
Dove è ambientata la tragedia e quali ne sono i temi?
La tragedia è ambientata tra Venezia e Cipro: due luoghi esotici, per il pubblico di Shakespeare, che evocavano le ricchezze e la bellezza delle civiltà mediterranee. Il drammaturgo usa questi due luoghi come simboli dei due poli dell’ordine e del disordine: Venezia è rappresentata dal Doge e dal Senato, ed è la città che permette a Otello e Desdemona di obbedire al loro amore nonostante la differenza sociale; Cipro è invece luogo di conquista, dove le donne perdono ogni protezione sociale e diventano prigioniere della tirannia o del capriccio di mariti e amanti, e dove gli uomini cadono preda delle loro passioni. Su questa dicotomia si giocano i temi principali della tragedia: la gelosia, che viene esplorata nel suo nascere e nel suo svilupparsi nella mente di Otello, resa tanto più mostruosa in quanto il pubblico è perfettamente conscio che si tratta di una gelosia priva di fondamento; e la percezione della differenza, sia razziale, che sociale, che di genere. Otello non è infatti solo la tragedia del personaggio di colore che cerca di integrarsi in una comunità di personaggi dalla pelle bianca; è anche la tragedia dell’outsider, dello straniero a Venezia, di colui che è condannato ad essere perennemente senza patria.
Chi sono i personaggi della tragedia?
Il protagonista è Otello, valoroso generale che è però incapace di riconciliarsi con la sua differenza etnica e sociale rispetto ai personaggi che lo circondano; nobile nell’animo e sinceramente innamorato della moglie, è anche un uomo perseguitato da perenne insicurezza di sé, e diventa quindi facile preda della persuasione di Iago. Desdemona, la moglie e vittima, rappresenta invece l’innocenza violata: è una donna determinata nella prima parte della tragedia, quando coraggiosamente difende la sua scelta di seguire il marito di fronte al padre e al Senato, ma una volta arrivata a Cipro sembra smarrire i suoi riferimenti intellettuali e non riesce a difendersi dall’ossessiva e insensata gelosia di Otello. L’antagonista è Iago, alfiere di Otello, che con freddezza e deliberazione porta alla rovina Otello e lo istiga ad uccidere la moglie, senza che il pubblico, o gli altri personaggi, possano mai capire il motivo che lo spinge a questa distruzione. Gli altri personaggi sono Emilia, moglie di Iago, che ignara delle macchinazioni del marito tenta di aiutare Desdemona, e morirà nell’estremo tentativo di difenderla; Cassio, luogotenente di Otello, che viene accusato da Iago di essere l’amante di Desdemona e per questo motivo rischierà di essere ucciso, nonostante sia sempre leale nei confronti di Otello; Roderigo, innamorato respinto di Desdemona, che si fa convincere da Iago a seguirlo a Cipro e a finanziarne le macchinazioni, per poi finire ucciso durante il tentativo di assassinio di Cassio; e Bianca, amante di Cassio, che senza esserne consapevole diventa parte del tranello diabolico di Iago. Ci sono infine alcuni personaggi minori – il Doge, il Governatore di Cipro, e altri senatori e rappresentanti della potenza veneziana.
Quale stile caratterizza l’Otello?
La tragedia presenta un’efficace mescolanza di stili, il che permette ad ogni personaggio di avere una personalità riconoscibile. Otello, il protagonista, usa, soprattutto nelle scene iniziali, un linguaggio di straordinaria musicalità, caratterizzato da parole rare e da una continua ricerca della bellezza dei suoni. La sua elegante retorica (definita da alcuni critici “la musica di Otello”) però si deteriora nel momento in cui diviene preda della gelosia: gradualmente entrano nel suo discorso immagini bestiali e imprecazioni, mentre la sintassi si spezza e le frasi spesso si riducono a una serie di frammentate invettive. Solo alla fine, nell’approssimarsi della tragedia finale, Otello recupera il suo registro stilistico alto, esprimendo la sua sofferenza attraverso immagini cosmiche.
Il linguaggio di Desdemona, invece, è caratterizzato da un altro tipo di bellezza: è fondamentalmente domestico e gentile, caratterizzato da parole semplici e da frasi chiare e razionali. Anche l’unico momento pienamente lirico che le viene affidato, poco prima della sua morte, non mostra grandi deviazioni rispetto al suo linguaggio abituale: presa da inspiegabile angoscia, Desdemona pensa in modo quasi ossessivo a una canzone, la canzone del salice, di cui canta anche brevi frasi; si tratta di una semplice canzone popolare, nota al pubblico dell’epoca. Anche in questo momento di suprema angoscia, quindi, Desdemona trova la sua reale dimensione in un ambito domestico e familiare, intessuto di un linguaggio piano e modesto.
Infine, Iago è caratterizzato da un linguaggio privo di qualunque slancio lirico: si esprime quasi esclusivamente in prosa, con un ampio uso di immagini simboliche che evocano costantemente la bruttezza del mondo. La persuasione che Iago opera nei confronti di Otello viene quindi espressa attraverso lo stile, nel momento in cui il linguaggio aulico di Otello si degrada fino a diventare assai simile a quello di Iago.
A quali fonti letterarie e storiche ha attinto William Shakespeare?
La fonte principale di Shakespeare è senza dubbio una novella italiana contenuta negli Ecatommiti, raccolta di novelle composta da Giovan Battista Giraldi Cinzio e pubblicata per la prima volta nel 1565. La raccolta fu tradotta in francese da Gabriel Chappuys nel 1584; non vi sono traduzioni inglesi fino al 1753, per cui dobbiamo pensare che Shakespeare si avvalesse o della traduzione francese o dell’originale italiano. Il fatto che la tragedia shakespeariana derivi in modo così diretto da un’unica fonte novellistica (a differenza di altri testi dello stesso autore, come Il mercante di Venezia, che attinge a più fonti e fonde insieme motivi diversi) ci permette di esplorare a fondo la tecnica compositiva del drammaturgo, osservando le differenze e le novità che inserisce rispetto alla novella originale. Vediamo ad esempio come in Giraldi Cinzio solo la protagonista femminile abbia un nome: si chiama Disdemona (nome che deriva dal greco dysdaimon, “dal destino avverso”, il che fa presagire l’infelice sorte della donna), mentre gli altri personaggi sono indicati solo attraverso la loro funzione sociale. Nel creare nomi molto individuali per ciascun personaggio, Shakespeare dà loro anche una personalità più completa rispetto ai personaggi un po’ stereotipati della novella italiana. Inoltre, trasforma creativamente alcuni dettagli (il fazzoletto ricamato il modo in cui Desdemona viene uccisa) cosicché quello che era un racconto violento e un po’ horror diventa una tragedia sublime.
Ci sono poi alcuni testi a cui Shakespeare attinse per arricchire il suo ritratto della Venezia del Cinquecento, soprattutto nel suo rapporto con il rivale ottomano. Possiamo citare ad esempio Generall Historie of the Turkes di Richard Knolles, un libro pubblicato nel 1603, che racconta le vicende dell’Impero ottomano ai tempi delle guerre di Cipro, e The Commonwealth and Government of Venice di Lewis Lewkenor, basato in parte su De magistratibus et republica Venetorum di Gasparo Contarini (1543) e pubblicato a Londra nel 1599.
Infine, alcune delle scene più domestiche sono indebitate ai manuali di conversazione di John Florio, Firste Fruites e Second Frutes; e la canzone del salice, a cui Desdemona allude poco prima di morire, è un brano musicale popolare che fu probabilmente composto durante il regno di Enrico VIII.
Quale ricezione ha avuto la tragedia di Shakespeare?
Se osserviamo la storia della ricezione di Otello nel corso dei secoli, scopriamo che è sempre stato un potente catalizzatore di emozioni, che ha avuto grande risonanza sia con il pubblico a teatro che con lettori e studiosi. Costantemente sulla scena, adattato per l’opera lirica o per il cinema, riscritto, imitato e parodiato, Otello non è solo uno dei drammi più popolari di Shakespeare, è anche un testo in cui lo spettatore può rispecchiarsi per vedere qualcosa di se stesso. La tragedia non ha mai conosciuto un calo di notorietà, sulla scena inglese prima e poi sulle scene di tutto il mondo: fin da subito fu enormemente popolare, rappresentata per la prima volta a corte, a Whitehall, il 1° novembre 1604, e poi riproposta a distanza di anni, sia al teatro Globe che al Blackfriars, il teatro coperto dove lavorava la compagnia di Shakespeare. Tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo su tradotta, prima in tedesco e francese, poi in italiano, e cominciò a calcare le scene di tutta Europa. La rappresentazione del protagonista in particolare è uno dei temi su cui registi e attori si sono da sempre interrogati; e alcuni attori di colore, primo fra tutti Paul Robeson, trovarono proprio attraverso il personaggio di Otello un modo per ottenere un riconoscimento che andasse al di là delle questioni etniche.
Sono molto importanti anche le trasposizioni di Otello in altri generi, soprattutto al cinema e in musica. Per quello che riguarda il cinema, tra i numerosi film tratti dalla tragedia possiamo ricordare quello memorabile di Orson Welles (1952), interpretato dallo stesso regista e filmato in un drammatico bianco e nero: si tratta di un film che è rimasto nella storia del cinema. In anni più recenti, ricordiamo la versione di Oliver Parker (1995), con l’americano Laurence Fishburne nel ruolo di Otello, l’inglese Kenneth Branagh come Iago, e la francese Irène Jacob nel ruolo di Desdemona. Infine, è importante ricordare due celeberrime opere liriche che hanno messo in musica il dramma shakespeariano, vale a dire l’Otello di Gioacchino Rossini, che debuttò a Napoli nel 1816, e quello di Giuseppe Verdi, che ebbe la prima al teatro alla Scala di Milano nel 1887 e rimane ancora oggi una delle opere più famose del panorama lirico mondiale. Evidentemente “la musica di Otello”, già fortemente presente nel testo shakespeariano, è riuscita ad ispirare alcuni dei più grandi compositori di tutti i tempi.
Alessandra Petrina insegna Letteratura inglese all’Università di Padova. Ha pubblicato The Kingis Quair of James I of Scotland (1997), Cultural Politics in Fifteenth-century England. The Case of Humphrey, Duke of Gloucester (2004), Machiavelli in the British Isles: Two Early Modern Translations of the Prince (2009), Petrarch’s Triumphi in the British Isles (2020, vincitore del premio AIA 2022), oltre a volumi e saggi sulla letteratura tardo-medievale e rinascimentale. Collabora alle riviste Memoria di Shakespeare, Renaissance Studies e Scottish Literary Review; è socio corrispondente dell’Accademia Galileiana.