“Vai a quel paese. Origine e storia dei gestacci” di Fabio Fernicola

Fabio Fernicola, Lei è autore del libro Vai a quel paese. Origine e storia dei gestacci edito da Monetti: quanto sono diffusi i gestacci?
Vai a quel paese. Origine e storia dei gestacci, Fabio FernicolaStudi antropologici mostrano come la componente paraverbale (gesti, postura, mimica facciale) nella comunicazione quotidiana sia preponderante rispetto a quella discorsiva. Si tratta quindi di una caratteristica intrinseca alla natura umana, è parte del nostro essere. Il gestaccio inoltre è un surrogato di quella primordiale aggressività tipica dell’istinto di sopravvivenza che l’incivilimento, le complesse strutture sociali e l’apparato normativo coadiuvato dall’uso della forza hanno depotenziato. Direi quindi che la loro diffusione è capillare in tutto il mondo, variando opportunamente a seconda delle culture di riferimento.

I gestacci costituiscono una sorta di linguaggio universale?
Esattamente. Oggi viviamo nell’era di internet, dei social, della globalizzazione, e non ci meravigliamo più di tanto di come un motore di ricerca possa tradurci un intero vocabolario in pochi secondi. È un traguardo inimmaginabile solamente una generazione fa. Eppure prima di tutto ciò i gestacci costituivano l’unica forma di comunicazione universale riconosciuta, in grado di valicare le barriere linguistiche tra civiltà diverse. Anzi le dirò di più in tono provocatorio: secondo me sono persino da preferire all’uso della parola. Provi a immaginare di essere immerso in una conversazione con due tedeschi, i quali comunicano nella lingua madre tra loro e in inglese con lei: chi le assicura la veridicità di quanto si stanno dicendo, magari il tutto condito da una certa affettazione. Ma se d’improvviso le scagliassero contro un dito medio in bella mostra?

Qual è l’origine dei gestacci?
Stabilire una data di nascita dei gestacci è problematico, poiché si intreccia con la genesi delle ancestrali forme linguistiche. Si può ipotizzare che siano sorti con l’avvento della parola, quali gesti cosiddetti batonici, ossia in grado di accompagnare la valenza espressiva come se si roteasse un bastone in aria. Eppure per alcuni di questi la loro origine è segnata da eventi capitali, in grado di iscriverli nelle pagine del mito e della storia: le dita a forma di V e il gesto dell’ombrello fanno da cornice alla Guerra dei Cent’Anni, il dito medio ha causato sciagure all’imperatore Caligola e prima ancora a Creta le corna sono state oggetto di costernazione e derisione.

Quali significati hanno i diversi tipi di gestacci?
La maggior parte dei gestacci ha come fattore comune il rimando alla sfera sessuale. Pertanto il dito medio è una vera e propria aggressione rivolta all’interlocutore, stigmatizzata dal medio/pene che sottomette l’avversario, così come nel mondo animale il maschio alpha monta un altro per affermare la supremazia nel branco. Il gesto delle corna svilisce la virilità maschile, giacché la vacca si accoppia pure col toro, oltre al compagno bue. E che dire del gesto delle fiche, rappresentante gli organi genitali nell’atto della copula. In altre culture possono indicare l’appartenenza ad una categoria deprecabile di individui (ladri, assassini, persino bestie). Una menzione speciale merita però la pernacchia, la quale non è legata alla sfera tabù del sesso, ed è forse proprio l’assenza di contenuti volgari ed osceni a farla assurgere a strumento di contestazione e dissenso non violento per antonomasia.

Come variano tra culture e paesi i gestacci?
In effetti ogni cultura ha i suoi gestacci, i quali rappresentano una forma alternativa di violenza, accanto a quella verbale e fisica. Addirittura comunicare in alcuni paesi del sud-est asiatico a gesti (noi italiani lo sappiamo fare meglio di chiunque!) può risultare pericoloso e rischioso per la propria incolumità. Comprendere i gestacci delle diverse culture non è un semplice esercizio di stile, ma è fondamentale per relazionarsi al meglio con gli altri, sia nelle situazioni di vita quotidiana che nel delicato mondo degli affari. Le faccio un esempio: se lei si trovasse a Tokio in un ristorante per la conclusione di un importante contratto e provasse a chiamare al tavolo il cameriere arricciando l’indice della mano – come facciamo dalle nostre parti – quest’ultimo si sentirebbe terribilmente disonorato perché lo state chiamando ladro. Con buona pace dell’affare andato in fumo…

Quali sono i gestacci più diffusi?
Il successo di un gestaccio è legato alla cultura di appartenenza. Se oggi il gestaccio del dito medio è conosciuto in tutto il globo, lo si deve ad una serie di fattori contingenti: innanzitutto la sua diffusione nell’area delle grandi civiltà antiche del Mediterraneo, e la sua consacrazione sino ai confini dell’Impero romano. Eppure spetta a noi Italiani il curioso primato di averlo esportato e reso famoso nel mondo. Furono i nostri bisnonni, emigrati tra il XIX e XX sec., che lo portarono in America insieme al carico di speranze per una vita migliore. Il fascino del mito americano e l’emulazione per il suo way of live a partire dal secondo dopoguerra fecero il resto, e rese così iconico anche il gestaccio. Altri gestacci hanno magari avuto meno fama, sebbene le corna e il gesto dell’ombrello siano diffusi in gran parte dell’Europa, eppure consiglio sempre di evitare di esprimersi a gesti se si intraprende un viaggio all’estero: si rischierebbe di fare la fine di Nixon che, per un viaggio istituzionale in Brasile, salutò la folla col tipico gesto OK della mano, ignaro che li stava mandando tutti a farsi – diciamo così – benedire.

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