
Perché le manifestazioni emotive imbarazzano?
Non è che le manifestazioni emotive imbarazzino per sè, ma sicuramente in Occidente siamo molto meno capaci e preparati oggi ad averci a che fare. La diffusione del digitale, tutte le pratiche mediatiche ci schermano al punto tale da rendere la nostra manifestazione agli altri qualcosa di molto filtrato e controllato. Perdiamo così la dimensione fisica del faccia a faccia.
Perché è necessario riappropriarci della nostra emotività?
La nostra emotività in Occidente è considerata la nostra parte irrazionale, mentre in realtà le emozioni costituiscono un parco molto ben organizzato di manifestazioni, nel senso che ci sono emozioni che noi sappiamo dobbiamo esprimere in certi momenti. Questo è ancor più vero in altre culture. Le emozioni sono più stabili e organizzate della parte “razionale”, sono anche in qualche modo prevedibili e leggibili. Ci sono culture che per esempio tematizzano la rabbia come una risposta ragionevole a certo accadimenti, come il lutto. I sentimenti sono anche molto più frutto di una mediazione collettiva, esprimono un visione del mondo condivisa, mentre per noi sembra siano solo attinenti all’individuo (ma anche da noi le emozioni rispondono a dei precisi cliché).
Franco La Cecla insegna Antropologia visuale alla Naba di Milano e Antropologia e Arte allo Iulm di Milano. Ha insegnato Antropologia culturale presso l’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, allo Iuav di Venezia e al Dams di Bologna. Ha insegnato inoltre all’Università di Berkeley, all’Ehess di Parigi e all’Upc di Barcellona. Tra i suoi libri: Contro l’urbanistica (Einaudi 2015), Ivan Illich e l’arte di vivere (elèuthera 2018), Essere amici (Einaudi 2019) e Tradire i sentimenti. Rossori, lacrime, imbarazzi (Einaudi 2022).