“Typos. Un manuale di caratteri tipografici” di Marzia Bruno e Sergio Giantomassi

Typos. Un manuale di caratteri tipografici, Marzia Bruno, Sergio GiantomassiTypos. Un manuale di caratteri tipografici
di Marzia Bruno e Sergio Giantomassi
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«Times New Roman è il nome di uno dei più celebri caratteri tipografici al mondo e probabilmente è anche il carattere dalla storia più incerta. Il carattere fu commissionato nel 1931 alla fonderia Monotype, dal quotidiano The Times, in seguito a una critica mossa da Stanley Morison. Il designer britannico, infatti, scrisse un tagliente articolo contestando il carattere tipografico utilizzato dal giornale, il Times Old Roman, per la sua scarsa qualità e leggibilità. Il giornale reagì positivamente e incaricò Morison di produrre un nuovo carattere che fosse di facile lettura. Assieme al suo team, tra cui Victor Lardent, Morison fece diversi tentativi con caratteri già esistenti, ma conclusero che fosse necessario stabilire alcuni criteri per la creazione di una nuova serie che rispondesse alle esigenze del giornale. Nacque, così, il Times New Roman, disegnato da Lardent e revisionato da Morison, ispirato al Plantin, un vecchio carattere olandese del 1914.

Nel 1932 il Times New Roman debuttò sulle spaziose pagine del quotidiano di Londra. I dubbi sulla storia del carattere sorsero nel 1987, anno in cui emersero dei documenti che suggeriscono che Stanley Morison potrebbe aver copiato l’idea di qualcun altro. Il tipografo canadese Gerald Giampa comprò quello che rimaneva nell’archivio della Lanston Monotype Corporation e si imbatté nel progetto di un carattere chiamato Numero 54 di William Starling Burgess. Nel 1904 Burgess, progettista d’imbarcazioni di Boston, chiese alla Lanston di creare un carattere tipografico da utilizzare nei documenti del suo nuovo cantiere navale, allegando alla richiesta una serie di disegni di lettere da lui progettate da usare come esempio. La Lanston cominciò a preparare delle lettere di prova, ma poco dopo Burgess abbandonò il progetto. Nel 1921 la Lanston tentò di vendere le bozze del carattere a Time Magazine, ma l’offerta venne rifiutata e il progetto venne semplicemente archiviato, per mezzo secolo, come Numero 54. La somiglianza con il Times New Roman era veramente impressionante. Sapendo di avere in mano la possibile prova di un plagio, Giampa si rivolse a Mike Parker, una delle massime autorità mondiali nel campo della tipografia, chiedendo all’esperto di confrontare il progetto di Burgess con il Times New Roman. Parker, dopo aver analizzato a fondo i due font, asserì che fosse proprio Burgess il vero creatore del Times New Roman. […]

Resta un mistero come sia possibile che Burgess, per così tanti anni, abbia visto il suo carattere diffondersi per il mondo della stampa di massa senza mai sollevare una perplessità. Morison, da parte sua, non affermò mai di aver creato o inventato il carattere: in tutte le comunicazioni ufficiali, preferiva usare verbi come “escogitato” o “supervisionato”, definendosi più che altro il direttore della sua diffusione. Oggi il Times attribuisce ufficialmente la creazione del Times New Roman a Stanley Morison e a Victor Lardent, aggiungendo come probabile disegnatore anche William Starling Burgess.

Il successo planetario del Times New Roman è dovuto alla sua essenzialità. Nella sua personalità robusta e impattante, nasconde le influenze della prima stampa europea moderna e barocca. Morison progettò il carattere in modo che su ogni foglio stessero più parole possibili, senza che le parole risultassero schiacciate nelle colonne, risparmiando spazio e denaro. Per raggiungere questo obiettivo l’alfabeto inglese fu progettato con un’altezza della minuscola (x height) elevata e discendenti brevi che consentono una interlinea ridotta e donano un aspetto relativamente condensato. Particolari, nel Times New Roman, sono gli occhielli e le aperture molto grandi, come nelle lettere A ed E minuscole, le terminazioni a goccia e un alto contrasto tra tratti spessi e sottili. Le grazie, come da tradizione nei caratteri transizionali, sono simmetriche e raccordate alle aste. […]

Una volta adottato dal leggendario quotidiano londinese, dove “rimase in carica” per quarant’anni, il Times New Roman ha percorso una marcia trionfale fino ai giorni nostri. I fattori che hanno reso grande il carattere al suo debutto – la leggibilità e l’economia – non sono più così importanti, poiché la dimensione dei caratteri in digitale si può cambiare facilmente con un click. Quello che ha reso il carattere forte e resistente al tempo è il suo essere sofisticato e solido, con una discreta personalità. La popolarità di Times New Roman si espanse rapidamente oltre la sua nicchia originale, diventando popolare nella stampa di libri e nell’editoria generale. […] Negli ultimi vent’anni, il Times New Roman è uscito dal mondo della carta, scelto come carattere di default per Windows negli applicativi Microsoft, contribuendo a renderlo uno dei caratteri più utilizzati al mondo. Anche il servizio Gmail di Google offre il Times New Roman tra le opzioni per la stesura delle mail.

Il Times New Roman è un carattere serif, ricercato e solido con una caratteristica fondamentale: essere sviluppato più in altezza che in larghezza. Questo lo rende il candidato perfetto per la redazione di testi lunghi: per la stampa, per i libri o per le riviste. La lettura di un testo continuo lungo in Times New Roman appare più scorrevole, senza appesantire l’occhio. Le sue funzionalità rendono questo carattere particolarmente popolare nell’editoria, aiutato dalla vastissima gamma di glifi disponibili per la stampa internazionale e matematica. È quindi una scelta ottimale per la comunicazione offline. Risulta un carattere perfetto anche per loghi, titoli e testate, quando si vuole comunicare stabilità ed eleganza e si vuole creare un aspetto classico, ma molto pratico al tempo stesso.»

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