistema immunitario.

Ci sono però delle precisazioni doverose che vanno fatte, è sul significato delle parole che dobbiamo chiarirci subito. L’etimologia ci viene sempre in aiuto e fuga i dubbi.

Il termine terapeutico deriva dall’aggettivo greco ϑεραπευτικός, terapeuticos, derivante, a sua volta, dal verbo ϑεραπεύω, terapeuo, che significa curare. Sono innumerevoli le modalità attraverso cui ci prendiamo cura di noi stessi, alleviamo le fatiche, i dolori, i pesi del vivere quotidiano.

Si prende cura di sé chi si dedica con passione al giardinaggio, chi indaga la propria interiorità attraverso la pittura o la musica. Anche lo sport è terapeutico. La scrittura fa parte di queste numerose possibilità. Quando si parla di scrittura terapeutica, perciò, non s’intende – o non si dovrebbe intendere – che scrivere possa sostituire terapie mediche. Il prendersi cura di sé attraverso la scrittura implica assumere la buona abitudine di salvare la memoria di se stessi, di ripercorrere il proprio vissuto in modalità narrativa, accettando quello che il racconto restituisce. E anche di rendere onore alla propria storia. Comunque sia andata.

Come si è sviluppato il percorso di affermazione della scrittura come terapia?
La scrittura è stata una conquista lenta, elaborata, cruciale per l’umanità, così fondamentale da costituire una linea di demarcazione tra la Protostoria, in cui ancora non si scriveva, e la Storia, in cui invece si cominciò a praticare l’arte dello scrivere.

All’inizio, il ruolo della scrittura è solo una necessità: si registrano le merci, si tiene nota di ciò che entra e ciò che esce dai magazzini dei commercianti. Ma già nell’antichità abbiamo degli esempi che testimoniano una svolta: i primi segnali che l’umanità inizia a raccontare se stessa e quindi a prendersi cura della propria storia, a rispondere all’esigenza di raccontarsi e di trovare nella scrittura memoria e conforto.

Un caso emblematico risale al X secolo a.C. ed è l’opera Avventure di Sinuhe, attribuita a un anonimo autore egizio: la narrazione non racconta, come di consueto, solo le gesta di oratori e politici ma si tratta di uno tra i primi esempi di autobiografia in cui la parte romanzata prevale su quella reale ma l’ambientazione storica è appurata e certa. Ciò che conta è che ora si narra una storia di vita. L’attenzione si è spostata sulle vicende personali. Siamo ancora tanto lontani dal racconto autobiografico puro; dovremo arrivare alla cristianità e alle Confessioni di Sant’Agostino per trovarci di fronte alla scrittura di analisi personale, all’introspezione profonda di se stessi, ma il testo rappresenta uno dei primi passi di un cammino inarrestabile che ci porterà poi alle scritture del flusso di coscienza e all’utilizzo della scrittura nella psicoanalisi. L’arrivo degli studi di Pennebaker è stato determinante.

James Whiting Pennebaker, psicologo e sociologo, nasce nel 1950 in Texas, svolge la sua attività come docente e ricercatore presso l’Università di Austin.

I suoi studi riguardano la relazione tra l’uso del linguaggio naturale, la salute e il comportamento sociale, più in particolare come il nostro linguaggio esprima sia la personalità sia i processi sociali nei quali siamo immersi.

I suoi approfondimenti e le sue sperimentazioni con la “scrittura espressiva” hanno dimostrato quanto scrivere possa essere strumento in grado di alleviare dolori e disagi, sbloccare situazioni difficili a livello emotivo.

La scrittura espressiva è una tecnica che prevede di dedicare dai quindici ai venti minuti al giorno, per tre o quattro giorni, alla narrazione di un’esperienza che per noi è stata traumatica. Si è visto e dimostrato come questo esercizio di auto terapia aiuti davvero a portare chiarezza, sollievo e benessere nella vita di chi ha subito un trauma, si trova nel dolore o nella sofferenza.

Il testo più significativo di Pennebaker è Il potere della scrittura.

Da dove si comincia a scrivere per guarire?
Si comincia dal prendere nota di sé, dal registrare stati d’animo, pensieri, emozioni. Raccontandosi. Dall’aver voglia di sperimentare e di affidarsi, alleggerendo i nostri disagi, trovando nella scrittura sia un rifugio sia un ponte che ci riposta a noi stessi e al mondo. Ormai è indiscusso il potere della scrittura in situazioni di disagio, problemi, malattie; ci aiuta ad alleviare, a comprendere le ragioni alla base di una determinata patologia, rivela le origini di disturbi psicosomatici.

Potete iniziare con una semplice pratica che vi consiglio.

Ricavatevi un momento e un luogo tranquilli in cui potervi dedicare alla scrittura senza essere disturbati. Meglio scrivere a mano sul vostro quaderno, diario, agenda. Prendetevi qualche minuto per portare calma nel pensiero; se vi va, ascoltate della buona musica in sottofondo o fate qualche esercizio di respirazione.

Osservate la vostra mente, ascoltate come state e descrivete le vostre sensazioni. Scrivete. Chiudete il quaderno. Restate per qualche minuto immersi nel pensiero, in ciò che avete scritto. Poi dedicatevi ad altro.

Tornate il giorno dopo sulla vostra scrittura e, se lo ritenete, approfonditela, aggiungete aspetti che avete elaborato nel tempo trascorso dalla prima stesura. Evidenziate e sottolineate tutte quelle parole e concetti che emergono dalla scrittura e che per voi sono elementi importanti, rivelatori: dedicate a queste restituzioni del tempo di riflessione e, se ne sentite il bisogno, continuate a scrivere.

Come si può portare tale pratica salutare nella vita di ogni giorno?
Scrivere un diario potrebbe essere davvero una buona pratica quotidiana.

Possiamo tenere un diario cronologico oppure dei pensieri. Ma anche le scritture diaristiche del mattino o della sera, a seconda del momento del giorno in cui abbiamo la possibilità di scrivere in tranquillità.

In un percorso di scrittura terapeutica dovremmo almeno provare a sperimentare il diario. La modalità di tenuta cronologica non è per tutti, ci sono persone che trovano difficoltosa una scrittura ancorata al tempo e alle date; per altri, invece, è una delle scritture più congeniali tanto che scrivono il diario da tanti anni e lo reputano una pratica insostituibile.

Ma perché dovreste dedicarvi alla scrittura diaristica? Ecco alcuni buoni motivi.

Il diario è semplice: se volete intraprendere la scrittura autobiografica e terapeutica, non sono richieste strutture o percorsi narrativi particolari. Si tratta di una modalità che tutti possono sperimentare.

Permette di dare sfogo alle emozioni e quando ci esprimiamo con autenticità “buttiamo fuori” ciò che pesa e impediamo che rimanga stagnante dentro di noi.

Consente di riflettere sulle situazioni che viviamo: prima di reagire a volte è meglio scrivere e il diario accoglie le nostre reazioni a caldo per poi filtrarle.

Si tratta di una scrittura personale, intima che ci mette in contatto profondo con noi stessi.

Permette di conservare memoria, una cronologia di giorni e sentimenti che poi potremo riprendere, rileggere.

In quali ambiti la scrittura può essere davvero di conforto?
Parlare e scrivere di sé può ridurre e alleviare un disagio, apportare un calo sensibile del dolore. Nelle malattie e nel dolore, pesano certi nodi emotivi che non abbiamo compreso o non abbiamo voluto affrontare. Pensiamo a quelle sindromi che colpiscono stomaco o intestino che, come ormai è risaputo, sono molto influenzabili dallo stato emotivo. Indagare noi stessi ci aiuta a comprendere le nostre patologie e la loro origine.

La scrittura libera è quella che consiglio quando si vive una situazione di malattia a livello personale.

Scrivere aiuta anche quando abbiamo subito una perdita, un lutto: la scrittura non rimarginerà la ferita ma ci permetterà di togliere peso al dolore. Negli stati di confusione, quando abbiamo bisogno di ritrovare focus e priorità, la scrittura diventa strumento capace di portare chiarezza.

Quali esercizi possono risultare maggiormente efficaci per verificare in concreto i benefici di tale modalità espressiva?
Nel mio libro ho riportato una routine settimanale di scrittura. Ecco per esempio un esercizio per una giornata.

Scrittura mattutina
Introducete la scrittura con un’annotazione sul tempo atmosferico, osservate il cielo o il panorama dalla vostra finestra. Descrivete il vostro stato d’animo e perché, secondo voi, vi sentite così.

Scrittura pomeridiana
Prendete nota di una frase o una parola che avete sentito e vi ha colpito o che non volete dimenticare. Oppure descrivete un pensiero che è passato nella vostra mente dal momento del risveglio fino all’esercizio di scrittura. Precisate che tipo di sensazioni ha generato in voi quel pensiero.

Scrittura serale
Com’è andata la giornata? Che cosa pensate sia accaduto oggi d’importante o degno di essere ricordato?

Quali suggerimenti si sente di dare a chi cerca consapevolezza e benessere attraverso la scrittura?
Come ogni pratica, sperimentare, provare a vedere se per noi può essere utile, funzionale, benefica. E poi continuare, allenarsi. Per praticare la scrittura l’importante è scrivere. Ripetere il gesto. I benefici arrivano sempre con la pratica. Può darsi che all’inizio sembrerà ostica, si fa fatica a trovare la concentrazione, si crede di non aver nulla da dire o di non sapere come dirlo. Il mio suggerimento è: dedicate del tempo. Allenatevi. Provate. La scrittura sa sempre dove condurci, come la vita.

Alessandra Perotti, editor, ghostwriter e writer coach, ha fondato il Writing Way Lab e l’Accademia di scrittura. È stata direttore editoriale di Edizioni Astragalo. Tra i suoi libri: Vision. Narra te stesso, scrivi il tuo futuro, Ti aspetto qui, Il metodo Writing Way e L’airone e l’aquila.

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