“Una spa per l’anima. Come prendersi cura della vita con i classici greci e latini” di Cristina Dell’Acqua

Prof.ssa Cristina Dell’Acqua, Lei è autrice del libro Una Spa per l’anima. Come prendersi cura della vita con i classici greci e latini edito da Mondadori: in che modo scrittori greci e latini possono divenire maestri di benessere interiore?
Una spa per l'anima. Come prendersi cura della vita con i classici greci e latini, Cristina Dell'AcquaGli scrittori greci e latini diventano maestri di ben-essere interiore nell’esatto momento in cui li leggiamo. Non possiamo sapere a priori se un libro può fare per noi, poi accade che un giorno lo apriamo, lo leggiamo e abbiamo l’impressione che parli a noi e di noi in modo così intenso da diventare un’esperienza di vita. Questo è il potere terapeutico dei classici, immediato perché hanno saputo raccontare storie che sembrano pensate apposta per noi anche se scritte quasi tremila anni fa. Parlano alla nostra anima, a cui i Greci hanno dato lo stesso nome della farfalla, psyché, come quella dei due giovani immortalati nel marmo da Canova, nell’Amore e Psyche stanti. I due innamorati guardano insieme una farfalla, la loro anima, posata fra le mani. È affidata alla loro cura, così alla nostra è affidata la sorte di una fedele compagna di viaggio che ci sostiene nella misura in cui noi sappiamo dedicarle tempo e attenzione. Il mio sogno è che leggendo questo libro chi ha studiato il greco e il latino al liceo possa ritrovare un amore di gioventù. Chi invece non li avesse mai studiati, vorrei che potesse scoprire preziose indicazioni per la propria vita di tutti i giorni. Esiste un classico a misura di ciascuno, dobbiamo solo scoprire quale sia il nostro. E capiremo che è esattamente il nostro perché non saremo noi a leggerlo ma piuttosto sarà il libro che avremo tra le mani a leggere noi. I classici sono libri non cianfrusaglie da soffitta, e come tali vanno vissuti, letti, tenuti a portata di mano e sottolineati (per chi ama farlo) per poi rileggere le sottolineature accumulate negli anni e ripercorrerle come fossero una chilometrica linea che abbraccia la nostra vita. Nell’universo infinito di Eschilo, Sofocle, Euripide o Menandro si aprono sempre vie da esplorare, nuovissime e antichissime insieme. Vie che i Greci hanno inaugurato per noi a teatro, parola che prima di indicare un luogo indica un’azione, quella di guardare, come dice il verbo theaomai da cui deriva. Il teatro è un luogo dove si guarda e dove si pensa, insieme, assembrati! Ad Atene i cittadini partecipavano a festival teatrali che duravano più giorni, in massa, insieme a chi si trovava in città, da mattina a sera e nel momento di massima democrazia chi non avrebbe potuto permettersi di perdere giornate di lavoro veniva risarcito dallo stato. Una misteriosa alchimia di parole, musica e danza, una scuola di umanità a cielo aperto. Eschilo o Euripide, antichi registi, hanno gareggiato nel V sec. a.C per mettere al centro della scena non tanto uomini ma idee immortali con cui ci confrontiamo, da allora in poi, perché vanno al cuore di ciò che siamo. E mi piace pensare che lo sappiano, ovunque si trovino in questo momento. Alcesti, la protagonista dell’omonima tragedia di Euripide del 438 a. C., che si sacrifica per amore del marito Admeto, è per noi la declinazione dell’amore, parla di noi e per noi. Cosa significa amare? È essere amati oppure amare senza misura, è trovare compromessi quotidiani oppure sacrificarsi? Se qualcuno ci vuole spegnere o, peggio, se è violento anche psicologicamente nei nostri confronti, davvero ci ama? E Prometeo che nella tragedia Prometeo Incatenato di Eschilo andata in scena intorno al 460 a.C. va incontro a un eterno supplizio per regalarci il progresso è il paradigma del nostro senso di libertà. Noi cosa intendiamo quando diciamo di voler essere liberi? Non è che siamo davvero liberi quando qualcuno scommette su di noi, quando ci sentiamo guardati nella nostra intimità più profonda. Questi libri sono lì a dirci che i nostri confini interiori hanno bisogno di manutenzione continua e di sorsate di bellezza a portata di mano.

Lei definisce greco e latino «lingue perenni»: cosa dicono al nostro mondo globalizzato e ipertecnologico i classici? 
Grazie alla Spa per l’anima ho avuto la fortuna di incontrare tante persone e di dialogare con alunni di greco e latino di ieri e di oggi, ma anche con chi le lingue perenni (non morte, sia ben chiaro) non le aveva mai frequentate per i motivi più svariati. La bellezza è di tutti. Non aver studiato le lingue perenni non impedisce di gustarle in traduzione così come a me non è proibito leggere Anna Karenina per il fatto di non conoscere il russo. Più leggo, traduco e racconto i classici e più mi convinco che non siano loro a essere attuali ma noi a essere classici. Quando leggiamo quello che Catullo scrive con disperazione a Lesbia, la donna che ama, da mihi basia mille, dammi mille baci, pensiamo che sia lui a essere attuale oppure noi a essere come lui, a provare quella passione che dobbiamo ora placare in giorni in cui ci viene imposta più distanza fisica da chi amiamo? Ma nei mesi della distanza fisica che ci tutela, si fa più profonda la vicinanza dei sentimenti, che ci cura. E noi stiamo vivendo il momento della cura, la cui radice è costruita sull’attenzione nei confronti del prossimo, superlativo di chi ci è vicino. La cura è delle persone come è dei libri. Mi ha colpita il cardinale Gianfranco Ravasi che di recente ha ricordato come i Greci chiamassero le biblioteche psychès iatreia, cliniche dell’anima. La nostra interiorità ha sempre bisogno di cura, ancora di più quando vacilla insieme ai nostri corpi e a maggior ragione in un mondo globalizzato e ipertecnologico dove è fondamentale proteggere la nostra dimensione (che poi vuol dire misura) umana. Parole come amicizia, onore, idea, dimensione umana sono perenni come le nostre esigenze. Prendiamo la parola idea, che contiene la radice id- del verbo greco che significa vedere. In ogni idea c’è la fotografia mentale dei momenti di stupore. Idea è una parola che sa di futuro e vorrei che i nostri ragazzi ne facessero incetta in questi duri mesi dove stanno mettendo i semi del futuro di tutti. Il mondo è di chi ha le idee. In questo momento così complesso vorrei chiedere a Sofocle di raccontarci la storia di quei versi indimenticabili del primo stasimo dell’Antigone: Al mondo ci sono molte meraviglie, ma nessuna meraviglia è pari all’uomo (…) padrone assoluto dei sottili segreti della tecnica, può fare il male quanto il bene”. L’essere umano è l’essere più deinós, che ci sia. La sua radice, che viene dal verbo deido, temere, ci permette di spaziare dal terrore all’angoscia, all’ammirazione. Ci riempie di sgomento l’ambiguità di quel piccolo aggettivo, quando pensiamo a ciò che l’umanità ha saputo fare nel corso della sua evoluzione. Rileggere autori così immensi significa fare ritorno a noi stessi. È il grande insegnamento che può arrivarci da un passato che non è mai stato presente come ora.

Nel libro Lei sostiene che la scoperta dei classici rende evidente che noi pensiamo e viviamo come loro: cosa rivela, ad esempio, l’etimologia di scuola?
Nel capitolo La costruzione delle radici. Quintiliano o il bello della scuola ho raccontato la mia idea di scuola attraverso gli occhi greci di chi ha inventato questa parola che significa tempo libero, skolè. Penso a quante volte i miei studenti hanno sorriso all’idea che sia esistito un momento in cui i due concetti erano sovrapponibili! Pochi esempi come questo ci fanno comprendere che noi ora stiamo pensando e vivendo in greco.

Nelle nostre radici c’è l’intuizione che il valore del tempo libero, quello che i latini chiamavano otium, da dedicare a noi stessi e alla nostra educazione, e il luogo in cui riceviamo questa educazione possono coincidere ma non per forza all’interno di un edificio fatto di mura, aule e banchi in fila. La scuola è ovunque, diceva Platone: nei teatri, nelle piazze, nelle palestre o nell’agorà. In casa nostra o davanti a un computer, aggiungiamo noi. Perché la scuola è ovunque vi sia qualcuno che desideri dedicare del tempo alla cura della propria intimità, nel senso di superlativo di ciò che abbiamo dentro.

Lo stesso termine spa in realtà non è altro che un acronimo..
..e deriva dalla locuzione latina, con buona pace per l’omonima città belga, Salus per aquam, la salute grazie all’acqua. Proprio come l’acqua che, scaturita da fonti lontane da noi, apparentemente inaccessibili, ci disseta a valle, allo stesso modo alcune delle pagine più belle che gli autori perenni hanno pensato e scritto nutrono la nostra anima con sorsi di bellezza. I Greci sapevano bene che in ognuno di noi ce ne sono due di bellezze, speculari e importanti entrambe, e le hanno racchiuse in un’unica parola che le rende inseparabili: kalokagathía. La traduzione letterale bello e buono, nobile d’animo, è pallida rispetto al senso etimologico che ci consegna l’originale greco di perfetta corrispondenza tra la bellezza esteriore e quella interiore, corrispondenza passata poi nel mondo romano con l’espressione mens sana in corpore sano, coniata da Giovenale nel II sec. d.C. e da Roma a noi, che la usiamo volentieri perché non ne abbiamo coniata una analoga nella nostra lingua. Forse ci manca non abbiamo un modo autenticamente nostro di guardare la bellezza o forse lo abbiamo semplicemente perso e allora è il caso di riappropriarcene e ritrovare la nostra anima antica. E allora Come con Eschilo impariamo il coraggio di avere paura, con Sofocle facciamo nostro il segreto del cambiamento: è letteratura che entra nella vita di ogni giorno.

In quest’epoca di paure e smarrimento Seneca è maestro di tempo: come impiegare questo tempo di attesa e rinunce?
Ho iniziato il libro parlando di Seneca, maestro di tempo. Noi sappiamo che Seneca fu, oltre che filosofo, anche un famoso oratore che si dedicò alla politica e alla scrittura ma che ebbe una vita travagliata. Scampò a una condanna a morte di Caligola, invidioso, pare, della sua abilità oratoria, ma non sfuggì all’esilio che gli decretò Claudio. Un uomo che nella sua vita ha sperimentato l’otium forzato lontano dalla sua casa e dalle sue passioni, sa bene il valore del buon uso del tempo. Leggere, conversare (anche da lontano), ascoltare, coltivare sempre l’amicizia e meditare, che non a caso ha la stessa radice lessicale di medicare, sono stati per lui ieri e sono per noi oggi gli esercizi più importanti per allenarci al nostro di riposo, l’ otium forzato, costruito su un tempo teso, una categoria a cui sicuramente non eravamo preparati. Teso perché all’iniziale sensazione di vuoto e tempo libero in quantità mai sperimentate, nemmeno nella più fantasiosa delle vacanze, si è presto sostituita in noi la consapevolezza di un tempo che si poggia sulle corde tese della paura, dell’ignoto, dell’impotenza. L’antidoto più efficace che possediamo per affrontarle è dentro di noi. Conosci te stesso erano le parole scritte fuori dall’oracolo di Delfi e la base di partenza da cui ricominciare quando ci perdiamo o cerchiamo di dare un senso a ciò che apparentemente non ne ha. Seneca nelle Lettere percorre una strada analoga. Mentre scrive al suo amico e alunno Lucilio in realtà il filosofo si dedica prima di tutto ad affrontare le sue fragilità, senza mettersi in cattedra e senza giudicare l’amico, trasformando le loro conversazioni in esercizi di allenamento spirituale come quelli che venivano quotidianamente insegnati nelle scuole di filosofia e facevano parte del curriculum dei giovani studenti che le frequentavano. Conversazioni che sono insieme un rifugio e un terreno d’azione su cui costruire con pazienza e attenzione, quando la vita lo richiede, il proprio cambiamento. Seneca può diventare il carburante più efficace per costruire e accettare il cambiamento di cui abbiamo bisogno in questo tempo sospeso nel quale dobbiamo rinunciare agli altri restando uniti.

Cristina Dell’Acqua, laureata in Lettere Classiche all’Università degli Studi di Milano, insegna latino e greco ed è vicepreside al Collegio San Carlo di Milano. Da sempre appassionata di sperimentazione didattica, si è specializzata in Arts Integration ad Annapolis, USA. È coautrice di Il futuro è antico. L’uso del teatro classico nell’educazione e nella formazione (2011) e autrice di Una Spa per l’anima. Come prendersi cura della vita con i classici greci e latini (2018, Mondadori). Da diversi anni è organizzatrice di incontri di lingua e cultura greca per adulti appassionati.

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