
Sulla pubblicazione del romanzo ci sono tanti interessanti retroscena che vale la pena svelare. Primo fra tutti il titolo originario che doveva essere “Vera storia di due amanti infelici”. Per quanto possa sembrare difficile da credere, l’opera non venne scritta interamente dal Foscolo. A quel tempo, da ufficiale dell’esercito napoleonico, dovette arruolarsi e combattere contro gli Austro-Russi, motivo per cui il finale venne completato da Angelo Sassoli sulla base degli appunti dell’autore. Ovviamente, la reazione di disappunto del Foscolo non tardò ad arrivare e, sconfessando l’opera, la ripubblicò revisionata e col titolo attuale Ultime lettere di Jacopo Ortis nel 1802 a Milano.
Riassunto
Jacopo Ortis è un giovane universitario veneto con profondi ideali democratici. Deluso dal sacrificio della propria patria (la cessione della Repubblica veneta all’Austria), si rifugia sui colli Euganei, dove inizia a leggere Plutarco, intrattenendo una corrispondenza epistolare con l’amico Lorenzo Alderani. Solo di tanto in tanto, si concede qualche scambio di idee con il medico del paese, il curato e poche altre persone.
Presto Jacopo conosce il signor T., un altro esiliato, e le figlie Teresa e Isabellina. Con il tempo, il giovane scopre di provare dei sentimenti sinceri per la primogenita, ma l’amore tra i due non ha sbocchi perché è già promessa in sposa a Odoardo, un ragazzo ricco e onesto. Il sentimento diventa tormento per entrambi. Teresa stessa è infelice perché il matrimonio verrà celebrato solo per motivi economici. I due flirtano in assenza del fidanzato Odoardo, fuori per lavoro, ma le persecuzioni della polizia austriaca costringono Jacopo a partire per Padova.
Riaperta l’Università, Jacopo inizia a frequentare nuovamente le donne dell’alta società e gli amici di sempre, ma niente è come prima. Decide dunque di ripartire e raggiungere Teresa. Dopo il primo bacio tra i due, però, il giovane si ammala di solitudine e disperazione. Non appena il signor T. va a trovarlo, riesce a confessare all’uomo di essersi innamorato della figlia pur sapendo che il proprio destino è quello di essere infelice.
Guarito in parte dalla malattia, si allontana ancora una volta da Teresa per intraprendere un tour italiano. Visita Bologna, Ferrara, Firenze, fin quando sempre più infelice si reca nella capitale lombarda dove incontra Giuseppe Parini, discutendo con lui delle sorti disperate dell’Italia. Senza alcuno scopo nella vita, Jacopo parte per Nizza, ma cambia subito idea e torna indietro.
Giunto ai colli Euganei, viene colto alla sprovvista dalla notizia del matrimonio di Teresa. Sempre più disperato, scrive un’ultima lettera alla giovane e un’altra all’amico Lorenzo Alderani. Poi, perduta ogni illusione, muore suicida con un pugnale al cuore non prima però di aver dato un ultimo sguardo al ritratto della sua amata.
La trama
Il libro si apre con le parole di Lorenzo Alderani che si rivolge direttamente al lettore, affidando alla sua compassione la storia del caro amico Jacopo, morto suicida. La storia ha inizio con il Trattato di Campoformio, ratificato il 17 ottobre 1797, che ha portato alla cessione di Venezia alla nemica Austria. Il giovane Ortis scrive disperato all’amico Lorenzo “Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto”, deluso da Napoleone, rivelatosi traditore degli ideali di libertà.
I fatti politici si intersecano con quelli sentimentali trasformandosi in malattia. L’incontro con Teresa presso i colli Euganei, ove il giovane Ortis è in esilio, sembra cambiargli inizialmente la vita. La primogenita del signor T. (forse Isabella Roncioni, promessa sposa al marchese Pietro Bartolomei), viene descritta come dolce, tenera e sensuale. Oggetto della contesa, è già promessa in sposa a Odoardo, un ragazzo freddo, colto, educato ma poco incline a passioni vere. La sofferenza, l’infelicità, sono sentimenti molto forti e presenti in gran parte del romanzo. Teresa, ricambia l’amore di Jacopo, lasciandosi andare a un bacio passionale che non ha bisogno di grandi parole. A tal proposito, in una lettera all’amico Lorenzo scrive: “..la mia bocca è tuttavia rugiadosa d’un suo bacio” e continua con “Mi ama.. lasciami in tutta l’estasi di questo giorno di paradiso”.
Il mal d’amore spinge Ortis a lasciare il luogo dell’esilio, ma a poco giova per il benessere del suo cuore. Così, apprendendo la notizia del matrimonio d’interesse tra Teresa e Odoardo medita il suicidio, pianificandolo nel dettaglio. Decide pertanto di fare un’ultima visita alla madre, di scrivere una lettera alla donna amata e all’amico di sempre, prima di compiere il gesto senza via di ritorno.
Nelle pagine del romanzo si evidenzia un profondo pessimismo cosmico. Ultime lettere di Jacopo Ortis è un romanzo che merita un approfondimento. In qualche modo, rispecchia lo stato d’animo dell’autore.