
Le dinamiche storico/giuridiche tra Chiesa e Impero hanno fatto si che, nel tempo, mutasse la prospettiva relazionale dei due Potentati sicché l’imperatore, di fatto, si trova ad essere a capo anche della Chiesa e, conseguentemente, si passa da un sistema Teocratico ad uno qualificato Cesaropapista proprio per sottolinearne l’assoluta e indiscussa influenza imperiale esercitata sulla Chiesa. La commistione tra sacro e profano non ha certo giovato ad entrambe le Istituzioni per cui si reputò opportuno e pertinente operare una divisione tra i due poteri. Inizialmente la Chiesa, per il tramite di due figure eccelse come il Suarez e Bellarmino, coniò la teorica della potestas indirecta in temporalibus ma che sarebbe riduttivo considerarla mera involuzione della potestas directa in temporalibus sino a quel tempo esercitata, per poi, dicevo, definire maggiormente il percorso con una vera e propria politica di separazione tra i due poteri; cosa che si concretizzò con il sistema giurisdizionalista.
Quali erano i rapporti tra Stato e Chiesa nei diversi Stati preunitari?
Il momento da cui muovere per comprendere i rapporti tra Stato e Chiesa nei diversi Stati pre unitari, penso debba essere identificato con il nuovo modello e assetto politico che i vari sistemi europei andavano elaborando e che trovano una qualche conferma nel Congresso di Vienna, coerente con l’idea di assicurare una stabilità ed equilibrio tra gli Stati.
Non può essere, altresì, dimenticato che, calato il sipario sugli Stati assoluti, con l’avvento degli Stati liberali e in seguito al delicato passaggio dell’ancien regime al mondo moderno, tramontò definitivamente quell’unità giuridica e spirituale tra Stato e Chiesa (intesa quella cattolica) i cui presupposti erano stati vagheggiati fin dai tempi del medioevo: toccò poi a quell’evento epocale che è stata la Rivoluzione Francese il compito di far precipitare gli eventi.
Per conto suo la Santa Sede, coerente con il proprio ruolo conservatore ed intransigente, decise di ignorare l’aspetto più profondo di quegli avvenimenti che traducevano l’ansia concreta di uguaglianza e libertà in tutti i campi della vita umana, condannando tout court la Rivoluzione; si trattò, in ogni caso, di una forte presa di posizione in risposta, soprattutto, all’approvazione della Costituzione Civile del Clero che rappresentò uno degli atti più significativi nell’ambito della politica adottata dalla Francia rivoluzionaria contro la Chiesa. È così che, le insorgenze antigiacobine, tutte di matrice popolare sottolineano da una parte il momento di massima crisi attraversato dal mondo cattolico ma, dall’altro, ne testimoniano la sua rinascita e il rafforzamento.
Come si sono evoluti i rapporti tra Santa Sede e Stato italiano sin dalla sua Unità?
Il problema dei rapporti, non solo giuridici, tra Stato e Chiesa cattolica ha avuto notevole importanza nella vita sociale e politica, non solo di quella italiana e nella stessa struttura giurisdizionale, così come si è andata evolvendo in oltre un secolo di vita unitaria. Il processo storico e il conseguente sistema giuridico, in particolare quello riguardante la separazione dello Stato dalla Chiesa, quest’ultima frattanto passata da gruppo dominato a gruppo dominante, hanno fatto cambiare, dicevo, fisionomia culturale, politica e giuridica alla comunità italiana, soprattutto, ma anche europea. Non a caso la nuova storiografia italiana ed estera offre oggi sull’argomento studi critici e ricerche tendenti da un lato a dare una visione sufficientemente oggettiva e, cioè, fuori dagli schemi ideologici che nel tempo si sono imposti e cristallizzati; mentre dall’altro a dare ragione dei nuovi rapporti presenti nel nostro come anche negli altri Paesi tra sistema statuale civile e istituzioni religiose.
Qual è la situazione attuale dei rapporti tra Repubblica Italiana e Chiesa Cattolica e in che modo differiscono dalle relazioni con la Santa Sede?
L’esperienza concordataria, seppur relativamente breve, dovrebbe essere il segno dell’infondatezza di tutte le teorizzazioni del sistema concordatario, così come di quelle che hanno considerato l’utilità solo in rapporto agli ordinamenti totalitari, poiché queste convenzioni, considerate come pacta libertatis et cooperationibus, indicano come il processo di concordatizzazione delle relazioni fra Stato e Chiesa nei sistemi democratici si inserisce nel processo evolutivo dei sistemi stessi verso le forme della democrazia pluralista. Il procedimento di revisione del Concordato Lateranense (il Trattato non viene toccato), sia come attuazione costituzionale, sia come ammodernamento della legislazione, si compie attraverso fasi distinte.
a) Un primo momento è da ricercarsi nel dibattito in sede di Assemblea Costituente nella quale la problematica dei rapporti tra Stato e Chiesa cattolica viene risolto dall’articolo 7 che richiama, appunto, i Patti Lateranensi.
b) Un secondo momento è da ricercarsi nelle riforme degli anni sessanta e settanta: ordinamento regionale, riforma ospedaliera, riforma del diritto di famiglia e così dicendo e, del mutamento dei valori tradizionali che mettono in discussione norme ed istituti che possono incidere anche sul piano etico e religioso: si pensi all’aborto, al divorzio, all’obiezione di coscienza … .
c) Un terzo ed ultimo punto va individuato nelle indicazioni, in tema di rapporti tra Stato e Chiesa, del Concilio Vaticano II, che costituiranno l’elemento trainante della revisione e che impongono all’Autorità ecclesiastica, nell’ambito della reformatio Ecclesiae, stimolata dalle deliberazioni conciliari, di rinnovare i modi e le forme nelle relazioni con il temporale.
Potremmo dire, per concludere, che non si è trattato di un’actio finium regundorum, ma di uno strumento che consente a due realtà diverse, quali lo Stato e la Chiesa, di rafforzarsi giuridicamente tra loro in quanto entrambe le istituzioni al servizio della vocazione personale e sociale del genere umano. Se è pur vero che la Chiesa cattolica, continuando a restare l’unica depositaria della religione vera e rivelata, non rinuncia ad una posizione di privilegio nel contesto politico nel quale opera, lascia comunque spazio, oggi, alle altre confessioni con le quali ha in corso un serrato confronto.