“La bellezza del segno. Elogio della scrittura a mano” di Francesca Biasetton

Francesca Biasetton, Lei è autrice del libro La bellezza del segno. Elogio della scrittura a mano edito da Laterza: quali sono i benefici della scrittura a mano?
La bellezza del segno. Elogio della scrittura a mano, Francesca BiasettonScrivere a mano, per me che sono cresciuta prima del digitale e della rete, è fondamentale per organizzare le idee: appunti, schemi, sottolineature e frecce, tutto su carta, dove è possibile intervenire nuovamente, conservando traccia di ripensamenti e correzioni. Scrivere a mano mi mette in rapporto con i miei pensieri, e mi aiuta a memorizzare: la pagina ha una materialità e il testo ha una posizione sul foglio, è in rapporto con i margini, c’è una destra e una sinistra, un sopra e un sotto. Inoltre scrivendo a mano si ha un rapporto con i materiali – la carta, la penna. Probabilmente ha a che vedere con la propria formazione (o età), ma si trovano diversi studi sui reali benefici dello scrivere a mano – e sugli “effetti collaterali” non trascurabili dell’eccessiva dipendenza creata dalle nuove tecnologie.

Cosa significa fare calligrafia?
Significa prima di tutto imparare a osservare quelli che sono i modelli storici, per capirli e praticarli. La calligrafia richiede disciplina ed esercizio. Fare calligrafia non è aggiungere dei riccioli alle lettere o deformarle in modo arbitrario – e aggiungere l’hashtag calligraphy – ma conoscere le lettere per eseguirle formalmente, e solo successivamente interpretarle con proprie personali variazioni. Ma ciò è possibile solo se prima si è seguito un percorso di studio. La calligrafia richiede tempo, tanto tempo – per studiarla, praticarla e capirla. Non si può fare improvvisazione – nella musica, nella danza, nel canto… – se non se ne conoscono le basi. E non trascurerei l’apprendimento in classe, da e con docenti e compagni di corso. Manuali e tutorial, se usati senza interazioni con gli altri, ci allontanano dalla storia e dall’umanità della calligrafia, dalla condivisione reale nel reale.

Quali tecniche adotta l’arte della calligrafia?
Tecniche antiche, eseguite con strumenti antichi: penna d’oca, pennini, calami. Inchiostri e colori naturali, dorature. Per esercitarsi non ci sono troppi vincoli, ma per eseguire dei lavori di qualità e che durino nel tempo occorre conoscere bene i materiali per trovare la combinazione migliore tra supporto, inchiostro e strumento scrittorio. Consiglio a chi fosse interessato alla calligrafia di seguire un percorso di formazione che lo porti in contatto con le tecniche e gli strumenti che hanno fatto la storia della scrittura, per capirne le potenzialità, e come hanno interagito e influenzato la forma delle lettere, strumenti che sono cambiati seguendo le evoluzioni tecnologiche: dal calamo in canna palustre al pennino metallico, dalla penna d’oca al pennello: strumenti diversi danno origine a segni diversi. E interagiscono con i supporti: pergamena, carta, stoffa…Ma anche nuovi strumenti, penne stilografiche calligrafiche e pennarelli. E poi gli strumenti insoliti: potenzialmente ogni oggetto che può lasciare un segno quando viene intinto nell’inchiostro.

Nelle culture araba e giapponese la calligrafia costituisce uno specifico genere artistico; perché nella nostra cultura si è perso il valore artistico della calligrafia?
La scrittura, in occidente, è stata finalizzata principalmente alla registrazione e trasmissione di dati e informazioni, chi scriveva era un “operatore” che poco poteva interpretare aggiungendo qualcosa di personale, ma utilizzava delle forme codificate, piuttosto geometriche: scrivani professionisti, che scrivevano per mestiere, rispettando uno schema – la pagina – sotto l’influenza degli strumenti in uso – la penna a punta larga.
Nelle culture araba e cinese la bella scrittura ha sempre riscontrato un diverso interesse, essendo considerata un’abilità non esclusivamente funzionale, ma anche con valore artistico: il testo è immagine, l’interpretazione dell’esecutore ricerca la bellezza (anche) nell’irregolarità, il tratto ha importanza come segno ed è traccia del movimento necessario a tracciarlo. Inoltre, nella cultura islamica, il divieto di raffigurare esseri viventi, ha favorito lo sviluppo della calligrafia come decorazione.

In un mondo sempre più digitalizzato, sembrerebbe che la scrittura a mano sia destinata a scomparire, sostituita da tastiere e touch. È realmente così?
Sembrerebbe, i ritmi che ci troviamo a dover sostenere e l’indubbia praticità del digitale favoriscono un allontanamento dalla scrittura manuale, ma non possiamo trascurare la scrittura a mano e il suo apprendimento a scuola. Picchiettare sui tasti o scivolare col dito su uno schermo non comporta la costruzionedella scrittura, le lettere risultano uguali e i contenuti possono essere influenzati dal correttore automatico. Scrivere, prendere appunti a mano, implica una personale rielaborazione dei contenuti, che facilita la memorizzazione – ma non voglio entrare in un terreno che esula dalle mie competenze. E non voglio nemmeno alimentare un inutile dibattito che contrappone manuale e digitale: sono due modi diversi, sia dal punto di vista dei processi attivati sia dei risultati che si ottengono – e che si vogliono ottenere.

E comunque nonostante il mondo sia sempre più digitalizzato – o proprio a causa di questa eccessiva digitalizzazione – si nota un diffuso interesse per la scrittura a mano e la sua pratica, sia attraverso l’ampia diffusione di notizie che ne riportano i benefici, sia dall’aumento delle proposte di corsi di calligrafia. L’Associazione Calligrafica Italiana, fondata nel 1991 con lo scopo di diffondere la calligrafia e le discipline ad essa collegate, ha visto crescere l’interesse e scendere l’età media degli iscritti. Anche le scuole di grafica si sono rese conto dell’importanza della pratica della calligrafia all’interno dei corsi di graphic e type design, per approfondire la conoscenza delle lettere e del lettering, e stimolare un approccio manuale alla materia.

Scrivere a mano richiede di rallentare il ritmo frenetico, allontanare le distrazioni dovute alla continua connessione, e di dedicare – e dedicarsi – tempo.

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