
Il motivo è da ricercare nel racconto della partita. Caressa – Bergomi su Sky ci hanno fatto vivere delle notti magiche con le loro peculiarità retoriche, i loro tic nel linguaggio, il loro trasporto. Il racconto dell’evento sportivo, nell’epoca della sua riproducibilità social (per scomodare una citazione alta), è destinato a rimanere, a creare un substrato emotivo dentro cui costruire i ricordi che ci accompagneranno per tutta la vita. Caressa che dice: “guardate dove siete e con chi siete perché non ve lo dimenticherete mai ha ragione. Lui che urla per tre volte “Cannavaro” contro la Germania diventa senza volerlo un’icona moderna dello sport.
In generale credo che lo sport come poche altre cose al mondo sia in grado di coinvolgerci per un semplice ma fondamentale motivo: lo sport racconta fatti e vicende di donne e uomini e ogni donna e ogni uomo hanno una storia. Quella storia può essere raccontata in mille modi differenti. Sta alla bravura dello scrittore, ma il materiale su cui lavorare c’è ed è quasi inesauribile.
Quali peculiarità possiede la scrittura sportiva?
Per rispondere a questa domanda ho scritto un libro di quasi 200 pagine. Difficile ora sintetizzare in maniera estrema il tutto. Per come inquadro io la vicenda non esiste una vera e propria scrittura, solamente sportiva. Si possono seguire tante strade e ognuno di noi deve trovare la propria.
Diciamo che se devo proprio trovare una caratteristica fondamentale scelgo di partire da un commento che più volte ha espresso Gianni Mura. Si tratta della costruzione di un rapporto di fiducia con il lettore che non deve mai essere preso in giro. Il giornalista deve sapere di cosa sta scrivendo. Non deve improvvisare. Mai. Se va a seguire una partita di calcio deve conoscere le regole, deve riconoscere quello che sta guardando e in questo modo potrà sviluppare delle impressioni da riportare al proprio lettore. Senza la conoscenza del contesto viene meno questo patto. Voi leggereste un pezzo sulla finale di Champions sapendo che chi sta scrivendo non ha mai visto una partita di calcio? Il lettore si aspetta prima di tutto competenza. L’elevazione letteraria arriva dopo, al limite.
Ultimamente mi sono spesso anche fermato a ragionare su alcune parole che ho recentemente sentito pronunciare da Paolo Condò de la Repubblica. Lui quando scrive dice di saper bene che sta operando in un segmento temporale che per molti coincide con il tempo libero. Chi legge di sport, chi si informa, lo fa nel tempo libero e questa credo che debba essere una delle tante stelle polari che bisogna tenere a mente quando si scrive di sport: diamo a chi ci legge del tempo libero di qualità.
Quali elementi sono indispensabili per una cronaca efficace?
Gli elementi indispensabili per una cronaca sono 5 e in gergo si chiamano le cinque vudoppie del giornalismo. Qualsiasi sia l’evento… se nel nostro pezzo rispondiamo a queste domande: Chi? Dove? Quando? Cosa? Perché? Possiamo essere certi di aver dato una copertura totale della notizia e quindi possiamo ritenere il pezzo efficace.
Ovviamente poi subentra un altro fatto e nel libro gli dedico molto spazio: Il “come”. Il “come” rappresenta lo stile della nostra scrittura. Possiamo scrivere una cronaca in cento caratteri o in mille parole. Possiamo farlo con un reportage in prima persona o con una cronaca distaccata, possiamo scrivere un libro o un testo da leggere mentre registriamo un podcast. Le strade del Come sono infinite. Quello che serve sempre è la risposta alle 5W. Se abbiamo quelle abbiamo tutto. Poi dobbiamo solo rimboccarci le maniche e scegliere come procedere… o meglio: scegliere “come” procedere.
Quali strutture narrative caratterizzano la scrittura sportiva?
Non credo sia una questione di struttura narrativa, perché allo sport possono adattarsi tutte le strutture che vogliamo e conosciamo. Ritengo però curioso e interessante sottolineare come lo sport (quasi sempre) si possa adattare a una delle più affascinanti teorie: quella di Propp.
Vladimir Propp è stato lo studioso della fiaba che riuscì a sintetizzare una sovrastruttura applicabile come modello a qualsiasi tipo di narrazione. Quello che ho fatto io nel libro è stato rileggere la teoria di Propp attraverso la narrazione sportiva. Ai puristi potrà sembrare una bestemmia, ma tecnicamente l’analisi di un evento sportivo e il suo conseguente racconto non possono non passare da una lettura di questo tipo. Ci saranno ovviamente delle forzature, ma resterete stupiti nel notare quanto una partita di calcio o di volley o una finale per una medaglia olimpica possano essere sovrapposte e paragonate a delle vere e proprie “fiabe”. Serve soltanto il punto di vista giusto e la capacità di riconoscere una certa ossatura narrativa.
In Morfologia della fiaba Propp propone uno schema, che identifica con 31 funzioni (dette anche “sequenze di Propp”) che compongono il racconto e sono inalterabili nell’ordine. Ognuna di queste rappresenta una situazione tipica nello svolgimento della trama di una fiaba e si riferisce in particolare ai personaggi e ai ruoli che questi interpretano dentro la storia. Sarà quindi possibile identificare un eroe oppure un antagonista in ognuna delle storie sportive che incontreremo. Semplificando al massimo ecco lo sport secondo Propp: imprevisti, vittorie, sconfitte e premi finali. Manca solo il “c’era una volta”.
Questa sovrapposizione si nota ancora di più nel momento in cui analizziamo i personaggi di un evento sportivo con quelli di una fiaba. Propp nella sua teoria giunse alla conclusione che tutti i personaggi delle cento fiabe più popolari russe che aveva analizzato nei suoi studi potevano essere sintetizzati in solo otto categorie, in quelli che lui aveva definito i “personaggi-tipo”. L’antagonista: colui che lotta contro l’eroe. E che farà di tutto per impedire che questi raggiunga il suo scopo. Praticamente l’avversario. Il mandante: il personaggio che esplicita una mancanza importante e manda l’eroe alla ricerca. Si tratta di quel personaggio che – in senso stretto – dà il via alla storia. L’aiutante: generalmente si tratta di un mago ed è la persona che aiuta l’eroe nel suo cammino verso l’obiettivo finale o restando dentro i confini della teoria è colui che contribuisce (con l’eroe) alla ricerca dell’oggetto mancante. La principessa o il premio: o anche il compito dell’eroe. Ovviamente ci sarà l’antagonista a dare del filo da torcere e a rendere la vita dell’eroe un vero inferno. Il viaggio dell’eroe (il percorso di ricerca) termina quando riesce finalmente a sposare la principessa, sconfiggendo l’antagonista. Sostituite “principessa” con “vittoria” e “premio” con “medaglia” o “coppa” e magicamente siamo passati da una foresta incanta a uno stadio olimpico. Il padre di lei: colui che fornisce gli incarichi all’eroe, identifica il falso eroe e celebra poi il matrimonio. Il donatore: il personaggio che prepara l’eroe o gli fornisce l’oggetto magico con cui risolverà tutto e “vincerà” (verbo non casuale usato anche da Propp) la sfida con l’antagonista. L’eroe o la vittima/il ricercatore: il fulcro centrale della storia ruota tutta attorno a lui. Si tratta di colui che reagisce al donatore, sposa la principessa… insomma il risolutore e vero protagonista. Il falso eroe: solitamente è la persona che si prende il merito delle azioni dell’eroe o cerca di sposare la principessa: in una parola è il guastafeste.
Quali illustri esempi propone il libro e cosa possiamo imparare da essi?
Nel libro ci sono tanti esempi. Ogni articolo che riporto come esempio lascia qualcosa al lettore. O almeno me lo auguro. Uno degli esempi a cui tengo di più è quello che riporto nel paragrafo “Anatomia di una notizia” in cui davanti alla notizia: L’Italia ha vinto i mondiali del 2006 contro la Francia ai calci di rigore propongo tre diverse inquadrature della stessa notizia per far vedere come ogni storia possa essere al tempo stesso tante storie. Basta solo avere il giusto punto di vista. Nel libro cito tanti esempi e tanti illustri giornalisti. Tra i tanti mi piace ricordare Paolo Condò, Gianni Mura, la testata Ultimo Uomo, ma anche Gianni Brera, Emanuela Audisio e Beppe Viola. Ma ci sono anche dei bravissimi colleghi come Simone Conte che ci spiega come si parla per conto di una squadra di calcio o Fulvio Paglialunga che ci racconta il suo metodo di lavoro e Paolo Cintia un analista di dati che ci fa scoprire come i numeri siano un racconto e come da questi si possano capire tante sfumature narrative di un evento sportivo.
Federico Vergari (Roma, 1981), giornalista freelance, scrive di cultura, attualità e sport per testate nazionali e locali, digitali e cartacee. Ho fondato il portale LiberementiLibri.com dedicato all’informazione culturale. È un consulente del Salone del libro di Torino per cui sviluppa i contenuti dedicati alla cultura pop e al fumetto e cura il programma della Sala Olimpica dedicata alla letteratura sportiva. Prima di questo libro ha pubblicato per Tunué Politicomics. Raccontare fare politica attraverso i fumetti (2008), Le Sfide dei campioni (2019) e per la Lab DFG Vittorie Imperfette. Storie di donne e uomini che non si sono arresi (2020).