
Sono state numerosi i contributi praghesi alla cultura europea: oltre al prestigioso ateneo, per esempio la prima riforma protestante, iniziata cento anni prima della riforma luterana da Jan Hus, teologo e rettore dell’Università di Praga, condannato come eretico a Costanza nel 1415. Nel XVI secolo Praga, città di tolleranza religiosa, ospitava la più importante scuola cabbalistica europea. Era ceco il fondatore della pedagogia moderna, il teologo e filosofo Jan Amos Komenský, morto in esilio ad Amsterdam nel 1670. Sono numerosi i figli delle terre della Corona boema che hanno dato contributi importanti alle arti e alle scienze – non solo Mahler, Dvořák, Mucha, Kafka, ma anche Gregor Mendel, il padre della genetica; Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi; Otto Wichterle, l’inventore delle lenti a contatto…
Come si è sviluppata la storia letteraria e culturale di Praga?
Prima del Trecento, a Praga si scriveva principalmente in latino e in tedesco; la lingua ceca letteraria si afferma intorno al 1300, e comunque latino (lingua dotta), ceco e tedesco continuano a convivere nei secoli successivi. Si tratta di territori bilingui, dove anche i toponimi sono di regola doppi, sono cechi e tedeschi: Příkopy e il Graben, Malá Strana e la Kleinseite. La “versione” tedesca della cultura praghese ha talvolta nascosto quella ceca, come nel caso della Moldava, il fiume di Praga: da Moldau, e non da Vltava, il suo nome ceco. La tradizione filologica e letteraria ceca è lunga e ha radici lontane: in ceco è stata stampata sul finire del Cinquecento la prima traduzione della Bibbia condotta sugli originali greci, e non sulla Vulgata, e quella in ceco è stata la prima traduzione in volgare dell’Elogio della follia di Erasmo.
Quali sono stati i principali protagonisti della vita culturale ceca?
A questa domanda tenta di fornire alcune risposte il libro Storie di Praga, raccontando le storie di alcuni protagonisti della vita culturale ceca: di personaggi storici illustri, come Agnese di Boemia, che era in corrispondenza con Chiara d’Assisi; il rabbi Löw, al quale viene erroneamente attribuita la creazione della figura del Golem; Tomáš Garrigue Masaryk, un filosofo, il fondatore della repubblica cecoslovacca; Václav Havel, il drammaturgo presidente. E anche storie di personaggi di finzione, come il bravo soldato Švejk e il signor K.
Franz Kafka è forse tra i figli più noti della capitale ceca, eppure, nonostante conoscesse il ceco, non scrisse nulla in questa lingua: per quali ragioni?
La capitale ceca è stata una città bilingue, ceca e tedesca, per quasi tutta la sua storia, fino alla fine della Seconda guerra mondiale, quando la ferita dell’occupazione e delle persecuzioni naziste porta all’espulsione dal paese della popolazione di etnia tedesca e a una sostanziale rimozione della tradizione culturale di lingua tedesca. Il bilinguismo di Praga e dei Paesi Cechi è il motivo per cui, anche all’epoca di Kafka, chi era nato in una famiglia tedesca o aveva frequentato scuole tedesche in genere si esprimeva in tedesco, e chi proveniva invece da una famiglia di lingua ceca e aveva frequentato scuole ceche parlava e scriveva in ceco. Kafka, insomma, non aveva motivo di scrivere in ceco.
Quali sono gli autori più significativi della letteratura ceca contemporanea?
La letteratura ceca del Novecento è ricca di autori significativi. Fra i poeti, il premio Nobel Jaroslav Seifert, e poi Vladimír Holan, poeta amato da Angelo Maria Ripellino, poeta a sua volta e saggista, l’autore di Praga magica. Il mio poeta preferito è Jan Skácel, non praghese ma moravo, e tuttavia una voce ceca inconfondibile. Fra i prosatori noti anche in Italia va ricordato senz’altro Bohumil Hrabal (Una solitudine troppo rumorosa), le cui opere sono classici della letteratura europea contemporanea, raccolte anche in un Meridiano Mondadori; e naturalmente Milan Kundera (Lo scherzo), lui pure moravo e poi parigino, ma appartenente alla tradizione culturale e letteraria ceca. Fra i poeti e artisti il grande Jiří Kolář, presente con le sue opere anche in alcune collezioni italiane. Josef Škvorecký (Il sax basso) è stato un geniale narratore, oltre che l’editore, in Canada, di tanta letteratura ceca che il regime non permetteva di stampare in patria. Václav Havel è stato un grande drammaturgo e saggista, prestato con ottimi esiti alla politica (è diventato il primo presidente della repubblica dopo il crollo del regime totalitario). La letteratura ceca ha avuto un ruolo importante nella società, supplendo talvolta alla politica: per esempio, negli anni Sessanta del Novecento le riforme che condussero alla cosiddetta Primavera di Praga furono discusse nelle redazioni di case editrici e riviste, dal momento che in parlamento era presente un solo partito. Questa funzione, attiva in un contesto illiberale, dopo il 1989 si è trasformata, tuttavia il prestigio della letteratura e delle arti non è per questo diminuito. Fra gli autori cechi più giovani ci sono alcuni poeti notevoli, dei cui versi cominciano ad apparire alcune traduzioni italiane (Petr Hruška, Petr Borkovec), e scrittori e scrittrici tradotti in italiano principalmente grazie all’impegno di case editrici di piccole dimensioni, come Miraggi, Keller, Forum.
Annalisa Cosentino insegna Lingua e letteratura ceca e slovacca alla Sapienza Università di Roma, dove coordina il dottorato di ricerca internazionale in Studi germanici e slavi. Ha tradotto in italiano opere di Jan Amos Komenský, Bohumil Hrabal, Jan Skácel, Jaroslav Hašek, Václav Havel. Scrive di storia della letteratura ceca, critica letteraria, studi centroeuropei.