
In ogni modo e con l’indifferenza e a volte la complicità dei governi occidentali. Se questo appello servisse a liberare anche soltanto poche persone dalle sevizie, dalle torture, dalla privazione della libertà sarebbe per me un grande risultato. L’Europa per prima non può tollerare che accadano queste cose ai propri confini, non lo può fare l’Italia, per nessuna ragione al mondo.
Nel Suo libro Lei parla di «sottouomini»: chi sono le vittime principali della schiavitù, della tortura, dei trattamenti inumani e degradanti?
Li definisco così, riprendendo una parola dei tempi del nazismo, per significare che le violenze da loro subite sono derubricate, non sono prese sul serio come se fossero rivolte a noi. Condanniamo la violenza contro le persone e per non condannare quelle violenze riduciamo a non persone coloro che le subiscono.
Perché il nostro Paese e l’Europa tacciono?
Tacciono per paura che ciò abbia riflessi elettorali, per una invasione che non c’è ed è creata soprattutto dall’incapacità dei paesi europei di essere solidali tra loro. La loro mancanza di solidarietà si proietta così verso situazioni disumane.
Quali provvedimenti sono necessari e possibili sul tema delle politiche migratorie?
Noi abbiamo presentato un piano molto articolato, fatto di accessi legali, di flussi misurati, di selezione delle destinazioni, con la riforma di Dublino sullo sfondo, quel regolamento europeo che blocca tutto e porta ad accordi con regimi e milizie che confinano le persone, senza rispetto per la dignità umana. Ripartiamo da lì: chiudiamo questi campi, diamo dignità alle persone, poi torneremo a discutere di tutto.