Vincenzo Malinconico: i libri della serie

Vincenzo Malinconico è l’amatissimo protagonista di una serie di romanzi di successo scritti da Diego De Silva, prolifico autore napoletano, ed editi da Einaudi.

Malinconico, avvocato, è l’esatto contrario degli avvocati brillanti e indomiti che caratterizzano molti dei legal thriller stranieri. «È tutta una vita che vinco premi di consolazione, a casa ne ho una parete piena», confessa.

Nella sua vita ogni cosa è precaria: l’amore, il lavoro, la famiglia. «In altre parole», spiega in Non avevo capito niente, primo romanzo della serie, pubblicato nel 2007, «io non ci riesco a prendermi le cose che voglio. Mi sembra ridicolo pensare che le cose siano semplicemente lì, e che è colpa tua se non te le prendi. Non ci ho mai creduto alla storia che bastasse allungare la mano. E il fatto che un altro ci riesca non mi convince nemmeno per un attimo che sia vera, e questo è tutto.»

In questo primo libro l’avvocato, appena lasciato dalla moglie e alle prese con due figli adolescenti, è in una fase di stallo della sua vita e si arrabatta in un minuscolo ufficio arredato con mobili Ikea. Quando però viene nominato difensore d’ufficio di tale “Mimmo ‘o Burzone”, un becchino di camorra, si trova coinvolto in una complessa avventura processuale che lo porta a dare una sferzata alla sua esistenza, tanto più che si trova a collaborare con la fascinosa pm Alessandra.

Il successo di questo primo romanzo è stato immediato, tanto che è stato premiato con il Premio Napoli per il libro dell’anno. E anche tutti i successivi titoli della serie sono stati apprezzati dal pubblico, ragion per cui sono stati scelti per trarne una serie TV per Rai 1, Vincenzo Malinconico, Avvocato.

Benché “avvocato di insuccesso”, Malinconico riesce infatti simpatico ai suoi lettori, probabilmente perché evita accuratamente di prendersi troppo sul serio ed è ben conscio dei propri limiti. Un po’ filosofo, Vincenzo ama riflettere. Fin troppo. «Io» – dice in Mia suocera beve (2010) – «sono succube delle cose che penso. E magari le pensassi una volta per tutte. I miei pensieri vanno e vengono dalla mia testa con una libertà, una promiscuità, una tale ostinazione nell’impedirmi di prendere una sola decisione veramente convinta, che mi debilita avere a che fare con loro.»

Le riflessioni dell’avvocato sono spesso così taglienti e azzeccate da sembrare aforismi. Non per niente una scelta di sue citazioni e frasi è stata raccolta in un volume, Le minime di Malinconico (2021): una divertente finestra sulla filosofia di vita e sulla mente contorta del personaggio.

Molti dei casi che Malinconico si trova a dover seguire originano da situazioni surreali, spesso con risvolti comici. Così ad esempio ne I valori che contano (avrei preferito non scoprirli) (2020), a Malinconico capita di dover nascondere in casa una ragazza trovata in biancheria intima sul pianerottolo. La giovane, fuggita da un bordello durante una retata, sconvolgerà la vita del quieto avvocato. Anche in Divorziare con stile (2017) uno dei casi che deve affrontare inizia da un fatto divertente: l’argomento è il risarcimento del naso rotto dal suo proprietario schiantandosi contro la vetrata di una tabaccheria.

Sono contrario alle emozioni, recita il titolo di uno dei romanzi della serie (2011). Così contrario da farsi cacciare dallo psicoterapeuta che non riesce a trattare un paziente tanto poco collaborativo da riuscire ad essere nel contempo logorroico e renitente.

Eppure i sentimenti sono importanti. E nel mondo di Malinconico è persino possibile pensare di intentare una class action per l’infelicità di coppia. È quello che succede in Sono felice, dove ho sbagliato? (2022), l’ultimo romanzo della serie. Perché, si domanda la coppia che si presenta all’avvocato per sostenere l’idea di questa causa esemplare, la sfera dei sentimenti, privata per definizione, non dovrebbe essere inclusa di diritto nel “diritto privato”?

«Soprattutto, quelli che parlano d’amore (il loro) sono convinti che lo spiegone ti interessi», afferma l’avvocato nel divertente incipit del romanzo. «Non li sfiora neanche l’idea che tu stia fingendo di ascoltarli mentre in testa ti è partita una fuga di massa dei pensieri che vanno alla ricerca disperata di uscite di sicurezza e frugano nella memoria a casaccio riesumando supplenti di matematica, compagni di scuola di cui hai dimenticato il nome o non l’hai mai saputo, un condomino che non saluta, una cyclette mai usata che forse è ancora a casa dei tuoi, fidanzate stronze, il giorno della tua laurea, Lilli Gruber, pasta patate e provola, King Kong, la prima volta che hai pagato in euro, il setter irlandese di una vicina che somiglia in maniera impressionante a Jeremy Irons. No, loro proseguono imperterriti, espongono, argomentano, commentano, divagano.»

E nonostante tutto all’avvocato risulta impossibile non impelagarsi in questa nuova, surreale, causa. Così come al lettore risulta impossibile non seguirlo. Perché Malinconico è uno che «tutte le volte che sto per fare un viaggio mi passa la voglia di partire», o che «non ho mai lasciato una donna. Il che non significa che non abbia prestato la mia collaborazione passiva affinché un rapporto su estinguesse a fuoco lento», o ancora uno che «Una volta, in tram, […] mi ha preso tutta un’insofferenza verso il genere umano».

Insomma, è uno di noi.

Silvia Maina

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