
di Giuseppe Cambiano
il Mulino
«Questo libro si rivolge in primo luogo a giovani che si accingono o intendono avvicinarsi allo studio della filosofia, ma anche a chiunque nutra qualche curiosità nei confronti di quella attività che ha preso il nome di filosofia. Qui non si raccontano però le vicende della filosofia in Occidente nell’arco di circa 2.500 anni: queste le si può trovare esposte e raccontate in libri su filosofi o correnti filosofiche o in manuali di storia della filosofia. Tanto meno l’intenzione è di sostituirsi alla lettura diretta dei testi dei filosofi, soprattutto di quelli che hanno segnato momenti particolarmente significativi. Il libro è piuttosto un invito a fare l’esperienza della lettura di testi filosofici e ad acquisire qualche conoscenza della storia della filosofia. Come per ogni invito a spettacoli, concerti, gare sportive, discussioni, feste o pranzi, anche in questo caso si ritiene che gli eventi promossi possano essere apprezzati. Per mostrare che può valere la pena fare questa esperienza e magari arrivare ad amare la filosofia, sono indicate sette ragioni. Esse fanno leva su aspetti generali, che, in forme e gradi diversi, sono presenti nell’attività filosofica quale si è svolta in Occidente nei molti secoli della sua storia e sono praticati ancora oggi. Si tratta di atteggiamenti e capacità che possono trovare riscontro e applicazione anche negli ambiti della vita quotidiana, per lo più in maniera inconsapevole, nella scelta dei modi di vivere e di intrecciare rapporti con persone più o meno vicine a noi e con le società in cui si vive, con momenti importanti del passato che probabilmente continuano a condizionare anche il nostro presente, con culture diverse dalla nostra. Sono atteggiamenti che aiutano anche a valutare e controllare quanto si dice o si fa abitualmente o si trova formulato in testi scritti o sugli schermi dei computer, per cercare di essere liberi anche nei loro confronti, senza subire passivamente condizionamenti o pressioni esterni.
Le sette ragioni formano il contenuto dei sette capitoli e fanno perno, ciascuna, su aspetti propri dell’attività filosofica: 1) sollevare domande, quali domande e come porle; 2) usare parole e quali tipi di parole per rispondere a queste domande; 3) rispondere non solo con semplici affermazioni o visioni complessive del mondo, ma mediante ragionamenti che mirino a giustificare e rendere accettabili queste risposte; 4) apprezzare il valore dei dissensi tra filosofi, che presentano non di rado risposte alternative a determinati problemi, ma sempre accompagnate da argomentazioni, in modo da apprendere a valutare il peso dei vari ragionamenti e a non cadere in forme di dogmatismo o fanatismo; 5) aprire confini e superare barriere, non rimanere chiusi esclusivamente in un ambito specialistico, ma intrecciare rapporti con concezioni del mondo proprie di religioni o opere letterarie e cinematografiche e, in genere, prodotti artistici e soprattutto con le risposte a determinati problemi formulate nei secoli dalle varie scienze (contro la cosiddetta opposizione tra le due culture); 6) capire gli altri, le loro parole e i loro scritti, inclusi altri tempi e altre generazioni, comprendere perché nel passato furono sollevati certi problemi e perché essi trovarono determinate risposte; 7) capire altri mondi, ovvero il fatto che il pensiero non è prerogativa esclusiva dell’Occidente, tanto meno dei soli filosofi, ma trova espressioni scritte altrettanto complesse, anche se diverse, in altri siti geografici, soprattutto India, Cina, Giappone e mondo islamico. Di qui l’utilità di istituire confronti con queste altre forme di pensiero, anche allo scopo di chiarire meglio aspetti ed eventuali limiti dei modi di pensare diventati dominanti in Occidente. […]
L’uomo senza filosofia – disse nel secolo scorso Bertrand Russell – «passa attraverso la vita chiuso nei pregiudizi dettati dal senso comune, dalle opinioni più comuni del suo tempo e del suo paese, e dalle convinzioni cresciute nella sua mente senza la cooperazione né il consenso della volontà e della ragione. Per un tale uomo il mondo tende a divenire definito, finito, ovvio; gli oggetti della vita quotidiana non pongono problemi, e le possibilità insolite vengono respinte con disprezzo.» La filosofia, invece, «sa suggerire molte possibilità che allargano l’orizzonte dei nostri pensieri liberandoli dalla tirannia della consuetudine», scuote il dogmatismo arrogante «e tiene desta la nostra meraviglia».»