
di Massimo Blasi
Newton Compton Editori
«Questo libro non vuole essere una semplice raccolta, più o meno vasta, di citazioni latine confluite nella lingua italiana. Non troverete, ad esempio, locuzioni pur famose come cave canem, ubi maior minor cessat, hic et nunc. Lo scopo del presente volume è infatti quello di presentare una selezione ragionata di espressioni latine di età arcaica, classica e tarda alle quali si possa attribuire una sicura paternità, riconducibili quindi ad autori antichi precisi. Di ciascuna sono esaminati diffusamente l’origine, le opere in cui ogni forma è contenuta, i diversi contesti culturali e storico-letterari che l’hanno prodotta, la lingua latina che la veicola, la fortuna nelle età successive. L’obiettivo è di trasportare il lettore nella mentalità di un mondo necessariamente lontano, ma di cui ancora oggi sopravvivono tracce ignote ai più. Ulteriore, ma non meno secondario, scopo è quello di divertire, perché non c’è apprendimento senza emozioni.
Il libro ha dunque due anime, come testimonia la sua stessa struttura. Nella prima parte sono riunite le espressioni latine confluite in italiano, mentre nella seconda vengono proposti giochi (semplici, ma non troppo) con i quali cimentarsi dopo aver letto la prima. […] Tre appendici forniranno un inquadramento degli autori antichi citati, della cronologia della storia romana alla quale si fa inevitabilmente riferimento e del lessico tecnico che potrebbe risultare ostico a chi è meno ferrato in latino o ci si accosta per la prima volta proprio grazie a questo libro. Seguono infine le soluzioni dei giochi.
Alla fine della lettura avrete acquisito, oltre a una maggiore conoscenza della cultura classica latina, anche nuove espressioni con cui arricchire il vostro linguaggio e ne avrete imparato l’origine, il senso e il contesto. Sentirò di avere raggiunto il mio proposito se questo libro vi permetterà di usarle correttamente, senza storpiarle o travisarle.
Alle insidie nascoste nelle espressioni spiegate nel volume, e in altre ancora, è dedicata una sezione della prima parte del libro, dove, sulle orme del famoso Io speriamo che me la cavo di Marcello D’Orta, ma in veste latina, sono raccolti alcuni degli strafalcioni più divertenti uditi a lezione, e non solo.
Infatti, l’idea di scrivere un libro del genere nasce proprio dal mio mestiere di docente. Quattro anni fa sottoposi ai ragazzi un compito di realtà che consisteva nel completare dei dialoghi inserendo alcune espressioni latine tratte da un elenco che avevo loro fornito. Mi accorsi, non senza troppo stupore, che quasi nessuno di loro conosceva bene il significato di detti anche molto famosi, come ipse dixit o semel in anno licet insanire. Le valutazioni degli elaborati furono pertanto disastrose, ma quell’esperimento ha dato come frutto (spero migliore) il libro che avete tra le mani.
Ave atque vale!»