
Queste le domande a cui cerca di dare risposta Finché il caffè è caldo, romanzo dello scrittore giapponese Toshikazu Kawaguchi. Nato in prima battuta come opera teatrale, il racconto è stato poi pubblicato nella sua forma attuale in Italia da Garzanti e ha rapidamente raggiunto le centomila copie vendute.
La storia, semplice ma intrigante, si apre con Fumiko che viene lasciata dal suo ragazzo. Invitata in un anonimo bar di Tokyo per una “conversazione seria”, la donna pensa che si tratti di una proposta di matrimonio. Al contrario l’uomo, Goro, le comunica che intende trasferirsi, senza di lei, negli Stati Uniti.
Triste e sola, Fumiko ritorna la settimana seguente nel medesimo bar. Nonostante l’apparenza anonima, emerge ben presto che tratta di una caffetteria piuttosto particolare. Presente in città da più di cento anni, è al centro di una leggenda secondo cui, sedendosi su una specifica sedia, si possa viaggiare indietro nel tempo. “Erano passati parecchi anni da quando la leggenda metropolitana dei viaggi nel tempo aveva fatto vivere alla caffetteria il suo momento di gloria. Ben poco interessata a quel genere di cose, Fumiko se n’era completamente scordata e la settimana precedente era entrata in quel locale per puro caso. Ma la sera prima di ritornarci aveva guardato un programma in televisione […]. In quel momento un fulmine le era balenato in testa all’improvviso e le era tornata in mente la storia di quel caffè”.
Fumiko inizia quindi a pensare che se potesse tornare indietro nel tempo sarebbe forse in grado di modificare qualcosa nella storia con Goro, qualcosa che potrebbe spingerlo a cambiare la decisione di lui di trasferirsi in America e forse persino a decidersi a sposarla.
Tuttavia i viaggi nel tempo proposti dalla caffetteria non sono di così semplice esecuzione.
E inoltre “qualunque cosa farai, il presente non cambierà comunque”, come spiega Fumiko Kazu Tokita, cameriera del locale. Esistono infatti precise regole che chiunque voglia viaggiare nel tempo è tenuto a seguire. Per prima cosa, è necessario utilizzare solo e soltanto la “sedia della donna con l’abito bianco”. Si tratta di una sedia posta lontano dalla porta di ingresso che di norma viene occupata da una donna vestita di bianco, che si alza soltanto una volta al giorno per andare in bagno. È nei pochi istanti in cui la sedia viene lasciata libera che qualcun altro può sperare di occuparla, solo per il breve tempo in cui la sua “proprietaria” è assente, e tentare il viaggio nel tempo. La misteriosa donna vestita di bianco è in realtà un fantasma: chi cerca di spostarla a forza dalla sedia subirà le sue maledizioni, e la donna è ormai legata indissolubilmente a quel posto perché ha infranto un’altra delle regole fondamentali dei viaggi nel tempo: “Non lasciare per alcuna ragione che il caffè si raffreddi”.
La durata dei viaggi è dunque molto breve e deve avvenire nel rapido lasso di tempo che intercorre prima che la tazza di caffè che si è ordinato diventi fredda. Inoltre, come ha spigato la cameriera, qualunque cosa si faccia in quell’attimo fugace nel passato non sarà in alcun modo in grado di modificare il presente.
Fumiko non è l’unica che desidera usare la sedia. Ci sono anche Kotake, che spera di recuperare i ricordi del marito malato di Alzheimer per meglio comprendere se stessa, Hirai, che desidera rimarginare il rapporto con la sorella e Kei, che vuole trovare la forza di diventare una buona madre.
Ad ognuno di questi personaggi, Toshikazu Kawaguchi dedica un capitolo, anche se le quattro diverse narrazioni sono tra loro interconnesse. Tutte le protagoniste, compresa naturalmente la misteriosa donna con l’abito bianco, sono accomunate da un dolore che ha segnato la loro vita, qualcosa che vorrebbero con tutte le proprie forze modificare, per poter meglio vivere il presente.
Ma se “che uno torni nel passato o viaggi nel futuro, il presente non cambia comunque. E allora sorge spontanea la domanda: che senso a quella sedia?”. Nel corso del racconto diventa chiaro che, anche quando ci viene concesso di viaggiare indietro nel tempo, non è tanto il passato ad avere importanza, quanto la capacità di affrontare il presente, l’unico tempo che ci è davvero permesso di modificare. Così poco per volta le donne prendono coscienza della necessità di affrontare la propria vita, per costruirsi un futuro degno di essere vissuto. “Se vuole, la gente troverà sempre la forza di superare tutte le difficoltà che si presenteranno. Serve solo cuore.”: così conclude la cameriera Kazu, “E se quella sedia ha il potere di cambiare il cuore delle persone, di sicuro un senso deve averlo.”
Così, al termine del romanzo, “il presente non era cambiato, ma quelle persone sì”, trovando in se stesse la capacità di superare i propri dolori e i propri lutti.
Un messaggio semplice per un libro dolce, che si può leggere per fare un balsamico pieno di buoni sentimenti.
Silvia Maina