
di Flaminio Fonte
Edizioni di Storia e Letteratura
«L’esplorazione della biblioteca del Manzoni, condotta passando in rassegna gli inventari e consultando i singoli testi, introduce questo lavoro. Tale perlustrazione bibliografica illustrerà complessivamente la formazione filosofica e teologica dell’autore e più particolarmente prestiti e motivi letterari desunti da libri di devozione, trattati di ascetica, mistica e omiletica, nonché l’influsso esercitato dalla teologia francese del Seicento, da quella rosminiana e in particolare dalla Sacra Scrittura. Il lavoro si concentra, quindi, sull’indagine dei testi, passando in rassegna molteplici immagini e situazioni esistenziali con cui la vivace scrittura manzoniana tratteggia il mistero ecclesiale. La chiesa è anzitutto il tempio di pietra che segna, nelle pagine del Manzoni, le tappe di un pellegrinaggio esistenziale. Non si tratta, però, solo di luoghi, ma anche di un’autentica esperienza di cammino. Accanto all’ecclesiologia esplicita, le pagine dell’autore rivelano una vera e propria dislocazione del mistero ecclesiale nei luoghi della vita quotidiana. In questo modo egli delinea precisamente alcuni tratti essenziali del mistero ecclesiale, e al contempo di fatto elabora una teologia della storia, fortemente segnata dalla provvidenza, e in senso più globale una vera e propria teologia fondamentale. Egli, raccontando le vicende di due giovani promessi, costituisce un vero e proprio disegno enciclopedico: dalle cose della terra al mistero di Dio, passando attraverso l’azione efficace della grazia. Questa ricerca si svolge secondo tre passaggi: l’indagine dei testi teologici della biblioteca del poeta, l’analisi dell’ecclesiologia esplicita e allusiva o dislocata nelle opere del Manzoni e la ripresa sistematica volta a delineare una vera e propria ecclesiologia manzoniana. […]
In seconda battuta, in queste pagine si vuole rendere ragione dell’ecclesiologia tratteggiata dal Manzoni. Le molteplici immagini che la penna dello scrittore consegna sono il frutto della sua straordinaria capacità di fare sintesi della grande tradizione biblica e teologica, che egli sapientemente medita, indaga e rielabora con rigore sopraffino e sensibilità acuta. In particolare, la descrizione di un reparto speciale di questa cittadella-ospedale, affidata tutta al governo e al sacrificio personale dei frati cappuccini, lo «spedale d’innocenti» (Promessi sposi XXXV, 9), costituisce il vertice di quest’ecclesiologia. Queste pagine del Manzoni delineano una chiesa al femminile, che trova in Lucia una declinazione tutta lombarda e popolare. Appare così l’omaggio, tributato dallo scrittore, al genio femminile, la cui azione generatrice si prolunga nell’opera socialmente e spiritualmente meritoria dell’educazione delle nuove generazioni; Ermengarda e Lucia sono eroine manzoniane, modellate sulla figura di Enrichetta, ottima moglie e madre esemplare. Questo carattere materno è costitutivamente inclusivo, tanto che gli stessi personaggi maschili, padre Cristoforo e il cardinal Federigo, ne sono come segnati. È una chiesa di popolo, quella tratteggiata e raccontata dal Manzoni; una chiesa dei poveri, nel senso evangelico del termine. Questa dimensione popolare consente allo scrittore di prendere le distanze dalla riduzione mitico-nostalgica del tempo delle origini, per approdare alla pienezza dell’oggi ecclesiale, illustrato dalla figura del Borromeo e raccontato dall’evento propriamente comunionale della visita pastorale nel Lecchese e nella Valsassina. Questi risultati saranno indagati secondo un duplice sguardo. A ritroso nel tempo, l’esplorazione della biblioteca dell’autore, condotta sia passando in rassegna gli inventari sia consultando i singoli testi, le cui notazioni sono di fondamentale importanza, permetterà di collocare questi guadagni dentro il dibattito teologico del tempo. Si tratterà inoltre anche di mettere ordine, di individuare una vera e propria sistematica teologica delle fonti, capace di collocare nel giusto rapporto l’incidenza del testo biblico, liturgico, patristico e teologico nello sforzo del credente Manzoni di dare ragione della sua fede, a partire dalla formazione spirituale e religiosa che il giovane poeta, appena convertito, compie leggendo i teologi francesi del ’600.»