
L’inconsueta fiaba, composta da 192 pagine e frutto della combinazione tra tradizione giapponese e cultura pop, invoglia il lettore a interrogarsi sul significato profondo della vita e su ciò che conta davvero. Dallo stile delicato, il romanzo non annoia mai, anzi, in alcuni casi contiene perfino battute di spirito che si alternano a momenti toccanti.
Cosa piace del libro? La capacità di commuovere pur partendo da una trama un po’ strampalata e l’abilità dell’autore nel riuscire ad affrontare degli argomenti notoriamente difficili con semplicità, adottando uno stile scorrevole e piacevole. Se i gatti scomparissero dal mondo è una lettura da finire tutta d’un fiato, magari accoccolati sul divano e con una tazza di cioccolata calda a fianco. Un vero capolavoro da cui trarre degli interessanti spunti di riflessione.
Trama
Il protagonista di questa storia così surreale è un postino di 30 anni, riservato, metodico e un po’ malinconico. L’uomo vive da solo in un piccolo appartamento in compagnia del suo gatto, Cavolo. Afflitto da frequenti mal di testa, decide di sottoporsi a una visita medica, da cui emerge un esito infausto: tumore incurabile. Ma cosa fare nell’unica settimana di vita rimasta? Come sfruttare al meglio il tempo a disposizione? La disperazione prende il sopravvento fin quando non fa la sua apparizione il Diavolo, che gli propone un patto: un giorno in più in cambio della sparizione di un oggetto. “Come cambierebbe il mondo? E come cambierebbe la mia vita? Se io scomparissi dal mondo”.
L’uomo si rende conto che in fondo è possibile vivere senza cellulare, senza film o orologi tuttavia ognuno di questi oggetti è legato a un ricordo, a un vissuto particolare. Rinunciare a ciascuno di essi significa cambiare il corso della propria vita e degli affetti più cari. “Quello che pesava maggiormente non era la scomparsa dell’oggetto fisico in sé, ma la portata della sua scomparsa”. Il distacco più doloroso è causato dalla volontà del Diavolo di far sparire dalla faccia della Terra tutti i gatti. In questo momento ogni certezza vacilla: il protagonista inizia una riflessione intensa e sofferta che sfocia in una decisione finale commovente.
Recensione
Il titolo ha di certo qualcosa di stravagante ma, in realtà Se i gatti scomparissero dal mondo vuole essere un chiaro invito a riflettere su cosa è davvero importante nella vita. Il romanzo breve, dalla lettura scorrevole, incisiva, semplice ma mai banale, tratta il tema della morte in maniera delicata ed originale. La vicenda si apre con una terribile diagnosi di morte (tumore al cervello al quarto stadio, senza possibilità di guarigione): ciò che il lettore legge è dunque una sorta di testamento del protagonista che si conclude però con un importante messaggio di speranza e non di disperazione.
La figura del Diavolo è molto diversa da quella tradizionale. Dal ghigno tetro e con una stravagante camicia gialla hawaiana, il personaggio (una versione improbabile e fastidiosa del protagonista) è senza dubbio assai arguto, sfrontato e irriverente. Nonostante le premesse un po’ fuori dal normale, infatti, Aloha (nome dato al Diavolo in base all’abbigliamento particolare), costringe il postino e, di conseguenza, il lettore a intraprendere un viaggio introspettivo per dare un valore alla vita e agli affetti più cari. “Mi pareva incredibile pensare che qualcosa che diamo per scontato avrebbe potuto scomparire all’improvviso”.
Attraverso l’arguzia del Diavolo, l’autore mette in evidenza i pro e i contro di quel patto che consente di poter guadagnare poco alla volta 24 ore di vita. In più, innesca nel protagonista una riflessione sulle conseguenze delle sparizioni degli oggetti e sul viaggio nei ricordi, portando alla risoluzione di questioni lasciate in sospeso. Ognuno di essi, infatti, è legato a una storia particolare e a una persona (un vecchio amore, un’amicizia e un anziano genitore).
Kawamura Genki affronta un altro importante tema: il legame tra l’uomo e il suo gatto. “I gatti […] ti ignorano per la maggior parte del tempo, ma quando percepiscono che stai davvero male si avvicinano senza fiatare”. La risposta alla domanda fatta dall’autore nel titolo, arriva dal protagonista non appena si incammina in un terreno impervio e scosceso che è la conoscenza profonda e matura di sé.
Nella suddivisione dei capitoli, Kawamura introduce anche degli aspetti della cultura religiosa cristiana, con riferimenti alla Genesi. I sei giorni corrispondono alla creazione di tutte le cose. Durante il settimo invece Dio si riposa ammirando il proprio lavoro. Nel romanzo breve, l’autore utilizza lo stesso arco di tempo per eliminare qualcosa dal mondo, mentre l’ultimo giorno è riservato alla morte del postino.
La conclusione del libro si può intuire facilmente già dalle prime righe anche se l’evoluzione della situazione non è comprensibile. Il finale aperto, inoltre, sembra un pizzico innaturale. Piace tuttavia la poesia presente in ciascuna pagina del libro. Tra le righe, soprattutto le ultime, si percepisce il valore delle piccole cose: anche un semplice orologio o un film possono rivelarsi essenziali se legati a un particolare ricordo oppure a una persona cara appartenente al passato.