Siddharta vorrebbe che gli insegnasse tutto, ma il Buddha non ha dottrine da diffondere: inviterà invece il figlio del bramino a staccarsi da ogni conoscenza aprioristica del mondo e a prepararsi a tutte le esperienze. La vera saggezza non è nel rinnegamento dell’anima, ma nella sua dilatazione sino a raggiungere l’anima del mondo; cioè nell’accettazione totale. Siddharta deve quindi vivere una vita banale per imparare a superarla. Lasciata la foresta, eccolo in città dove inizia il comune cammino degli uomini, incontra la bella e sensuale cortigiana Kumala e il mercante Kamasvani, al quale ben presto s’associa. Per lungo tempo egli sembra smarrirsi e soltanto quando sarà stato segnato dalle tare della civiltà, vecchio, stanco e prossimo alla morte, ritroverà la saggezza in un disgusto immenso che lo indurrà a una nuova solitudine sulle rive del fiume, simbolo dell’infinito e della pace concessa a coloro che hanno rinunciato a perseguire l’interesse materiale. Può così conoscere la libertà, che non è più quella meschina cosa additatagli dai Samana, ma il punto d’arrivo di un’esperienza di vita totale e consapevole, cioè un’adesione e una partecipazione all’universo.
Al personaggio di Siddharta, Hesse contrappone quello dell’amico Govinda, inteso verosimilmente come il simbolo della civiltà europea, che è indifferente ai valori spirituali o al più li considera alla stregua di tecniche conoscibili con metodi razionali. Alla fine del romanzo, Govinda naturalmente non ha imparato nulla e, vedendo che l’amico è arrivato alla verità suprema, viene a supplicarlo di “insegnargli” la saggezza. Ma questa non è cosa che s’impari, e Siddharta si limita a dargli un bacio.
Iniziato nel 1919, il romanzo testimonia quanto l’Oriente non fu per Hesse solo un paese o un’entità geografica, ma patria dell’anima. È del 1911 il suo “pellegrinaggio in Oriente”, di cui parla in poesie e lettere e che fu primo antecedente del romanzo. L’opera ebbe una seconda stagione di nuova, immensa popolarità dopo il successo incontrato fra i “figli dei fiori” del 1968 americano e da lì ripassando l’Atlantico in una costante fortuna che ha incrociato, al passaggio del millennio, lo spirito “new age”.»
tratto da Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature, Bompiani