“Una vita nuova”, il nuovo libro di Fabio Volo: riassunto trama e recensione

Una vita nuova, Fabio Volo, riassunto, trama, recensioneÈ dedicato «agli attimi di leggerezza» Una vita nuova, il nuovo libro di Fabio Volo, edito da Mondadori, quelli vissuti negli anni «in cui ero bambino e vivevo in un mondo più lento, e senza paure.»

La figura del padre di Paolo si staglia sul racconto, ne è il protagonista invisibile, l’ombra interiore di Paolo. Il rammarico che egli si sia «tenuto tutto dentro, il dolore, la vita, le parole che volevo sentire» lo attanaglia. Una passeggiata con lui, soli nel verde, diventa l’occasione per realizzare la distanza che li separa: «Per una vita avevo cercato un’intimità con lui e, ora che desiderava aprirsi, provavo un imbarazzo incontrollabile. Vedevo il suo desiderio di avvicinarsi a me e al tempo stesso l’incapacità di farlo. Era impacciato, goffo. E non lo sapevo aiutare perché mi sentivo nello stesso modo.» Una improvvisa caduta proietta padre e figlio in una dimensione nuova, inattesa. Paolo decide così di ritrovare e riportare a suo padre l’adorata Fiat 850 spider, commuovendosi al pensiero: «avevo fantasticato su ogni dettaglio, senza risparmiarmi: la faccia di mio padre nel rivedere la sua auto dopo quarant’anni, lui che si metteva alla guida e mi portava a fare un giro come quando ero bambino. Forse sarei riuscito anche a ritrovare le sensazioni antiche a cui ero così affezionato.»

Paolo è sposato con Alice; i due vivono «una crisi profonda» ma Paolo è restio ad affrontare l’argomento, convinto che «se nomini una cosa la fai diventare reale, ingombrante.» Il rapporto tra loro era andato avanti all’insegna di una finta armonia: «non è mai un buon segno non litigare. Spesso è la conseguenza di quando si è così delusi e amareggiati che non si ha più nemmeno voglia di lottare. Come se si fosse persa ogni speranza.» Emerge nella confessione di lui tutta l’incomprensione tra di loro: «Non la capivo: volevamo sposarci, ci eravamo sposati, volevamo una casa, avevamo preso casa, volevamo dei figli, era arrivato Tommaso. Per lei bisognava sempre inventarsi qualcosa di nuovo, io tornavo dal lavoro e volevo solo stare tranquillo.» Eppure, Paolo ha maturato l’agghiacciante consapevolezza che Alice «porta su di sé il peso di una felicità mancata.»

L’amicizia con Andrea fa da contrappunto alla crisi matrimoniale: «Una delle cose più belle tra amici è lamentarsi delle donne sapendo che non possiamo farne a meno.» Andrea e la sua compagna Marina sono alla ricerca disperata di un figlio: «voglio amare qualcuno di un amore di sangue. Non per scelta, per destino».» Andrea propone di accompagnare Paolo in Salento a prendere l’auto; il lungo viaggio diventa così l’occasione per guardarsi dentro, ritrovare l’allegria e la spensieratezza degli amici di vecchia data, dare vita ad un’introspezione scanzonata ma onesta fino in fondo.

Paolo rivede Nicola, il fratello che ha mollato tutto e si è trasferito lontano. I due rivivono la loro infanzia, i ricordi di famiglia finché Nicola gli condivide una rivelazione sulla loro famiglia: «Papà si è sempre sentito sconfitto ancora prima di tentare. È stato il terrore di essere come lui a farmi scappare, volevo salvarmi.» Non avevo mai pensato a mio padre in questo modo, eppure nelle parole di Nicola lo riconoscevo completamente. Mio fratello ha proseguito: «Ma forse non è nemmeno stato lui il mio più grande problema. È stata la mamma». […] Lei ha bisogno di sentirsi madre perché senza quel ruolo è persa. Più noi siamo dipendenti, più lei si sente forte. Ci ha sempre tenuti in trappola. E tu ci sei ancora dentro.» Paolo ripensa allora «a quando corro da lei ogni volta che mi chiama, al desiderio di avere la sua approvazione, al senso di colpa che mi prende quando mi dice che l’ho dimenticata; alla biancheria sporca della palestra. E ho visto i suoi sottili ricatti, la gabbia in cui mi ha rinchiuso.» E così, Paolo «per un istante» si trova ad assaporare «un senso di libertà e leggerezza che non ricordavo di avere mai provato. Tutto mi è sembrato chiaro, e ancora possibile.»

Durante il viaggio, Paolo scopre che il padre è in fin di vita in ospedale: è l’occasione per ritrovarlo, e con lui Alice; nella stanza d’ospedale, al cospetto del padre, «in quel momento c’eravamo solo noi, io e lui. C’era la complicità che avevo cercato e atteso per tutta una vita. Non era perfetta, ma era vera.» La notizia della sua morte sconvolge però presto la ritrovata serenità e immerge Paolo in una vita nuova, quella, appunto, che dà titolo al libro.

Fabio Volo convince ancora una volta, da narratore esperto quale è, con quella franchezza complice che lo fa sentire un amico di vecchia data, uno di noi, capace com’è di dar spesso voce, con le sue parole, ai nostri più reconditi pensieri. Un libro delicato e intimo, come l’abbraccio di un papà: «Un giorno da bambino gli ho chiesto di volare per me, mi ha risposto che non sapeva farlo. Ero convinto che si sbagliasse.»

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