
I cinque miracoli eucaristici che espongo nel libro sono uno antichissimo e quattro recentissimi. L’evento più antico è quello di Lanciano, molto noto in Italia e infatti è luogo di numerosi pellegrinaggi. Qui si conservano, da tredici secoli, un’ampia porzione di carne e cinque coaguli di sangue che la tradizione afferma avere improvvisamente sostituito pane e vino consacrati nelle mani di un monaco dubbioso. La mancanza di documentazione storica, un vero e proprio black-out nei primi otto secoli di esistenza di queste reliquie, convinse i francescani nel 1970 ad eseguire indagini scientifiche su due frammenti, dimostrandone la natura miocardica ed ematica umane.
Gli altri quattro eventi sono avvenuti a Buenos Aires tra 1992 e 1996, a Tixtla in Messico nel 2006 e infine in Polonia: a Sokółka nel 2008 e a Legnica nel 2013. Può forse stupire il fatto che i miracoli eucaristici non siano quindi un fenomeno del Medioevo, ma che continuino a verificarsi, con generosa abbondanza, anche nel nostro tempo! In questi ultimi quattro casi le indagini scientifiche si sono dimostrate parte integrante del processo di riconoscimento dei miracoli eucaristici da parte dell’autorità ecclesiastica.
Cosa emerge dalle analisi cliniche, dai test di laboratorio, dalle indagini istologiche di questi tessuti?
Il dato che ritengo più significativo è che, cinque volte su cinque è presente tessuto muscolare miocardico. È evidente che l’Autore del miracolo ci conosce e sa che un frammento di rene o di polmone sarebbe altrettanto inspiegabile, ma non veicolerebbe lo stesso immediato immaginario: solo il cuore, per gli uomini di tutte le culture e di tutti i tempi ha un preciso significato simbolico. A me però, da cardiologo, interessava l’aspetto concreto, istologico e cioè come si presenta questo cuore nei vetrini al microscopio e qui comincia un viaggio incredibile in una realtà umana fatta di prostrazione e agonia. Queste fibre miocardiche presentano segni di forte sofferenza: sono infiammate, cioè infiltrate da numerosi globuli bianchi del sangue e frammentate. Queste alterazioni istologiche sono esattamente le stesse che ritroviamo nelle biopsie dei cuori di pazienti sottoposti a intenso stress catecolaminico. Oggi distinguiamo una particolare categoria di infarto miocardico, più frequente di quanto non si pensi, non dovuto al restringimento o all’ostruzione delle arterie coronarie, ma al danno dovuto all’eccesso di adrenalina e noradrenalina. Riconosciamo questi pazienti perché nei minuti o nelle ore precedenti hanno subito un evento drammatico: la notizia della morte di un familiare, un violento litigio, un incidente stradale per esempio. Ecco che nel loro cuore ritroviamo esattamente questi aspetti di infiltrazione leucocitaria e di segmentazione delle fibre che caratterizzano i vetrini dei miracoli eucaristici!
Inoltre in questi tessuti, di solito studiati a distanza di mesi o anni dalla loro “comparsa” coesistono segni di comprensibile degradazione legata alla morte cellulare a inspiegabili e imbarazzanti segni di persistenza di vitalità, tipicamente nelle cellule della serie bianca del sangue.
Anche il sangue, quando presente e studiato precocemente come a Buenos Aires nel 1992, presenta segni quali linfocitosi e ipogammaglobulinemia coerenti con il quadro di un paziente severamente politraumatizzato e ancora a meno di 24 ore dall’esordio del quadro clinico…
Quali straordinarie caratteristiche hanno in comune i diversi teli della passione?
In effetti ad un certo punto della mia indagine ho sentito la necessità di estendere il campo di ricerca ai teli più accreditati della Passione: se autentici risulterebbero infatti macchiati da sangue dello stesso Uomo. Potremmo quindi sperare in una reciproca validazione tra teli e miracoli eucaristici e comunque ottenere un più completo profilo clinico dell’Uomo indubbiamente più importante di tutti i tempi.
Di quali teli stiamo parlando? Certamente della Sindone di Torino, che tutti conosciamo, studiatissima da generazioni di scienziati, soprattutto nell’epoca d’oro del consorzio STURP negli anni ottanta. Meno noti ma ugualmente accreditati da antica tradizione e ampiamente studiati multidisciplinarmente negli ultimi decenni sono il Sudario conservato a Oviedo, in Spagna, che avrebbe avvolto il capo di Cristo dopo la morte e la Tunica inconsutile conservata ad Argenteuil, vicino a Parigi, il capo intimo che Gesù avrebbe indossato durante la salita al Calvario.
Sento crescere l’imbarazzo del lettore medio quando si parla di Sindone e allora mi fermo un momento per una breve ma necessaria precisazione. Non voglio certo ignorare l’elefante nella stanza: lo so bene che nel 1988 il carbonio 14 ha “stabilito” l’origine medievale del Sacro Lino! Invito tuttavia lo stesso lettore, se ha coraggio, ad approfondire il tema e scoprirà che oggi, nel 2019, nessun serio ricercatore può considerare attendibile una radiodatazione affetta da un errore sistematico che fa la spia di una contaminazione lungo il decorso longitudinale dei 3 campioni, cioè spostandosi da sinistra verso destra il lenzuolo ringiovanirebbe, ogni paio di centimetri, di almeno un secolo!? La datazione della Sindone del 1988 è, statisticamente parlando, semplicemente inconsistente.
Ebbene l’immagine, tuttora inspiegabile per la scienza, dell’Uomo della Sindone ci mostra, come in una fotografia, le percosse, le sevizie e infine la morte di croce così come sono descritte nei Vangeli della Passione. Anche le evidenti macchie di sangue del Sudario e della Tunica parlano lo stesso linguaggio di tortura e di morte e si collegano armoniosamente con i dati clinici deducibili dai miracoli eucaristici di cui parlavo poco fa. La scienza, inoltre, consente di cogliere l’eccesso di sofisticazione di ciascuno di questi teli, francamente improbabile per un falso medievale: penso, solo per fare un esempio, alla comune presenza di pollini come quelli di genere Helichrysum che testimoniano del contatto con oli e balsami nel contesto di un rituale funerario. Ma, soprattutto, il dato più sconvolgente è il riproporsi in tutti e tre i teli e nei due miracoli eucaristici in cui è stato ricercato, dello stesso gruppo sanguigno: il gruppo AB!
Cosa rende altrimenti inspiegabile la presenza del gruppo sanguigno AB?
Il riproporsi dello stesso gruppo sanguigno, ricavato da almeno 14 diverse indagini riconosciute in letteratura, direi che costituisce ormai un dato più che comprovato. Si tratta del gruppo AB, peraltro il più raro, presente oggi in Europa come in Palestina 2000 anni fa in non più del 5% della popolazione. Ricordo che risulta AB il sangue che macchia la Sindone di Torino, il Sudario di Oviedo, la Tunica di Argenteuil, la carne e il sangue (separatamente) del miracolo di Lanciano oltre che i tessuti del miracolo di Tixtla. Negli altri tre miracoli eucaristici di cui mi sono interessato il gruppo sanguigno non è stato ricercato.
Non può sfuggire che, per 4 casi su 5, ci troviamo di fronte a reliquie la cui esistenza è comprovata molti secoli prima della scoperta, nel 1900, del sistema del gruppo sanguigno AB0. Se si trattasse di artefatti medievali, i diversi falsari avrebbero dovuto “indovinare” lo stesso gruppo sanguigno per quattro volte consecutivamente. Che probabilità c’è che tale coincidenza avvenga casualmente? È un evento che succederebbe solo una volta su 160 mila! E se aggiungiamo il recente miracolo di Tixtla la coincidenza casuale diventa una su 3 milioni 200 mila!!! Viceversa, la probabilità che la coincidenza del gruppo AB non sia casuale ma dovuta al riproporsi del sangue della stessa persona risulta “certa” al 99,99996875% (non è un errore: ho proprio scritto 9 per sei volte di seguito): un dato fortissimo, blindato e sconcertante. Stupisce che di un dato così forte non parli nessuno, nemmeno la Chiesa cattolica…
Quali caratteristiche presenta il DNA nei miracoli eucaristici?
La caratteristica più peculiare è quella di essere “sfuggente”. A Buenos Aires e Tixtla i laboratori hanno dimostrato la presenza di DNA, ma non hanno potuto rintracciare nessuno dei comuni polimorfismi del sistema CODIS impiegati dalle polizie scientifiche per identificare un singolo uomo con un grado di certezza accettabile anche da un tribunale umano. Il prof. Ricardo Castañón, il colombiano che ha diretto le due indagini sui miracoli eucaristici sudamericani, ci dice che quando il laboratorio lo avvertiva del risultato negativo della ricerca di un qualunque polimorfismo STR (le ripetizioni nucleotidiche che identificano i singoli umani) tirava un sospiro di sollievo e capiva che era su una pista autentica e quindi “soprannaturale”. Infatti proviamo a immaginare cosa succederebbe se dimostrassimo, con la potenza del DNA, l’appartenenza allo stesso uomo di tessuti ritrovati in miracoli eucaristici diversi, a distanza di secoli e di migliaia di chilometri… sarebbe la prova scientifica della realtà dell’Eucarestia! Questo umilierebbe e in definitiva annullerebbe la fede. Evidentemente così non deve essere e il miracolo ci mette al riparo da questo eccesso. Ho dovuto parzialmente ricredermi nel 2016 quando sono stati resi noti i dati dell’evento di Legnica: qui si sono ritrovati due polimorfismi CODIS e si è potuto identificare l’aplogruppo di appartenenza del DNA mitocondriale (il DNA che si eredita per via materna). Tuttavia gli studiosi e la curia di Legnica, per evitare sensazionalismi, hanno deciso di mantenere uno stretto riserbo su questo dato sensibile, che non verrà quindi reso noto. Che strano: è come se il miracolo modulasse la sua espressione anche a seconda di chi lo studierà!
Da uomo di scienza, quali spiegazioni fornisce dei risultati di queste indagini scientifiche?
Beh, intanto prendo atto che in questo particolare ambito ultraspecialistico, scienza e fede non sono affatto in contrapposizione. Ad essere sincero, io personalmente, non vivo in me nessuna contraddizione tra il mio essere medico e quindi il riconoscere i progressi meravigliosi che la scienza medica ha compiuto anche solo in questi ultimi venti anni che sono il tempo della mia carriera professionale e tra il mio essere cristiano cattolico. Grazie alla scienza posso curare, alleviare, ritardare la morte; ma la morte sarà comunque inevitabile e sul senso della vita e della morte la scienza non sa proprio cosa dirmi e molto più appropriatamente cercherò e troverò risposte soddisfacenti nell’ambito della fede.
Tornando alle indagini sui miracoli eucaristici: quello che a me colpisce, e insieme da credente mi conforta, è il rassicurante ripetersi dello stesso pattern. Cioè, questi miracoli non vogliono stupirci mostrando tessuti umani sempre diversi e imprevedibili, ma piuttosto ci parlano, e lo fanno utilizzando il linguaggio inedito della scienza e della tecnica a cui l’uomo di oggi è così sensibile, per trasmettere un contenuto semplice, coerente e istintivamente comprensibile anche per la fede dei più semplici: nell’Eucarestia c’è il cuore di un Uomo straziato e agonizzante.
Franco Serafini (classe 1967) è un medico cardiologo bolognese. Non sa ancora se perdonerà l’Editore che ha scelto il titolo del suo primo, e per ora unico, libro. Al lavoro si occupa di cose concrete, certo importanti e di soddisfazione, ma poco visibili fuori dai confini del suo piccolo ospedale. In casa è un felice marito e padre di due figli. È cattolico, ma questo non gli impedisce di leggere con interesse e con imparzialità la letteratura scientifica.