Self publishing sì o no? Pro e contro dell’autopubblicazione

Il self publishing, o autopubblicazione, consiste nel pubblicare un libro senza ricorrere ad un editore. Il fenomeno nasce nel 2002 grazie a Bob Young, ex amministratore delegato di Red Hat, che in quell’anno fondò il sito web Lulu.com. Nel 2011 lo scettro di leader mondiale del self-publishing passò dalle mani di Lulu al gigante delle vendite online di libri Amazon, che consente di pubblicare sia ebook che in edizione cartacea tramite la piattaforma Kindle Direct Publishing.

Il panorama italiano vede la presenza di piattaforme come ilmiolibro, nata nel 2008, che con oltre centomila titoli pubblicati, trentamila autori e 600.000 utenti registrati è anche una delle più importanti in Europa (insieme alla tedesca BOD). Vi è poi Youcanprint, con i suoi oltre 5.000 autori che hanno già pubblicato più di 10.000 opere.

Il self-publishing rappresenta, per gli aspiranti autori, un’alternativa veloce al lungo iter di ricerca di un editore. In alcuni casi, opere autopubblicate si sono rivelate veri e propri casi editoriali, scalando le vette delle classifiche di vendita. È quanto è accaduto ad esempio a Storie della buonanotte per bambine ribelli di Elena Favilli e Francesca Cavallo.

Tra i vantaggi del self publishing rientrano certamente la completa autonomia creativa dell’autore ed il rapporto diretto coi propri lettori. Il self publishing è inoltre un processo meno costoso, grazie al “fai-da-te” per l’editing, la correzione delle bozze e la promozione del proprio libro. I guadagni sono più elevati rispetto all’editoria tradizionale: le royalties per copia venduta posso variare dal 30% all’80% del prezzo di copertina contro il 10% dell’editoria tradizionale.

Grazie alle piattaforme di self-publishing gli autori possono acquisire un codice ISBN diventando a tutti gli effetti editori del proprio libro. Le piattaforme di self publishing inoltre offrono enorme visibilità grazie all’integrazione coi social network e al grande traffico di utenti sul proprio sito. L’autore può anche decidere l’acquisto di alcune copie del proprio libro da utilizzare per auto-promuoversi.

L’autopubblicazione può rappresentare una valida alternativa all’editoria a pagamento, nella quale si annidano talvolta anche vere e proprie truffe a danno degli aspiranti scrittori.

I critici del self-publishing osservano che con la disintermediazione offerta dall’autopubblicazione viene meno l’insostituibile funzione dell’editore di gatekeeping del mercato editoriale che, attraverso la selezione delle sole opere realmente meritevoli di pubblicazione, evita così di immettere sul mercato libri di scarso valore letterario. La messe di titoli pubblicati ogni anno nel nostro Paese fa d’altra parte sì che il numero di libri pubblicati sovrasti quello dei lettori. A fronte infatti solamente di un terzo circa degli italiani di età superiore ai 6 anni che legge almeno un libro all’anno, nel solo 2017 sono stati ben 66.757 i nuovi titoli pubblicati in Italia.

Sta di fatto che il self publishing è ormai una realtà consolidata, destinata a crescere ulteriormente in futuro, a scapito probabilmente del numero e della rilevanza delle case editrici nel mercato editoriale contemporaneo.

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