
In molti modi: dandosi una disciplina, leggendo molto (è l’unico modo per imparare a scrivere, se non si legge è inutile frequentare corsi o scuole di scrittura), provando e riprovando senza scoraggiarsi, pensando poco alla pubblicazione e molto a quello che si sta facendo.
Perché si scrive?
Non esiste un unico perché. I motivi sono tanti e Margaret Atwood li ha riassunti con la sua solita grazia: “si scrive per compiacere se stessi… per esprimere se stessi… per offrire uno specchio alla Natura… per offrire uno specchio al lettore… per fare marameo alla Morte… per soddisfare il nostro desiderio di vendetta… per fare soldi, così che i nostri figli possano avere le scarpe… perché non si sopportava l’idea di un lavoro… per dire una parola nuova… per giustificare i fallimenti scolastici… per servire l’Arte… per servire la Storia… per far fronte a una depressione…” E molti altri se ne potrebbero aggiungere.
Esiste una scrittura “al femminile”?
È una vecchia domanda, che in realtà non ha molto senso, per un motivo semplicissimo: ‘femminile’ e ‘maschile’ sono delle convenzioni sociali, che cambiano nel tempo e non sono uguali in tutte le culture. Inoltre corrispondono a degli stereotipi (femminile=sentimentale, marginale; maschile=forte, avventuroso, universale) Ma chiunque scriva porta nella scrittura la sua esperienza e il suo punto di vista, dunque la sua scrittura non sarà ‘neutra’, ma in qualche modo sarà influenzata (nell’ispirazione e nelle stesse scelte stilistiche o lessicali) dal fatto di essere uomo o donna, nero o bianco, ricco o povero. Perciò non esiste una scrittura ‘femminile’ o ‘maschile’, tuttavia la scrittura a ben guardare ha un sesso, e anche una razza e una classe.
Quando è nata la Sua passione per la scrittura?
Molto presto, da bambina, quando affiancavo alla lettura i primi tentativi di raccontare storie. Vivevo ancora in Sicilia e mi piaceva immaginare avventure di ‘mori e paladini’. Anche alle donne della mia famiglia (mia madre, mia nonna) piaceva raccontare storie e leggere poesie a voce alta. Mia madre in particolare era innamorata di Leopardi, che non per niente resta il mio poeta preferito.
Viene prima la passione per la lettura o quella per la scrittura?
Le due cose vanno assieme, non è possibile scinderle.
I dati Istat evidenziano come oltre il 60% degli italiani non legga: quali a Suo avviso le cause e quali le possibili soluzioni?
Difficile elencare tutte le possibili cause, mi limiterò a citarne alcune: il prezzo dei libri in una società impoverita come la nostra, i programmi scolastici che a volte sembrano scoraggiare la ‘libertà’ di lettura e trasformano il libro in un ‘compito’ indigesto, i programmi televisivi che affrontano il tema ‘libri’ (quando lo affrontano) nella maniera più noiosa che si possa immaginare, l’indifferenza delle istituzioni pubbliche, un mercato editoriale gonfio di titoli inutili e case editrici di qualità che non trovano sbocchi commerciali e che perciò non arrivano ai possibili lettori… In quanto alle soluzioni, mi contenterei della presa d’atto del problema e di un buon piano coordinato fra i vari ministeri interessati (cultura, scuola).
È possibile educare alla lettura? Se sì, come?
La passione della lettura si trasmette soprattutto per contagio. C’è chi ha la fortuna di vivere in una famiglia di lettori e sente questa passione, c’è chi invece incontra per caso un libro che lo seduce e da allora non smette più di leggere. Comunque, a mio parere, ci sono tanti modi per ‘educare’ alla lettura: dotando ogni scuola di una biblioteca, facendo diventare le biblioteche pubbliche dei luoghi accoglienti, facilitando la vita alle librerie, moltiplicando le occasioni d’incontro con gli autori e le autrici, facendo leggere i contemporanei a scuola e, più in generale, incrementando la cultura.
Quali consigli si sente di dare ad un aspirante scrittore?
Perseverare, perseverare, perseverare… E leggere, leggere, leggere…