Il jolly, ovvero la carta vuota. La carta positionless dei Tarocchi, che è talvolta l’ultima, talvolta la prima, e talvolta fuori della serie. È comunque sempre grazie all’imprevedibilità di questa carta non saputa, non conosciuta, non ancorata a un valore fisso, che si dà la nuova combinazione. In tal modo il vuoto di senso si fa produttivo di senso: rimettendo in moto la produttività del linguaggio.
Il nulla, il vuoto ci offrono così la verità metafisica di un centro che è un niente da cui tutto viene. Di una creatura che è uno zero senza una cifra accanto, e tuttavia proprio quando si percepisce come tale, accede alla verità della condizione umana.
È intorno a questo paradosso che medita Niccolò Nisivoccia: si interroga sul valore dello zero, sul senso del vuoto, sulla potenza minore del nulla che c’è, e sulla potenza maggiore del nulla che non c’è.
Non stupisca: il poeta, lo scrittore, da che mondo è mondo, sono sempre stati attratti da questo movimento; come in trance subiscono il fascino di questo vortice. Anche Niccolò Nisivoccia corteggia il medesimo ciclone.
Nadia Fusini
Silloge di poesie tratte da Variazioni sul vuoto di Niccolò Nisivoccia
«La dolce liberazione di soccombere – per lasciare all’invisibile di rivelarsi.»
«Lo stupore del vuoto. L’emozione davanti all’ignoto.»
«Procedere nell’oscurità, nell’incertezza. Fare di questo la propria certezza.»
«L’irruzione improvvisa di un senso, di un significato – nelle sembianze di un volto.»
«Le figure di Francis Bacon, forme di redenzione dal vuoto.»
«Conoscersi è una luce, e forse una ferita.»
«Il piacere di svuotarsi e di farsi svuotare, nel corpo e nell’anima – di ogni succo, di ogni soffio.»
«Soltanto il nucleo conta. Ma è tutto molto pieno, intorno.»
«La tregua tra l’ora e qui e il domani. Viverne la pienezza, goderne lo stupore.»
«Pregare per i corpi, per la carne, per il sangue, per la terra. Fare dunque della vita stessa una forma di preghiera.»
«Vivere nella tua assenza. La violenza di rinunciare alla mia stessa essenza.»