“Quando eravamo i padroni del mondo. Roma: l’impero infinito” di Aldo Cazzullo

Quando eravamo i padroni del mondo. Roma: l'impero infinito, Aldo CazzulloQuando eravamo i padroni del mondo. Roma: l’impero infinito
di Aldo Cazzullo
HarperCollins

«Perché proprio Roma? Come è possibile che una civiltà in teoria morta sedici secoli fa continui a condizionare il linguaggio e i pensieri del nostro secolo? Per quale motivo, tra i tanti imperi e regni, tra le molte civiltà che si sono succedute sulla terra, proprio Roma continua a dare parole e simboli alla modernità, e ispira ancora le forme che assumono il potere e l’arte, il business e la comunicazione?

La spiegazione non è solo nel fascino; è nella continuità. L’impero romano non è mai caduto, perché l’idea di Roma ha viaggiato immortale lungo la storia, grazie non solo a sovrani che si sono sentiti la reincarnazione dell’imperatore, ma a popoli che si sono pensati come gli eredi degli antichi romani. […]

Alla fine, quel che resta di Roma è un’eredità di parole più che di armi. Di Cesare rimane il De bello Gallico, più che le cento battaglie vinte e i cinque trionfi celebrati. Di Augusto restano i versi composti in suo onore da Orazio e Virgilio, e il lamento di Ovidio da lui mandato in esilio. Ogni volta che noi pronunciamo le parole della politica, della religione, della vita pubblica, stiamo rendendo senza accorgercene un tributo all’antica Roma. Una società violenta, segnata da profonde ingiustizie e da enormi disuguaglianze. Eppure una società percorsa da grandi tensioni morali, in cui l’ideale del governo universale e di una pace duratura ha messo radici destinate a restare nel cuore dell’uomo.

È questo il vero motivo per cui ogni impero della storia si è presentato come l’erede dell’impero romano. Per questo Roma non è mai caduta. Roma, almeno nella versione idealizzata da scrittori, artisti, poeti, è il più alto dei nostri pensieri. Soprattutto nella stagione breve e straordinaria in cui la classicità incontra la cristianità; e in fondo quell’incontro è la base della civiltà occidentale. Che ha causato molti guai, che è profondamente critica verso se stessa, che forse si sta autodistruggendo. Ma che in fondo non era poi così male.

È possibile che il sogno che era Roma stia ormai svanendo: un mondo globale, multiculturale, multietnico, prospero, in pace non perché imbelle ma proprio perché forte.

Ma è possibile che un giorno, non così lontano, quel sogno che era Roma possa davvero realizzarsi.»

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