“Uomo e natura. Scienza, tecnica e società dall’antichità all’età moderna” di Antonio Clericuzio

Prof. Antonio Clericuzio, Lei è autore del libro Uomo e natura. Scienza, tecnica e società dall’antichità all’età moderna edito da Carocci: che grado di evoluzione raggiunsero, nel mondo antico, scienza e tecnica?
Uomo e natura. Scienza, tecnica e società dall'antichità all'età moderna, Antonio ClericuzioPer comprendere il ruolo e l’impatto della scienza nel Mondo Antico, come anche per il Medioevo, occorre evitare di far uso del metro di misura che adottiamo per valutare la crescita della scienza in età moderna. Non è una banalità, perché qualche interprete ha cercato di trovare nella Grecia antica o nel mondo ellenistico precorrimenti della scienza moderna. Ma questo è un grave errore di prospettiva.

Intanto, se ci concentriamo sulla civiltà greca, dobbiamo considerare che nel V e del IV secolo a.C. vi erano i filosofi i quali si dedicavano anche all’indagine della natura, del corpo umano e delle modalità con cui si acquisiscono le conoscenze. Ciò che distingue i greci dalle civiltà del Vicino Oriente Antico è il costante confronto tra tesi rivali, la maturazione cioè di una sensibilità al dibattito di natura filosofico-scientifica che trae le proprie radici dalla pratica delle discussioni politiche nella polis e dalle rivalità tra oratori nei tribunali. Il confronto non era condizionato dal rispetto di principi veicolati dalla religione o dalla tradizione, ma era fondato sull’argomentazione razionale e sulla produzione di prove a sostegno delle tesi addotte. Fondamentale, nell’Atene del V secolo a.C., è l’uso del dialogo, che, come sosteneva Socrate, costituiva il presupposto della ricerca della verità.

Aristotele costruisce un sistema di conoscenze in cui logica e indagini empiriche (in particolare lo studio degli animali) cooperano stabilendo un patrimonio di conoscenze che fornirà contenuti e metodi delle scienze e che durerà per molti secoli.

Quanto alle diverse scienze, va detto che nella Grecia classica si comincia a formare una tradizione matematica (che includeva l’astronomia così come la medicina, che è insieme una scienza e un’arte. La medicina, grazie agli scritti attribuiti a Ippocrate, dispone di un insieme di dottrine intorno alla salute e alla malattia – dottrine che formano il fondamento della professione medica, la quale si svilupperà rapidamente nel mondo antico, fino a raggiungere il suo punto più alto con Galeno.

La civiltà ellenistica presenta una compenetrazione di scienza e tecnica che non troviamo nelle poleis della Grecia classica. Nei regni ellenistici, spesso impegnati in guerre e con una corte che concentrava potere e ricchezze, sono attivi matematici, medici e ingegneri – impegnati nella costruzione di macchine per usi bellici e civili. Alessandria ospita matematici (Euclide) e medici (Erofilo e Erasistrato), mentre a Siracusa opera Archimede, uno dei più originali uomini di scienza dell’Antichità.

Che percorso seguirono, nel Medioevo, scienza e tecnica?
Il Medioevo islamico è il principale erede della scienza greca. Ma non ci fu solo la tradizione greca: quelli che noi chiamiamo ‘numeri arabi’ in realtà derivano dall’India, con cui gli arabi stabilirono scambi commerciali e culturali. La matematica, l’astronomia e la medicina, così come le prime rudimentali forme di chimica, ebbero una straordinaria fioritura nell’Islam.

Nel Medioevo latino, nei secoli che seguirono la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, non vi fu un’analoga crescita delle scienze; il patrimonio della scienza antica fu in gran parte dimenticato, mentre le tecniche che erano state parte della civiltà romana scomparvero.

Il sapere mondano era subordinato a quello divino, la scienza come autonoma indagine della natura era svalutata dai teologi (e dai filosofi cristiani) che ritenevano che il compito del sapere fosse fornire un ausilio alla lettura dei Testi Sacri.

Dalla fine del secolo XI, anche l’Occidente Cristiano comincia a riscoprire la scienza greca attraverso le traduzioni (soprattutto dall’arabo); nascono le università e si forma un ceto di studiosi dediti alla produzione di conoscenze e alla loro applicazione in vari campi della società – di una società europea che vede la rinascita delle città, dei commerci, nonché delle tecniche. Astronomi e astrologi, medici e costruttori di strumenti di precisione compongono una popolazione di uomini di scienza che cominciano ad acquistare prestigio e a diffondere le conoscenze attraverso le scuole di abaco e le università.

Quale approcciò caratterizzò la scienza e la tecnica del Rinascimento?
Il Rinascimento non fu solo un’epoca in cui fiorirono le arti e le lettere. La fusione di sapere e fare è forse il principale contributo della civiltà del Rinascimento alle scienze e alle tecniche. Le corti furono luogo di scienza e i signori del Rinascimento erano in competizione per attrarre a corte artisti, ingegneri, matematici, medici e astrologi. Prendiamo Leonardo da Vinci, che formatosi in una bottega di artisti, acquisisce ben presto competenze tecnico-scientifiche che lo rendono uno dei protagonisti della rinascita del sapere nel Rinascimento. Trovò impiego in molte corti e finì i suoi giorni in Francia, dove fu ospitato dal sovrano Francesco I. Leonardo non fu certo un ‘genio isolato’: come lui, altri uomini di scienza e ingegneri furono impegnati in molteplici campi del sapere, in particolare nelle città italiane. Brunelleschi è architetto, artista ed esperto di prospettiva, Leon Battista Alberti riscopre le conoscenze tecniche dei romani ad uso dei suoi contemporanei, Vannoccio Biringuccio, ingegnere militare senese, dà un impulso straordinario alla metallurgia e alle tecniche di lavorazione dei metalli, nonché alla costruzione di macchine. La riscoperta, grazie agli umanisti, dei classici della scienza greca offre strumenti concettuali per edificare un sapere intorno alla natura in cui le matematiche giocano un ruolo decisivo, come testimoniato dalla corte rinascimentale di Urbino.

Le matematiche e l’astronomia si diffusero in Europa grazie soprattutto ai loro impieghi nelle opere di idraulica, di ingegneria e come ausilio alla navigazione e alla cartografia, che dai viaggi di scoperta trassero un forte stimolo. Nel Cinquecento, grazie a Copernico, che fece i suoi studi in Italia, vi fu una svolta epocale nello studio dei corpi celesti: non solo si affermò (anche se non rapidamente) il sistema eliocentrico, ma si ridefinirono le funzioni dell’astronomo, cui spettava non solo il compito di fare osservazioni e costruire modelli matematici per rendere conto dei moti celesti, ma anche quello di costruire un sistema fisico dell’universo.

Quali novità introdusse l’età moderna?
Nel Seicento e nel Settecento le scienze r le tecniche acquisirono un crescente prestigio. Già nel secolo XVI, la stampa a caratteri mobili aveva dato un forte slancio alla diffusione delle conoscenze scientifiche. L’uso delle immagini si diffonde rapidamente nella scienza: l’immagine è un mezzo per veicolare conoscenze, soprattutto in campo naturalistico, ma anche medico, astronomico e ingegneristico. Aumenta il numero di opere a stampa di contenuto scientifico e nascono i primi periodici scientifici, che diffondono rapidamente le conoscenze.

La scienza non ha solo carattere teorico: al sapere teorico si affiancano l’indagine empirica, le osservazioni dirette di fenomeni naturali, la sperimentazione. Orti botanici, teatri anatomici e laboratori di chimica e fisica sorgono nelle università. Nascono altresì le accademie scientifiche – luoghi in cui gli scienziati possono liberamente dedicarsi alla ricerca, senza sottostare ai vincoli che erano ancora presenti nelle università.

Il rinnovamento del sapere darà i suoi frutti in molti campi. Nel seicento ha origine la meccanica classica con Galilei, Descartes, Huygens e Newton. Si diffonde l’uso del telescopio che favorisce la crescita delle conoscenze astronomiche; nasce con Kepler la meccanica celeste, che sarà perfezionata da Newton con la legge di gravitazione universale.

Lo studio della natura trasse beneficio dall’impiego del microscopio, che permise lo studio di organismi o di loro parti che non sono visibili a occhio nudo. La chimica acquisì un crescente prestigio, e, da semplice arte pratica, cominciò ad essere considerata una disciplina in grado di fornire conoscenze sulla struttura della materia e sul funzionamento degli organismi viventi. L’ottica si costituì come disciplina fondata su leggi matematiche e su dati sperimentali, e, grazie a Newton, si affermò una nuova teoria intorno alla luce e ai colori. Scienza e tecnica cooperano sempre di più ponendo, già nel Settecento, le basi della rivoluzione industriale.

Antonio Clericuzio è Professore Ordinario di Storia della scienza e delle tecniche all’Università degli Studi Roma Tre. Tra le sue pubblicazioni: La macchina del mondo. Teorie e pratiche scientifiche dal Rinascimento a Newton (2005) e Interpretare e curare. Medicina e salute nel Rinascimento (2013), entrambi editi da Carocci.

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