
Quali vantaggi offre l’approccio integrato quali-quantitativo nell’analisi di testi rap?
L’analisi integrata consente di mettere meglio a fuoco fenomeni che vengono interpretati a livello percettivo, in modo tale che quanto osservato “a occhio nudo” possa essere confermato o smentito a livello descrittivo (su base quantitativa e con garanzie minime di scientificità). L’interdipendenza dei due approcci ha lo scopo di evitare possibili distorsioni e sbilanciamenti nell’analisi, perché, per esempio, l’ossessione quantitativa e la riduzione a misura di ogni manifestazione del testo rischierebbero di rendere un’esegesi rigida e priva di senso in nome dell’obiettività.
Cosa rivela l’analisi delle scelte lessicali e tematiche, dei moduli stilistici e degli argomenti dei testi di Caparezza?
Le peculiarità osservate – a livello lessico-tematico e di moduli stilistici – nei testi del molfettese non rientrano se non in parte in quello che può considerarsi il rap europeo o italiano, espressione di un’identità internazionale (o meglio transnazionale): per i dati emersi e per la specificità delle soluzioni artistiche adottate si può definire quello di Caparezza un rap prototipico. L’artista rimaneggia, plasma, reinterpreta la diversità culturale della sua comunità adeguandola alla sua sensibilità, restituendola sotto forma di prodotto artistico ricco di immagini trasfigurate che si svelano solo alle orecchie di ascoltatori molto attenti.
Qual è l’universo ludico-linguistico e i molteplici, apparentemente eterogenei, snodi tematici della produzione dell’artista molfettese?
Mirabolanti e ricorrenti metafore, calembour arditi ed inaccessibili, paragoni azzardati, sfruttamento della polisemia, esasperata ricerca della parola precisa e fortemente evocativa per strofe di geometrica perfezione, alterazioni delle relazioni tra significanti e significati, che coinvolgono ed impegnano l’ascoltatore in difficili decodifiche; ed ancora, consonanze, assonanze, sono i tratti caratteristici formali dei testi di Caparezza. Il punto di forza della produzione dell’artista risiede nella sapiente manipolazione di un vocabolario ricco, elaborato, che spazia dal vocabolario di base a quello tecnico-specialistico – dei più diversi ambiti – con pochi inserti di altri registri, soprattutto bassi, volgari.
Per quanto riguarda le tematiche, invece, Caparezza tocca tutti i tasti di quell’immenso pianoforte che è la vita. I temi sociali, politici, ambientali, i costumi del nostro tempo, l’arte, il proprio io, sono quasi tutti indagati, con soluzioni artistiche quasi inaspettate e spesso del tutto originali.
Nella Sua analisi, Lei ha adoperato anche misurazioni matematico-statistiche: con quali esiti?
L’analisi matematico-statistica ha consentito di confermare la complessità tematica e stilistica dei testi della produzione artistica di Caparezza, già emerse con l’analisi qualitativa. In particolare sono state evidenziate le peculiarità di ciascun album, all’interno di uno sperimentalismo che non risulta mai fine a se stesso. Gli album si sono rivelati ciascuno un micro-cosmo a sé, nonostante l’autore ad ogni chiusura di album tenda con i suoi versi un ponte verso il successivo, anticipandone le tematiche. La dinamicità artistica, tuttavia, non si è registrata solo nel passaggio tra un album e l’altro, ma anche all’interno dello stesso album. È stato inoltre possibile quantificare la ricchezza lessicale, definire le relazioni tra i gradi di difficoltà dei singoli album in relazione alle specifiche scelte linguistiche. Per esempio, è stato possibile confermare la percezione dell’uso della forma discorsiva-narrativa dei primi album attraverso l’analisi quantitativa delle strutture sintattiche subordinative, contro un periodare paratattico della produzione più recente.
In che modo Caparezza si discosta dai moduli tradizionali del rap italiano?
La produzione di Caparezza, sebbene per certi versi faccia capo alla produzione rap, del quale accoglie per grandi linee la forma (ma non la sostanza), è difficile da etichettare: l’artista sembra, infatti, sfuggire ad un inquadramento preciso. Possiamo solo dire che la materia è propria di un rap rivisitato sul modello italiano – in quanto non si trovano nelle sue tracce tematiche come la violenza, la misoginia e l’omofobia – ma lo spirito è tutto e originalmente caparezziano. E lo sa bene l’artista che attraverso cammei, nei diversi album, definisce l’originalità della sua poetica. Fin dai versi de La fitta sassaiola dell’ingiuria dell’album ?! infatti confessa:
mi sazio
di un dizionario
vario
più dei santi del calendario.
Mi piace sapermi diverso,
piacere perverso
che riverso in versi
su fogli sparsi,
nei capoversi
dei giorni persi
nei miei rimorsi.
Annarita Miglietta è professoressa associata di Linguistica italiana presso l’Università del Salento di Lecce