“Sigismondo Pandolfo Malatesta. Oggetti, relazioni e consumi alla corte di un signore del tardo medioevo” di Elisa Tosi Brandi

Prof.ssa Elisa Tosi Brandi, Lei è autrice del libro Sigismondo Pandolfo Malatesta. Oggetti, relazioni e consumi alla corte di un signore del tardo medioevo edito da Jouvence. Nel libro la contraddittoria figura del signore riminese è raccontata in maniera diversa, attraverso gli oggetti da lui commissionati o acquisiti: quale immagine ne emerge?
Sigismondo Pandolfo Malatesta. Oggetti, relazioni e consumi alla corte di un signore del tardo medioevo, Elisa Tosi BrandiGli oggetti di cui è rimasta traccia documentaria, visiva o materiale appartenuti a Sigismondo Malatesta sono protagonisti di questa indagine attraverso la quale ho voluto tratteggiare un ritratto del Malatesta da nuove prospettive di ricerca, quelle della cultura materiale. Gli oggetti, quali libri, medaglie, tarocchi, tappeti, gioielli, vesti, armi, sono in grado di restituirci informazioni strettamente connesse alla vita quotidiana del loro possessore rivelandone aspetti più intimi e meno indagati, se non addirittura trascurati, dalla storiografia. Gli oggetti di Sigismondo sono in grado di rivelarci i gusti, la cultura e le relazioni della corte malatestiana al tempo di uno dei più interessanti protagonisti della storia italiana della metà del XV secolo.

Quale dimensione della corte malatestiana restituiscono gli oggetti esaminati?
La dimensione è prevalentemente quella quotidiana e intima, perché gli oggetti di cui si parla erano custoditi nella principale residenza malatestiana, Castel Sismondo, all’interno di casse e forzieri, appesi alle pareti, stoccati all’interno di stanze in cui tappeti, arazzi, bandiere e vesti aspettavano le occasioni per uscire ed essere esibiti pubblicamente. All’interno del castello c’erano gli appartamenti di Sigismondo e Isotta, contenenti i loro effetti personali, limitati nel caso di quest’ultima, che risiedeva solitamente in un’altra casa riminese. Tra gli oggetti presenti nella camera di Sigismondo c’erano gioielli, monete, vesti e libri fra cui il Milione di Marco Polo, che il notaio redattore dell’inventario descrive con cura nell’intento di individuare questo bene così come tutti i singoli oggetti, indicando il proprietario quando questi è diverso dal signore, il luogo in cui si trovano gli oggetti quando questi non sono riposti nel loro luogo abituale. È il caso di una giornea appartenuta a Sigismondo che fu posta sulla corazza del signore al Tempio malatestiano in occasione delle sue esequie. Seguendo gli oggetti veniamo a conoscenza di ciò che accadde nei giorni seguenti la scomparsa di Sigismondo, di come si svolsero le sue esequie e dell’allestimento predisposto per accogliere le spoglie mortali di quest’ultimo. Un allestimento trionfante formato dagli stendardi delle sue numerose condotte e dall’armatura del signore corredata da spada e da un elmo con un bizzarro cimiero a due corna che rivela inaspettati significati riconducibili alla politica di comunicazione del Malatesta, aprendo finestre sulle relazioni internazionali di Sigismondo e della corte malatestiana.

Quali modelli di consumo e gusti erano prevalenti nella corte malatestiana attorno alla metà del Quattrocento?
L’elenco dei beni di Castel Sismondo è l’inventario post mortem di Sigismondo, compilato il 13 ottobre 1468, a quattro giorni di distanza dalla sua morte. In questa ricerca l’inventario – di cui si dà un’aggiornata edizione alla fine del volume – è posto in dialogo con altre fonti da cui è stato possibile esaminare modelli culturali e gusti della corte malatestiana. La corte riminese all’epoca di Sigismondo era aggiornata sulle novità del tempo e, anzi, questa ricerca ha potuto confermare il desiderio di Sigismondo di primeggiare in tutti i campi: sono i suoi contemporanei a metterci a conoscenza del carattere del Malatesta, curioso e impaziente. Queste due qualità, che lo resero anche vulnerabile in campo diplomatico, ci mostrano il lato passionale di Sigismondo, pronto a battersi a qualunque costo sui campi di battaglia e in campo diplomatico per salvare il suo territorio, pronto a cercare sui mercati oggetti rari e nuovi. L’indagine sugli oggetti presenti a Rimini all’epoca di Sigismondo hanno fatto emergere alcuni primati della corte riminese: il primo mazzo di tarocchi documentato in una corte italiana nel 1440, purtroppo andato perduto; la prima raffigurazione in un dipinto pubblico italiano di un tappeto turco ottomano che possiamo ancora ammirare, nonostante le notevoli cadute di colore, nell’affresco che Piero della Francesca fece per il Tempio malatestiano, datato 1451. Tra i primati della corte malatestiana non possiamo dimenticare anche le opere letterarie, fra le quali mi piace ricordare il Liber Isottaeus scritto da Basinio da Parma, riconosciuto il primo romanzo epistolare in versi latini d’Europa, considerato dalla critica uno dei capolavori letterari del Rinascimento. Questo libro rimanda ad altre opere concepite per Sigismondo in cui si colgono due mondi, quello cortese cavalleresco e quello umanistico, che gli intellettuali della corte malatestiana seppero fondere reinventando generi e rinnovando il gusto corrente. La magnificenza del signore e della corte tuttavia era popolarmente riconosciuta attraverso il lusso del gusto gotico-cortese impresso in tutto ciò che si poteva esibire, oggetti innanzitutto, come arredi, vasellame, vesti, gioielli e armi, che nel libro vengono descritti dandone, quando possibile, anche il valore economico.

Quale contributo offre tale analisi alla comprensione del signore riminese e del contesto storico e politico nel quale egli operò e visse?
Questo studio è l’esito di un’analisi che mette al centro dell’indagine oggetti di cui è rimasta traccia documentaria, visiva e, quando possibile, materiale, nella consapevolezza che questi ultimi sono in grado di tramandare non solo i gusti e la cultura di un’epoca, quella della metà del XV secolo, ma anche svelare la personalità del loro possessore. I singoli oggetti hanno il potere di far emergere legami, affetti e sentimenti. In questo libro ho tentato di dare loro vita ricostruendo vicende private e pubbliche poco conosciute o inedite, svelando retroscena di episodi già noti che, grazie alle cose, riviviamo accanto a Sigismondo, facendocelo sentire più vicino.

Gli oggetti appartenuti a Sigismondo ci restituiscono una dimensione più intima e quotidiana di un uomo ambizioso, spregiudicato e anticonformista, ma anche ostinatamente radicato alla cultura da cui era stato profondamente influenzato, vale a dire quella medievale espressa nel gusto cortese e nell’immaginario cavalleresco. Gli oggetti del Malatesta ci immergono in un mondo profondamente intriso di questi riferimenti, nella brutalità della guerra e della caccia, ma anche nella raffinatezza della corte, fra il lusso e gli agi, fra i libri e i dibattiti con gli intellettuali. La personalità di Sigismondo, rude e brutale, ma al tempo stesso colto e raffinato, emerge anche nell’analisi dei suoi oggetti, selezionati da un uomo fuori dal comune, ambizioso e spregiudicato, sempre alla ricerca di nuove cose su cui desiderava essere informato. Sigismondo seppe sintonizzarsi con il mondo che cambiava, lasciandoci testimonianze che ci rivelano come fu anticipatore dei tempi in molti campi.

Elisa Tosi Brandi, dottore di ricerca in Storia medievale, insegna e svolge attività di ricerca all’Università di Bologna. I suoi temi di studio riguardano la storia della cultura, dell’economia e della società nei secoli XIII-XVI, gli oggetti e la cultura materiale come fonte di indagine. Tra le sue ultime pubblicazioni si segnalano: L’arte del sarto nel Medioevo. Quando la moda diventa un mestiere (il Mulino, 2017) e Il Medioevo nelle città italiane: Rimini (Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, 2017).

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