
Ecco come si vede Alice Wright, la protagonista principale del nuovo romanzo di Jojo Moyes, Ti regalo le stelle, specchiandosi dopo una delle spedizioni a cavallo come “bibliotecaria viaggiante”.
Ambientato in una piccola città del Kentucky nell’America negli anni ’30, l’epoca della Grande Depressione, il romanzo descrive la vita di cinque donne che portano avanti il progetto della WPA Packhorse Library, una biblioteca ambulante. Il progetto, realmente esistito, rientrava nel piano di rinnovamento sociale lanciato da Eleanor Roosevelt come parte del New Deal, ed era mirato a diffondere la cultura nelle zone più povere e irraggiungibili del Paese.
Alice è una giovane donna inglese che si è trasferita negli Stati Uniti per seguire il marito, Bennett Van Cleve, nativo del Kentucky. Ha seguito il suo sposo con entusiasmo, sognando una vita piena di avventure “Si era immaginata a New York, con indosso un tailleur impeccabile in ristoranti vivaci e su marciapiedi affollati. Avrebbe scritto a casa vantandosi delle sue nuove esperienze. Oh, Alice Wright? Non è quella che ha sposato quell’affascinante americano? Sì, ho ricevuto una cartolina da lei, era al Metropolitan, o alla Carnegie Hall”. Ma non c’era nulla di tutto questo ad attenderla nelle valli desolate del Kentucky, quanto piuttosto la noia ininterrotta di “tante chiacchiere con zie anziane davanti a servizi da tè in fine porcellana” e “tante inutili sessioni di rammendo e confezionamento di trapunte”.
Non solo la vita in una piccola città è soffocante, ma il fascino di suo marito svanisce in fretta e la presenza costante del suocero – ricco e violento re del carbone per estrarre il quale impiega pratiche discutibili – è sempre più intollerabile: “era lui a decidere cosa dovevano fare, cosa mangiare, addirittura la routine quotidiana. Bennett, Alice non tardò a scoprirlo, non contraddiceva mai suo padre.”
Così, quando viene a sapere dell’esistenza del gruppo di bibliotecarie itineranti, ad Alice sembra di trovare finalmente una via di fuga dalla sua vita anonima e insoddisfacente.
Nonostante la loro missione sia apparentemente inoffensiva, il piccolo gruppo di donne finisce per sembrare una minaccia per la città. Da un lato i paesani non approvano la distribuzione di libri alle famiglie più disagiate della contea: “Non vedo perché il nostro governo debba sprecare i dollari duramente guadagnati che abbiamo versato in tasse per distribuire libri a gente che non sa nemmeno leggere”, osservano alcuni quando il progetto viene proposto, “Figuriamoci, metà di loro non va nemmeno in chiesa”. Dall’altro vedono come una provocazione il fatto che sia un gruppo di sole donne ad occuparsene: indipendenti e colte, queste donne sono viste come sovversive per la morale della città: “Credo che mandare in giro delle donne da sole sia di sicuro la via verso il disastro. E non vedo nient’altro se non il rischio di fomentare pensieri irriverenti e comportamenti sbagliati con questa.”, dice uno di quegli uomini “innamorati del suono delle loro voci.”
E in effetti la missione si rivelerà, per quel tempo, sovversiva. Pur andando incontro a diversi pericoli, violenze e ritorsioni orchestrate da uomini che non sono disposti ad accettare la loro attività, le cinque donne del gruppo riusciranno a portare i libri in ogni angolo della contea, cambiando la propria vita e quella delle persone con cui vengono in contatto.
Tutte e cinque le donne sono, ciascuna a suo modo, estranee al resto della città. Prima di tutto c’è Alice, la “sposa inglese”, dai modi eleganti e raffinati e “una voce così limpida e le vocali chiuse come [Bennett] non aveva mai sentito a Lexington”. Poi Margery O’Hare, capo delle bibliotecarie a cavallo, anticonvenzionale e ribelle, incurante del giudizio degli altri, che porta calzoni alla zuava di cuoio e stivali sporchi e cavalca “ondeggiando come una giovane piantina”. E poi ci sono la chiassosa Beth, che vive con otto fratelli, Izzy, la figlia coccolata dell’organizzatore della biblioteca, che indossa un tutore per le gambe e ha una bella voce, e infine Sophia, una donna di colore si scontra con le leggi sulla segregazione in vigore nello Stato. E benché così diverse, l’esperienza che vivono insieme sarà per tutte un passo in avanti verso la conquista della libertà.
Ti regalo le stelle è tanti libri un uno. È un omaggio all’amicizia femminile e una celebrazione del potere dei libri, da “Piccole donne” a un misterioso libretto blu, sempre più richiesto dalle donne della contea, “che tratta questioni di… una certa delicatezza”. Poi è una denuncia contro i pregiudizi e le discriminazioni, di razza, di censo, e soprattutto di genere: come afferma una delle ragazze, “Noi donne affrontiamo molte sfide inaspettate quando scegliamo di uscire da quelli che sono considerati confini abituali” (e non solo negli anni ’30…). Ed è, infine, una lettera d’amore al paesaggio, alla sua bellezza ruvida e maestosa, “con quei cieli enormi, le strade deserte e la luce cangiante, le montagne ricoperte da migliaia di alberi le cui cime erano sfiorate dal volo delle aquile e boschi dove vagavano orsi veri”.
Insomma, senza dubbio una storia coinvolgente e toccante.
Silvia Maina