Il dibattito sarà riesposto in quel che segue con osservazioni e commenti; e i temi che emergono dai vecchi contributi saranno poi ripresi, nella seconda parte dello scritto, con riferimento alle più recenti discussioni e, più in generale, per porre le basi della grande e interminabile querelle su «piano e mercato», che è al centro della teoria economica del socialismo.
La critica di von Mises all’economia pianificata
La critica di von Mises da cui parte la discussione può così sintetizzarsi. Ogni economia ha a sua disposizione risorse scarse, di cui deve fare un uso razionale; ma per poter fare un uso razionale delle risorse occorre avere degli «indici di scarsità», che misurino con precisione la scarsità appunto delle risorse, e quindi la loro maggiore o minore importanza per la collettività. Tali indici di scarsità sono i prezzi; perciò il calcolo in valore, o, per meglio dire, il calcolo che usa i prezzi di mercato, è il calcolo fondamentale di cui deve far uso l’economista e il solo che può rendere razionale la scelta dell’assegnazione delle risorse tra i diversi usi alternativi a cui possono essere destinate.
L’idea di von Mises era che «non è possibile separare il mercato e la sua funzione riguardo alla formazione dei prezzi dal modo di funzionare di una società che è basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione». Sicché in una società socialista «per il fatto stesso che nessun bene di produzione diverrebbe mai oggetto di scambio, sarebbe impossibile determinarne il valore monetario». Ma se il valore dei beni capitali non è determinato, i costi di produzione non possono essere calcolati e non vi è modo di determinare ciò che è razionale produrre; la produzione cioè non potrebbe essere basata su calcoli di minimo costo.
Così la moneta non potrebbe più adempiere in uno stato socialista al ruolo che essa adempie in una società competitiva nel determinare il valore dei beni di produzione e il calcolo in termini di moneta sarebbe impossibile; ma, allora, «ogni passo che ci allontani dalla proprietà privata degli strumenti di produzione e dall’uso della moneta ci allontana anche dall’economia razionale».
Mises affermò inoltre che è solo la molla del profitto che fa fare ai produttori le scelte che danno luogo alla produzione al costo più basso; e che se la possibilità di fare profitti scompare, il meccanismo di mercato perde la sua molla e finisce per fermarsi. Per l’economista austriaco il mercato è l’istituzione fondamentale del capitalismo, e fa tutt’uno con la sua essenza; esso non può essere imitato dal socialismo.»