“Filologi bizantini” di Nigel G. Wilson

Filologi bizantini, Nigel G. WilsonFilologi bizantini
di Nigel G. Wilson

«L’intento di questo libro è di illustrare cosa accadde alla letteratura greca dalla fine del mondo antico fino al momento della sua ricomparsa nell’Europa occidentale durante il Rinascimento. Giustamente l’impero bizantino è di solito considerato responsabile della conservazione di una eredità culturale. Il mio obiettivo è spiegare perché i Bizantini ritennero giusto agire così e in che modo si accinsero a tale compito. E necessario, quindi, cominciare con un’illustrazione dell’importanza da loro attribuita alla alfabetizzazione e alla cultura. Sebbene gran parte del libro riguarderà la filologia nel senso stretto della parola, cioè lo studio accurato dei testi letterari, sarebbe un errore considerare gli scritti dell’antica Grecia come se interessassero le epoche successive soltanto per motivi letterari; ho cercato, perciò, di non tralasciare gli scritti filosofici e scientifici dell’antichità. Questi ultimi, anche se spesso si rivolgevano solo ad un gruppo ristretto di specialisti, erano tuttavia di grande importanza per loro perché costituivano la fonte migliore o almeno certamente non trascurabile di informazioni pratiche.

Spesso si considera l’impero bizantino come un’epoca di declino. Questa tesi non tiene conto dei suoi meriti come terreno di origine di un nuovo stile artistico e del suo influsso civilizzatore sull’Europa orientale. D’altronde, era sicuramente inferiore all’impero che un tempo dominava tutta l’area mediterranea in quanto non era in grado di garantire in termini economici agli abitanti di città e villaggi il tenore di vita di cui aveva beneficiato la maggior parte dei cittadini dell’impero romano.

Possiamo arguire che una delle conseguenze dirette del declino del tenore di vita romano fu la riduzione del numero delle persone che ricevevano un’istruzione. Anche se sappiamo, principalmente dalle vite dei santi, che l’istruzione elementare era alla portata di molti, resta tut­tavia l’impressione che l’istruzione fosse meno diffusa e il livello medio di cultura meno elevato rispetto al mondo antico. E difficile immaginare, per esempio, che una provincia bizantina potesse vantare lettori con interessi così vari ed eruditi come quelli che emergono dai papiri trovati nelle zone di campagna dell’Egitto greco-romano. Si sarebbe tentati di inferire dal peggioramento della situazione economica dell’impero bizantino che le prospettive di sopravvivenza della letteratura greca antica fossero poche e che quindi ci sarebbero poche possibilità di farne l’oggetto di uno studio filologico. Certamente molto andò perduto e non si può negare che i Bizantini non seppero salvare molti testi a loro pervenuti. L’editoria e il commercio librario in genere erano così poco organizzati rispetto all’antichità che l’uso di questi termini in un contesto bizantino è a mala pena lecito. Fozio, per fare l’esempio
più ovvio, nel IX secolo lesse molti testi che sùbito dopo non furono più copiati. Ma per quanto una parte di colpa sia dei Bizantini, non li si deve considerare come gli unici responsabili. Almeno alcuni dei testi letti da Fozio saranno andati perduti nel 1204 quando Costantinopoli fu distrutta dalla Quarta Crociata e cerano quasi sicuramente molti altri libri che Fozio non potè leggere perché perfino la più ricca società antica con tutte le sue risorse non era riuscita a produrre un numero di copie sufficiente a garantire la loro sopravvivenza in caso di guerra o distruzione accidentale.

Nell’àmbito delle loro risorse limitate i Bizantini fecero uno sforzo notevole per mantenere la cultura letteraria ad un livello elevato. Come si vedrà, conseguirono il loro più grande successo in un periodo di declino economico e politico nella seconda metà del sec. XIII e nella prima metà del sec. XIV. Ma conservarono in ogni tempo, sia pure in una piccola fascia della loro società, un intenso interesse per la letteratura. Si potrebbe asserire che, sebbene le loro attività culturali fossero ridotte a poche a causa delle circostanze economiche, l’intensità dell’attività era superiore a quella di quasi tutti i periodi dell’antichità stessa. I Bizantini lottarono contro difficoltà di ogni genere per affermare quegli ideali che costituiscono i caratteri distintivi della loro società. Il governo richiedeva ai suoi funzionari più importanti delle buone basi di letteratura classica ed essi cercavano di sfoggiare la loro cultura nei documenti stilati per la pubblica circolazione servendosi di un eccellente stile in prosa e talvolta perfino di allusioni letterarie.»

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