“Ugo Foscolo tra Italia e Grecia: esperienza e fortuna di un intellettuale europeo” a cura di Francesca Irene Sensini e Christian Del Vento

Prof.ssa Francesca Irene Sensini, Lei ha curato con Christian Del Vento l’edizione degli Atti del convegno internazionale dal titolo Ugo Foscolo tra Italia e Grecia: esperienza e fortuna di un intellettuale europeo editi da Mimesis: come convissero in Foscolo le sue due identità nazionali, quella italiana e quella greca?
Ugo Foscolo tra Italia e Grecia: esperienza e fortuna di un intellettuale europeo, Francesca Irene Sensini, Christian Del VentoConvissero con la naturalezza propria a uno spirito transnazionale quale fu quello Foscolo. La sua è, di fatto, un’identità plurale. Ma Foscolo non era un caso isolato. Egli condivideva con molti greci della cosiddetta “diaspora” questa ricchezza e insieme questa difficoltà. Molti giovani infatti lasciavano la Grecia per studiare nelle università italiane e cercare fortuna al di fuori dei confini di una patria che non poteva ancora offrire loro un’istruzione adeguata e soffriva dei lunghi secoli di dominazione ottomana.

Per tornare al suo caso, se ci basassimo unicamente sui dati anagrafici, dovremmo dire che Foscolo è greco, con buona pace dei manuali di letteratura italiana che di solito lo danno “di origine greca”, trattando l’informazione come abbastanza marginale, legata all’infanzia e all’adolescenza dell’autore. Spiridione De Biasi (1843-1927), storico zantiota e studioso di questioni genealogiche foscoliane, è perentorio sulla questione: «il padre del Foscolo era corcirese; l’avo corcirese; il bisavo di Candia: tutti Greci: anche il Foscolo, quindi, è greco». Se invece consideriamo la scelta linguistica dell’autore, dobbiamo affermare che Foscolo appartiene a pieno diritto alla letteratura italiana ma non altrettanto a quella greca, non non avendo egli mai scritto nulla, al di là di lettere private, in neogreco. In neogreco però è stato largamente tradotto.

Qual era la condizione interculturale di questo uomo d’azione e di cultura, intellettuale migrante ed esule politico, protagonista delle rivoluzioni nazionali che scossero l’Europa ottocentesca?
Ce lo spiega un Foscolo neanche ventenne nella dedica Alla città di Reggio, premessa alla prima edizione dell’ode a Bonaparte Liberatore (1797). Sono poche righe ma danno materia per riconsiderare i dati anagrafici e culturali a cui ho fatto cenno precedentemente e, con essi, la sua identità d’uomo e di scrittore: «Giovane, qual mi son io, nato in Grecia, educato fra Dalmati, e balbettante da soli quattr’anni in Italia, nè dovea, nè poteva cantare ad uomini liberi ed Italiani. Ma l’alto genio di Libertà che m’infiamma, e che mi rende Uomo, Libero, e Cittadino di patria non in sorte toccata ma eletta, mi dà i diritti dell’Italiano».

L’Italia è dunque la sua patria d’elezione, è frutto di una scelta legata a una cultura considerata modello di riferimento. D’altra parte la rinascita della letteratura greca nell’Ottocento si deve ad autori greci formatasi sui paradigmi italiani, come Andréas Kálvos e Dionýsios Solomós, entrambi, come Foscolo, originari di Zante.

La Grecia è invece la patria toccata in sorte e non meno amata. Questa dichiarazione mette in luce tutta la complessità di un’identità mista e rivendicata come tale — identità nazionale, linguistico-culturale — vissuta con la passione della coerenza e della libertà. Foscolo in effetti si impegnò attivamente, sia come combattente nell’esercito francese che come teorico politico, per la causa nazionale di entrambi i paesi.

Quali contaminazioni tra la tradizione letteraria italiana e la nascente letteratura in lingua neogreca è possibile rinvenire nell’opera del Foscolo?
Foscolo è il modello soggiacente della moderna letteratura in lingua neogreca. Viene assimilato e filtrato dall’opera di due zantioti italofoni, come lui, Andréas Kálvos e Dionýsios Salomós. Kálvos, in particolare, lavorò con lui, prima Firenze e poi a Londra, e ne trascrisse i testi nella sua mansione di segretario personale. Come poeta greco è noto per le due raccolte di Odi che esaltano la rivoluzione scoppiata nel 1821. Il neogreco letterario di Kalvos è un esempio notevole di assimilazione e trasposizione, fino al calco, di stilemi foscoliani e, più genericamente, propri dell’italiano letterario del tempo in lingua neogreca.

Per quanto riguarda invece le influenze sull’opera del Foscolo, al suo tempo il neogreco era essenzialmente la lingua di una tradizione orale, di canti popolari, che saranno raccolti da Claude Fauriel negli Chants populaires de la Grèce moderne del 1824 e da Niccolò Tommaseo coi Canti popolari toscani, corsi, illirici e greci nel 1841-1842. La Grecia di Foscolo è un patrimonio di memoria, collettiva e individuale, senza un vero iato tra Grecia antica e moderna, bensì continuità, pur nelle alterne vicende della storia dei popoli.

Quali significati vengono attribuiti alla letteratura della Grecia classica nella vita e nell’opera del Foscolo?
Rivolgendosi al patrimonio culturale e letterario della Grecia classica, Foscolo va alla ricerca di strumenti per elaborare un codice linguistico nuovo, capace di esprimere i problemi della modernità. Nel suo laboratorio linguistico ed estetico, i classici, anche latini (anche se bisogna precisare che per Foscolo la grecità è fondamento della latinità e ad essa culturalmente superiore), interagiscono con i dati del presente, con la visione del mondo propria dell’autore, la sostanziano, nei temi e nelle forme, e ne permettono un’espressione in equilibrio tra passione e razionalità. Sono la struttura portante di una ragione problematica. Se l’armonia classica, il tempo aureo in cui Grazie abitavano la terra, è perduta, Foscolo ne crea una nuova, di matrice illuminista e romantica insieme, un’opera e una scrittura solidamente fondate sui modelli antichi e inquietamente moderne.

Che ruolo ebbe Foscolo nel quadro della lotta per l’indipendenza nazionale della Grecia?
Fece il possibile, pur non riuscendo, come avrebbe voluto, rientrare a Zacinto e operare direttamente in loco. In particolare durante l’esilio londinese (1816-1827), Foscolo si dedicò alla causa della libertà della Grecia e, in particolare, delle Isole Ioniche. Dopo la creazione dei cosiddetti «Stati uniti delle Isole Ioniche», sotto protettorato britannico, nel 1817, Foscolo decise di prendere la parola per consigliare i propri concittadini in un momento delicato Nello stesso anno scrive una sorta di trattato, lo Stato politico delle Isole Ionie, mostrando grande padronanza nell’individuazione degli aspetti critici della situazione politica presente e notevole capacità di proporre strategie e misure per trattare con il nuovo “protettore” inglese.

Degli stessi anni è l’interesse di Foscolo per le tragiche vicende di Parga. Piccola repubblica sulla costa ionica dell’Epiro, alleata storica di Venezia, mai conquistata dall’Impero Ottomano, passata sotto controllo francese, poi austriaco e russo, viene ceduta dalla Russia ai turchi con il trattato di Costantinopoli del 21 marzo del 1800. La sovranità ottomana non viene istaurata subito perché Parga, nel frattempo, finisce sotto il protettorato inglese. Le speranze riposte nella liberale protettrice si rivelano però vane: Parga viene ceduta al famigerato Alì, Pascià di Ioannina, in cambio del riconoscimento del protettorato inglese sulle Isole Ioniche, ratificato, come si è detto, nel 1817. I pargioti abbandonano in massa la loro patria e i loro beni per migrare nelle Isole Ioniche, incerti del loro futuro ma determinati a non cadere sotto il controllo di Alì. Prima di partire dissotterrano e bruciano le ossa degli avi come gesto simbolico. Questa triste vicenda fece molto scalpore presso l’opinione pubblica europea, illuminando il vero volto della politica estera inglese. Gli stessi che avversavano l’imperialismo napoleonico, scalzato il despota francese, fanno a loro volta strame del diritto dei popoli, concetto assai caro al Foscolo. Negli scritti su Parga, dalle vicende editoriali quanto mai complesse, tradotti in inglese per essere accessibili al pubblico liberale anglofono, Foscolo punta il dito contro le guerre tra le «grandi potenze» e gli interessi degli «uomini di stato», fonte di destabilizzazione e sofferenze dei popoli e come violenza legalizzata contro il diritto all’autodeterminazione di una comunità. Si tratta di testi di un’attualità sconcertante e di una notevole lucidità teorica e pratica. Da riscoprire per riflettere sull’oggi.

Francesca Irene Sensini è professoressa associata di Italianistica all’Université Côte d’Azur di Nizza Sophia Antipolis, dove è anche membro del laboratorio di ricerca CMMC (Centre de la Méditerranée Moderne et Contemporaine)

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