
Come e quando nasce l’impero americano?
In realtà, è dopo il secondo conflitto mondiale che gli Usa divengono l’attuale impero. Dopo la seconda guerra mondiale ci fu un passaggio di consegne tra l’impero britannico e quello statunitense. Da quell’agosto del 1945 gli Usa sono intervenuti direttamente o per procura in 70 Paesi e oggi sono un impero non solo militare ma anche economico, finanziario, mediatico e che in potenza può controllare ogni parola scritta o orale di ognuno di noi. Questo è inquietante e non ha precedenti nella storia dell’uomo.
Quali sono i fondamenti ideologici delle politiche egemoniche statunitensi?
Questa è una domanda importante che richiederebbe una lunga risposta. Sinteticamente, all’origine di ogni azione c’è un pensiero e gli Usa sono impregnati di calvinismo. Giovanni Calvino reputava che se una persona nasce ricca o povera questo è dovuto a una volontà divina (che è poi è l’esatto contrario di ciò che affermava Gesù) quindi c’è poco da fare per superare tali condizioni, per questa ragione vige un grande individualismo e lo Stato è assente. Ma anche è forte l’influenza del filosofo scozzese Adam Smith, padre del liberismo. Negli Usa prevale un “darwinismo sociale” che poi si palesa nella Sanità a pagamento, alle università che per frequentarle occorre fare un mutuo.
Nel Suo libro Lei sostiene che la democrazia negli Stati Uniti è molto fragile: come mai?
Io in realtà sostengo che negli Usa la democrazia è solo di facciata, uno slogan. Se per democrazia si vuole intendere il termine greco composto da Kratos (potere) Demos (popolo), negli Usa il potere non appartiene al popolo ma a delle élite economico finanziarie che controllano la politica finanziandola. Nel libro questo è ben argomentato. Del resto, anche il termine libertà è usato in maniera strumentale. Libertà non significa scegliere tra 10 panini di Mc Donald’s o poter comprare “liberamente” un fucile d’assalto in un negozio come se fosse un yoghurt alla fragola. Libertà era quella di Nelson Mandela che ha trascorso quasi 30 in prigione per un suo ideale e non tutti sanno che il suo arresto fu dovuta a una soffiata della CIA e che Reagan e Thatcher lo reputavano un terrorista.
La politica estera degli USA è stata caratterizzata da un’acerrima guerra contro il comunismo: in che modo è stata condotta?
Il comunismo (lungi da parte mia difendere le sue terribili esperienze come quella sovietica) è stato un nemico utile per poter, dopo il secondo conflitto mondiale, proseguire a far crescere quell’economia di guerra su cui si regge l’intero Paese. Gli Usa hanno sempre bisogno di un antagonista per poter giustificare gli ingenti investimenti in armamenti. Il vero problema era che esperienze socialiste o nazionaliste potessero rappresentare dei buoni esempi alternativi a quelli del capitalismo Usa. Per questo ogni germoglio, ogni Paese che non si inchinava ai diktat Usa venivano tacciati di essere “comunisti”. Si pensi con quale brutalità fu soppresso il governo del presidente Salvador Allende.
Quali strategie hanno invece adottato gli USA per sottomettere i governi non allineati?
I governi ostili all’instaurazione dell’ordine statunitense prevede qualora i tentativi di corruzione non vadano a buon fine 1) duro attacco mediatico, 2) finanziamento delle opposizioni 3) destabilizzazione economica (embargo economico e finanziario) e nel caso in cui non c’è ancora un risultato proprio come è accaduto all’Iraq c’è un attacco diretto. John Perkins ben spiega questi passaggi che si sono verificati innumerevoli volte.
Nel Suo libro Lei parla di «Jihad del Pentagono»: quali storture ha prodotto la guerra degli USA contro il radicalismo islamico?
In realtà io credo, come citato in precedenza per la guerra in Afghanistan in chiave anti-sovietica, che gli Usa abbiano usato i radicali islamici per poter raggiungere dei precisi obiettivi. Si pensi ad Al Qaeda prima e poi l’Isis in Siria, ma attenzione questo non lo affermo io ma per esempio Hillary Clinton e l’ex vice presidente Usa Joe Biden. Non dimentichiamoci che i talebani sono stati finanziati fino alla presidenza di Bush Junior e che Reagan li invitò alla Casa Bianca e li paragonò ai padri fondatori.
Come evolverà, a Suo avviso, il ruolo e il potere degli USA nello scacchiere geopolitico mondiale?
Gli Usa resteranno ancora l’impero dominante a lungo, controllano ancora i mari in maniera determinante. Nella storia dell’uomo non c’è mai stata una talassocrazia così potente. Certo la crescita economica della Cina e la Russia di Putin rappresentano dei poli “alternativi” ma ciò che conta è la potenza militare e gli Usa da soli investono in armamenti quasi la metà di ciò che spendono tutti i Paesi del mondo messi insieme. Il problema è che il loro modello di sviluppo che stanno esportando con bombe reali e mediatiche non è sostenibile e temo che con i cambiamenti climatici produrranno nuovi conflitti. Gli Usa (come tutti gli imperi della storia) non hanno interesse alla pace e al disarmo perché questo li renderebbe uguali agli altri Paesi, finché non cambia questa perversa mentalità l’umanità avrà sempre strutture verticali e la pace sarà una chimera.