Sophocles deperditus. Tradizione ed ecdotica dei frammenti sofoclei tra XVI e XVII secolo” di Francesco Lupi

Dott. Francesco Lupi, Lei è autore del libro “Sophocles deperditus. Tradizione ed ecdotica dei frammenti sofoclei tra XVI e XVII secolo” edito da ETS: quali vicende hanno segnato la storia della formazione del corpus dei frammenti sofoclei in età moderna?
Sophocles deperditus. Tradizione ed ecdotica dei frammenti sofoclei tra XVI e XVII secolo, Francesco LupiParlare della formazione del corpus dei frammenti sofoclei in età moderna significa riferirsi a una vicenda filologicamente complessa, che ha visto all’opera intellettuali di prim’ordine, animati da approcci al testo frammentario anche profondamente differenti tra loro e rispondenti a istanze culturali di volta in volta di segno diverso. Una vicenda che si snoda attraverso episodi editoriali ora più, ora meno noti, ora segnatamente incentrati sulla raccolta e lo studio dei frammenti sofoclei, ora invece tali da rivestire un’importanza solo marginale, ma comunque non meno significativa, nel plurisecolare percorso di “integrazione” dei frammenti nel quadro delle nostre conoscenze sull’opera di Sofocle. Il volume prende in esame le opere erudite che hanno maggiormente segnato questo percorso fino al XVII secolo compreso, e cerca di metterne in luce specificità e rilevanza nella progressiva valorizzazione dei frammenti sofoclei.

Quali difficoltà presenta la raccolta dei frammenti di tradizione indiretta?
La raccolta dei frammenti di tradizione indiretta, laddove per ‘raccolta’ si intenda l’insieme delle operazioni tese al reperimento e alla successiva “organizzazione” dei materiali frammentari rinvenuti nel quadro di progetti editoriali mirati, presenta difficoltà molteplici: dall’ampiezza e varietà del “bacino di raccolta” dei frammenti, disseminati tra autori e generi letterari anche molto distanti tra loro, alle questioni metodologiche che quella peculiare modalità di trasmissione testuale che si è soliti definire ‘indiretta’ inevitabilmente solleva (come la questione, talora anche particolarmente complessa, del rapporto, inteso lato sensu, tra il testo citato e quello dell’autore citante). Più in generale, un testo frammentario pone spesso problemi che vanno dalla paternità stessa del frammento, quando non espressamente dichiarata dalla sua fonte, alle insidie interpretative che, come è ovvio, gravano su testi estratti dal loro contesto originario, quali sono, appunto, i frammenti giunti a noi per tradizione indiretta. Per il taglio cronologico che caratterizza il mio lavoro – è bene chiarirlo – i frammenti sofoclei (ma non solo) con cui si misurarono gli studiosi la cui opera anima le pagine del mio volume, da Casaubon a Grotius e oltre, appartengono alla tipologia dei frammenti di tradizione indiretta.

Quale importanza rivestono le Animadversiones ai Deipnosofisti di Isaac Casaubon per la collectio dei deperdita sofoclei?
Come ben noto, le Animadversiones di Isaac Casaubon ai Deipnosofisti di Ateneo di Naucrati costituiscono il primo, cospicuo episodio della fortuna editoriale dei frammenti sofoclei. Apparsa nel 1600, la poderosa opera di Casaubon accoglieva al proprio interno un capitolo specificamente incentrato sulla produzione drammatica sofoclea perduta. Nel prendere in esame il versante perduto dell’opera sofoclea, Casaubon proponeva al lettore un catalogo ragionato dei drammi del grande tragediografo ateniese; questo era organizzato sulla base di un criterio oggettivo quale l’ordine rigorosamente alfabetico dei titoli dei drammi che Casaubon era riuscito a rintracciare «in veterum scriptis». Pur nel carattere “digressivo” di tale dotto contributo alla storia editoriale del Sofocle frammentario, in questo ricco capitolo delle Animadversiones Casaubon si faceva carico anche di una quantità significativa di interventi ora sul testo di singoli frammenti, ora su quello delle loro fonti; parecchi di questi interventi si sono poi imposti nella successiva prassi editoriale o sono almeno rifluiti negli apparati critici delle più tarde edizioni scientifiche del testo sofocleo, a testimonianza dell’importanza del contributo di Casaubon anche sul piano propriamente critico-congetturale. Prima ancora di Casaubon, tuttavia, i frammenti di Sofocle erano stati raccolti dall’erudito e uomo politico olandese Dirck Canter, come parte di un vasto progetto editoriale incentrato sui frammenti poetici greci – non solo sofoclei, né soltanto drammatici –, avviato nella seconda metà del Cinquecento e purtroppo mai approdato alla stampa. Sfortunatamente, la parte sofoclea di questa silloge, le cui travagliate vicende sono almeno nelle linee generali ampiamente note a partire dall’importante contributo offerto da J.A. Gruys in The Early Printed Editions (1518–1664) of Aeschylus (1981), rientra tra quelle che, a quanto risulta, non si sono conservate. Ad ogni modo, l’esistenza stessa di un progetto editoriale come quello di Canter consente di apprezzare, pur indirettamente per Sofocle, l’interesse che già nel tardo Cinquecento i frammenti del dramma tragico greco erano in grado di esercitare presso la comunità degli studiosi.

Quale ruolo svolgono studiosi come Joannes Meursius, Hugo Grotius, Thomas Gataker e Johann Albert Fabricius in tale processo?
Studiosi quali quelli menzionati nella domanda svolgono ruoli diversi, ma anche, per certi aspetti, sovrapponibili. In termini molto generali si può dire che tutti – penso soprattutto a Meursius, Grotius e Gataker – hanno proceduto nell’opera di raccolta o di sistemazione editoriale dei frammenti, distinguendosi per il portato della propria attività critico-congetturale sul testo di singoli lacerti sofoclei, e imprimendo un impulso decisivo ai percorsi e ai progressi della filologia applicata ai testi drammatici frammentari. Condensare in poche righe il contributo individualmente fornito da intellettuali come Meursius, Grotius e altri in questo ambito, tuttavia, non risulta agevole. Mi piace però almeno segnalare il tentativo, da parte di Gataker negli Adversaria Miscellanea, di offrire alcuni lineamenti di una sorta di “precettistica” ecdotica applicata ai frammenti drammatici, muovendo in particolare dall’esame e dal perfezionamento del contributo fornito nel campo dei frammenti del teatro greco da Hugo Grotius: non solo, dunque, un approccio al testo frammentario come esercizio di emendazione, per così dire, ‘episodica’, ma un tentativo ragionato di riflettere sul carattere inevitabilmente problematico e sulle specificità della tradizione indiretta, come ad esempio la questione, delicata quant’altre mai e già sopra richiamata, del rapporto e dei reciproci “confini” tra testo citato e testo dell’autore citante.

Quale contributo hanno fornito alla nostra conoscenza del Sofocle perduto i ritrovamenti papiracei?
I ritrovamenti papiracei hanno contribuito in modo significativo alla nostra conoscenza del Sofocle perduto, e non solo per la tragedia ma anche, in particolare, per quanto riguarda il versante satiresco della produzione sofoclea. Basti pensare, per limitarsi a questo ambito, all’attuale fr. 314 Radt, il più esteso frammento sofocleo superstite, restituito per via papiracea e costituito da un’ampia porzione dei perduti Ichneutai. Si tratta di conquiste che per i “frammentologi” dei secoli presi in esame nel mio lavoro erano ancora di là da venire, in quanto pertengono a una fase ben più tarda della storia degli studi – una fase che è almeno lecito sperare possa fornire nuovi, importanti contributi alla nostra conoscenza dell’opera sofoclea e della letteratura drammatica antica tout court.

Francesco Lupi ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Letteratura e Filologia presso l’Università degli Studi di Verona (2010); successivamente è stato postdoc alla University of KwaZulu-Natal (Durban, 2013-2015) e ha svolto soggiorni di ricerca presso lo Scaliger Institute di Leiden (2013) e il Classics Department della University of Cincinnati (2017). È attualmente assegnista di ricerca nel settore di Filologia Classica e docente a contratto a Verona. I suoi principali interessi vertono sul dramma attico e la storia della filologia classica.

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