Parafrasi
versi 1-4: La mia signora (donna, dal latino domina) [: Beatrice], quando saluta qualcuno (altrui), si rivela (pare) a tal punto (Tanto) nobile (gentile) e a tal punto dignitosa (onesta), che ogni lingua diviene muta per il tremore [: nessuno può più parlare], e gli occhi non osano (ardiscon) guardarla.
versi 5-8: Sentendosi lodare, ella procede (si va) atteggiata (vestuta = ‘vestita’, con metafora) benevolmente con umiltà; e si rivela (par che sia) un essere (cosa) venuto dal cielo a mostrarsi [come un] miracolo sulla Terra.
versi 9-14: [Beatrice] si mostra (Mostrasi) a tal punto (sì) bella (piacente) a chi la guarda (mira), che trasmette (dà) attraverso gli occhi una [tale] dolcezza al cuore, che chi non la sperimenta direttamente (non la prova) non può capire (‘ntender): ed è evidente come (e par che) dal suo volto (labbia) emani (si mova) uno spirito [: una forza] dolce (soave) [e] pieno di amore che dice (va dicendo) all’anima: Sospira.
Gentile, onesta, pare sono parole-chiave del sonetto, che compaiono nel primo verso. Nel suo importante commento a questa poesia, Gianfranco Contini rivela il significato specifico, distante dalla lingua oggi in uso, che le tre parole assumano in Dante: «Ben tre vocaboli del primo verso stanno in tutt’altra accezione da quella della lingua contemporanea. Gentile è ‘nobile’, termine insomma tecnico del linguaggio cortese; onesta, naturalmente latinismo, è un suo sinonimo, nel senso però del decoro esterno; più importante, essenziale anzi, determinare che pare non vale già ‘sembra’, e neppure soltanto ‘appare’, ma ‘appare evidentemente, è o si manifesta nella sua evidenza’.»