
Il cospirazionismo è diventato uno dei grandi miti della contemporaneità, un patrimonio di narrazioni controverse e alternative che danno voce ai dubbi e alle paure del presente. Queste narrazioni mitologiche raccontano innanzitutto il senso di insicurezza che insorge principalmente nei momenti storici di crisi, quando è all’orizzonte una trasformazione sociale. In effetti sono stati proprio due accadimenti dai risvolti profondamente traumatici, l’attacco terroristico alle Torri Gemelle dell’11 settembre e l’odierna pandemia del Covid-19, ad aver portato l’immaginario complottista alla ribalta. Le teorie della cospirazione, tuttavia, non si limitano a raccontare le paure del nostro tempo, ma svolgono una funzione esplicativa, tentando di inscrivere gli eventi in una cornice di significato. Il filosofo Karl Popper affermava però che le teorie del complotto approntano spiegazioni semplicistiche perché riconducono deterministicamente i fenomeni sociali ai piani preordinati di una qualche élite di potere, disconoscendo pertanto come lo svolgersi della storia sia anche il frutto di un insieme di concause, spesso imprevedibili e imponderabili. Da parte loro, le teorie del complotto ambiscono a elaborare interpretazioni alternative a quelle offerte dalla scienza e dalla religione, sostituendo all’universalismo delle leggi di natura, tipico del pensiero scientifico, e ai concetti di provvidenza e fato, tipici del pensiero religioso, l’onnipotenza della volontà umana: per queste teorie, infatti, nulla accade per caso, ma tutto è interconnesso secondo un preciso e segreto disegno. Si tratta di una visione del mondo onnicomprensiva che è allo stesso tempo rassicurante, poiché esclude la contingenza, ma anche inquietante nel suo mettere in gioco l’azione di un nemico che si muove nell’ombra e tira i fili della storia.
Da cosa nasce il cospirazionismo?
Il cospirazionismo, seppur oggi così diffuso, accompagna l’intera storia occidentale. In ogni epoca può essere interpretato come espressione di un “pathos del nascosto” – riadattando un concetto di Giorgio Colli riferito al pensiero di Eraclito -, ovvero la convinzione che la realtà visibile sia solo un’apparenza ingannevole e che la verità sia da ricercare dietro di essa. In questa prospettiva, le teorie del complotto sono epistemologie del sospetto, concezioni del mondo che aprono alla possibilità di un altrimenti rispetto all’ordine culturalmente accettato. Secondo l’efficace immagine suggerita da Serge Moscovici, per la mentalità cospirativa “ogni faccia è una maschera”, un segno da decifrare, un indizio che può rivelare le trame nascoste che si celano al di là della storia “ufficiale”. Le teorie della cospirazione sono narrazioni suggestive perché promettono appunto il disvelamento di un segreto, di un sapere negato ai più. Il complottismo raffigura infatti la realtà sociale suddivisa in due mondi fra loro opposti, il mondo ordinario che ci è familiare e un anti-mondo, occulto e invisibile, dove si postula l’operato di una élite di potere che guiderebbe le vicende storiche.
Ad accrescere il fascino di queste narrazioni è probabilmente un complesso di fattori eterogenei, che vanno dall’esigenza psicologica di sicurezza e controllo sugli eventi alla vicinanza a ideologie politiche e religiose radicali, dalla ricerca di un senso da attribuire alle situazioni di crisi collettiva al bisogno di appartenenza a un gruppo di fronte a una potenziale minaccia. In definitiva, le teorie della cospirazione fioriscono sul sentimento di precarietà di fronte al male globale. Sono narrazioni mitologiche che raffigurano l’archetipo di un nemico che di volta in volta occupa posizioni ontologicamente diverse nel mondo che abitiamo. Un nemico che può essere “esterno” a un determinato gruppo sociale o a una nazione: è il caso dell’élite finanziaria ebraica che aspirerebbe al predominio internazionale secondo l’accusa formulata dai Protocolli dei Savi di Sion, oppure può provenire da altri pianeti, come la razza aliena dei rettiliani giunta sulla Terra dallo spazio che per David Icke controllerebbe da millenni l’umanità. Ma il nemico può anche mimetizzarsi tra noi e insinuarsi ai vertici delle istituzioni: è il deep state dietro il governo americano contro cui si sarebbe schierato l’ex presidente Donald Trump, in base a quanto sostiene QAnon.
Nella nostra società dell’informazione, in cui Internet e i nuovi media hanno acuito l’esigenza di trasparenza, il sospetto alimentato da queste teorie mina alle fondamenta la credibilità del sistema della comunicazione. Per questo motivo il complottismo si emancipa dalla sfera d’influenza istituzionale e genera nuove eterodossie, interpretazioni della realtà in aperto contrasto con il senso comune, con il sapere esperto della scienza, con l’autorità delle religioni tradizionali o della politica. Al fondo si pone quindi il problema ineludibile della fiducia: credere a quanto proviene dalle istituzioni su cui si fonda la vita sociale oppure mettere in discussione queste autorità, a cui normalmente deleghiamo il compito di accertare l’affidabilità delle informazioni, e dare credito a contro-autorità antagoniste.
Quali sono le più diffuse teorie della cospirazione emerse nel presente o incentrate su avvenimenti della storia recente?
Nel nostro libro abbiamo concentrato l’attenzione sull’Italia, un contesto che riflette e riadatta un immaginario del complotto che nasce all’estero, spesso in ambiente statunitense, ma che propone anche un originale discorso cospirativo che affonda le radici nella propria tradizione storica, culturale, politica e religiosa. La circolazione delle teorie del complotto è del resto un fenomeno che ormai è divenuto globale, anche grazie a Internet e ai nuovi media che non solo veicolano queste teorie in modo rapido, ma che sempre più spesso costituiscono l’ambiente in cui la visione cospirativa nasce e viene rielaborata.
Per rendere conto di questo immaginario del complotto ci siamo occupati delle teorie della cospirazione che circolano in Italia. Non si tratta certamente di una rassegna esaustiva della narrazione complottista contemporanea, ma è il tentativo di raffigurare alcune delle idee che alimentano l’attuale dibattito nel nostro Paese. Abbiamo così suddiviso il libro in due parti, la prima dedicata alle teorie della cospirazione emerse nel presente o comunque legare ad avvenimenti recenti. Tra queste, Davide Pellegrino si è soffermato sulle narrazioni complottiste demografiche che, richiamandosi alle dottrine del Piano Kalergi, della “grande sostituzione” e del “Piano Soros”, ritengono in atto un processo di sostituzione etnica della popolazione europea con l’immigrazione di provenienza africana e asiatica. Di stringente attualità è lo scetticismo relativo ai cambiamenti climatici, argomento al centro del capitolo di Ivano Scotti, che ricostruisce il dibattito sollevato da coloro che negano fenomeni come il riscaldamento globale e l’emergenza climatica o ne relativizzano la gravità, accusando l’élite di potere di manipolare l’opinione pubblica per interessi economici. Simona Stano ha preso in esame il complottismo in ambito alimentare, trattando il caso del gluten free e del più generale sospetto verso la pericolosità dei cereali che informa l’attuale discorso dietetico e che caratterizza i miti sulla genuinità del cibo peculiari della “gastromania” contemporanea. Infine, un ampio spazio è stato riservato alla pandemia nei capitoli di Marco Castagnetto Alessio e Antonio Camorrino che, rispettivamente, analizzano l’interpretazione esoterica che il movimento antroposofico italiano fornisce del Covid-19 quale agente che ostacola l’evoluzione spirituale umana, e il “reincanto notturno” suscitato dalla catastrofe pandemica letta come condizione che intensifica la nostra esperienza di convivenza con la sfera minacciosa e invisibile rappresentata dal virus.
A cosa è dovuto il successo della logica cospirazionista in relazione alla catastrofe pandemica?
Con il crollo delle Torri Gemelle sono venute meno alcune delle certezze su cui si reggeva il mondo occidentale, estendendo la paura del nemico su larga scala. Questa tendenza si è esacerbata proprio nell’attuale stato di emergenza sanitaria per il Covid-19, che ha creato un clima ideale per la proliferazione di teorie del complotto. Con la pandemia il male è diventato collettivo, globale, e allo stesso tempo è penetrato come un’infezione all’interno del nostro stesso corpo individuale, portandoci a vivere l’esperienza di una limitazione delle libertà che prima delle misure di lockdown e distanziamento sociale davamo per acquisite. Questa situazione ha innescato un sentimento di tensione e soprattutto sfiducia nei confronti delle istituzioni scientifiche e politiche, ingenerando quella che Michael Barkun definirebbe una “supercospirazione”, un complesso di interpretazioni complottiste che si richiamano e si sostengono vicendevolmente, dal ruolo del 5G nella diffusione del Coronavirus al piano pandemico di Bill Gates fino al progetto del Grande Reset, preludio all’avvento di un distopico Nuovo Ordine Mondiale.
Quale che sia il fondamento empirico delle teorie della cospirazione, aderire alla narrazione che esse promuovono non significa solamente essere disposti ad accettare, in modo più o meno fideistico o razionale, una visione del mondo. Significa anche progettare forme di impegno e concreti programmi di contestazione, come dimostrano i fronti degli attivisti no-vax e no-green pass scesi in piazza per rivendicare posizioni dissidenti durante la pandemia, e sollecitare un dibattito pubblico su questioni di interesse generale che influenzano le scelte e i comportamenti nella sfera sociale e politica.
Quali teorie della cospirazione, pur attuali, affondano le proprie radici nel passato o al passato si richiamano esplicitamente?
Se nella prima parte del volume ci siamo concentrati sulle teorie della cospirazione nate nel presente, la seconda parte è rivolta alle teorie che guardano verso il passato. Queste teorie, non meno delle prime, sono di grande attualità nell’immaginario contemporaneo del complotto. Una di queste teorie è il negazionismo della Shoah, di cui tratta il capitolo a firma di Daniela Rana. La tesi secondo cui lo sterminio degli ebrei europei nei campi di concentramento non sia mai accaduto attraversa tutta la seconda metà del secolo scorso e trova oggi, secondo recenti sondaggi, un crescente riscontro. All’opera di Umberto Eco si rivolge il capitolo di Giuseppe Cùscito, che ripercorre la trama di due romanzi, Il Pendolo di Foucault e Il cimitero di Praga, nelle cui pagine si intrecciano i fili che legano le teorie della cospirazione alla pseudostoria e all’esoterismo. A una controversa figura nel panorama della “storia alternativa” è dedicato invece il capitolo di Eleonora d’Agostino, che si concentra su Mauro Biglino, interprete originale della Bibbia che legge in questo testo il resoconto del presunto contatto tra gli esseri umani e la razza aliena degli Elohim. Nell’ultimo capitolo affronto personalmente la teoria della Terra piatta, secondo cui un inganno di ampia portata, che vede il coinvolgimento di istituzioni accademiche, politiche e scientifiche come la NASA, ci terrebbe in uno stato di ignoranza circa la reale forma del pianeta su cui viviamo e del posto che occupiamo nell’universo.
Umberto Eco ha dedicato, nelle sue opere, molta attenzione alle teorie cospirazioniste: quale spiegazione ne dà il semiologo?
Nella prospettiva semiotica proposta da Umberto Eco, il cospirazionismo è un modo di interpretazione della realtà basato sull’idea dell’esistenza di nessi invisibili che tengono insieme elementi apparentemente scollegati. Il mondo, in altre parole, sarebbe un deposito di segni da decifrare, il cui significato segreto rimanda ad altri segni in una rete virtualmente infinita di connessioni, analogie e corrispondenze nascoste che occorre scoprire e saper leggere. Su questa visione della realtà si imperniano tradizionalmente il pensiero magico, l’ermetismo, il neoplatonismo e altre dottrine filosofiche, mistiche e occultiste tipiche dell’epoca medievale e rinascimentale e di cui un romanzo come Il Pendolo di Foucault è ricco di esemplificazioni.
Una delle funzioni che le teorie della cospirazione svolgono, per Umberto Eco, è indurre un senso di deresponsabilizzazione in coloro che in esse ripongono fiducia, perché consentono di attribuire la colpa degli accadimenti storici ad altri, ad attori invisibili, e come tali incontrollabili, che tramano ai danni dell’umanità.
Per quanto possa apparire assurda, la teoria della Terra piatta riscuote un discreto seguito: come si diventa terrapiattisti?
Il terrapiattismo è una delle forme di complottismo più note ed è sicuramente una delle più provocatorie fra quelle oggi in circolazione. Per molti suoi sostenitori, l’incontro con la teoria della Terra piatta rappresenta un’esperienza accostabile a una vera e propria conversione, una svolta biografica che marca un “prima” e un “dopo” e che dischiude una inedita prospettiva sulla realtà. È un percorso che spesso è inaugurato da un senso di disorientamento, quando le certezze su cui si regge l’abituale visione del mondo sono contraddette dalla scoperta di incongruenze o lacune nella versione fornita dalle istituzioni ufficiali. L’analisi che ho condotto sui discorsi dei terrapiattisti italiani, reperibili online oppure nelle pubblicazioni a stampa, mostra come questa esperienza di conversione sia raccontata con l’impiego di metafore che suggeriscono il raggiungimento di una nuova consapevolezza, ricalcando la trama delle “narrazioni gnoseologiche”, le storie che raccontano come il protagonista abbia potuto “aprire gli occhi” su un inatteso punto di vista. Questa consapevolezza corrisponde, per i complottisti, all’acquisizione di un sapere salvifico, una gnosi, che garantisce una più profonda comprensione dell’inganno nel quale si ritiene di essere immersi, a cui si accompagna l’esigenza di comunicare pubblicamente quanto scoperto per il beneficio della collettività.
Per la maggior parte dei terrapiattisti il primo contatto con la teoria della Terra piatta avviene tramite i video su Internet. Il web rappresenta infatti il principale canale di diffusione di questa e di altre teorie della cospirazione contemporanee, un canale che sollecita un processo di democratizzazione nella produzione e nell’accesso al sapere. Se costituisce lo strumento di diffusione per eccellenza di queste tematiche, il web è percepito anche come una potenziale minaccia perché, per i teorici della cospirazione, il pervasivo potere di controllo e manipolazione a disposizione dell’élite consiste innanzitutto nella facoltà di interdizione e censura delle informazioni veicolate dai media.
Nicola Pannofino è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino. Nello stesso dipartimento è membro del centro di ricerca CRAFT (Contemporary Religions and Faiths in Transition). Si occupa di sociologia dei nuovi movimenti religiosi e delle spiritualità contemporanee. Tra le sue pubblicazioni più recenti, Religione sotto spirito. Viaggio nelle nuove spiritualità, Mondadori 2021 (con S. Palmisano).