“Scrivere sui libri. Breve guida al libro a stampa postillato” di Giancarlo Petrella

Prof. Giancarlo Petrella, Lei è autore del libro Scrivere sui libri. Breve guida al libro a stampa postillato edito da Salerno: innanzitutto, cos’è un postillato?
Scrivere sui libri. Breve guida al libro a stampa postillato, Giancarlo PetrellaCol termine postillato, entrato da alcuni decenni nell’uso dapprima accademico, poi esteso anche ai ‘non addetti ai lavori’, si intende un libro a stampa con annotazioni manoscritte, depositatesi nei secoli sui margini, tra le righe, nell’interlinea, nelle parti liminari del testo, persino in carte aggiunte. Tali annotazioni, che concorrono a delineare la storia del singolo esemplare, ne rappresentano la storia pregressa, rispondono alla domanda se il libro sia stato davvero letto, chi lo abbia letto e come. Rappresentano una sorta di stratificazione di voci, dalle quali riemergono lettori e possessori, spesso anonimi, che hanno però lasciato traccia di sé e del dialogo avviato con il testo. Lo studio dei postillati rappresenta la nuova frontiera della ricerca storico-filologica.

Perché l’atto dello scrivere sui libri, anziché dannoso, può in qualche modo aumentare il valore, non solo commerciale, dell’esemplare?
Sebbene a lungo, soprattutto nel Sette-Ottocento, le annotazioni manoscritte sui libri siano state considerate dai librai e dai collezionisti alla stregua di scarabocchi e deturpazioni del volume (con conseguenti interventi di lavatura e restauro dei volumi che hanno finito per cancellare importanti tracce di lettori), da alcuni decenni gli studi filologico-letterari e storico-librari hanno attirato l’attenzione sugli interventi manoscritti depositatisi sui libri a stampa. Il discorso non riguarda ovviamente solo il pregio commerciale di eventuali volumi posseduti e postillati da letterati di fama (si pensi ad esempio a un volume con nota di possesso e postille di Bembo, piuttosto che di Machiavelli o di Ariosto), ma lo studio sistematico di migliaia di esemplari che sono passati tra le mani di letterati, umanisti e semplici lettori anonimi le cui annotazioni rilevano però i loro gusti e il loro approccio al testo. Tali informazioni disseminate sui margini contribuiscono a delineare la storia della ricezione del testo e della sua fruizione, oltre che a fornire indicazioni sulla storia della lettura. Inoltre permettono di ricostruire, volume dopo volume, la biblioteca personale dei singoli lettori, mercanti o studiosi che fossero. L’analisi delle singole note di possesso consente di ricostruire, almeno virtualmente, le migliaia di biblioteche ecclesiastiche che andarono fisicamente disperse dopo le soppressioni sette-ottocentesche e i cui volumi riaffiorano oggi in biblioteche pubbliche e collezioni private ai quattro angoli del mondo.

Quale varietà tipologica caratterizza le cosiddette note d’esemplare o marks in books?
Ricondurre le annotazioni manoscritte a una rigida griglia interpretativa non è semplice, ma il volume offre una guida utile in questo senso. La sua lettura è quindi ampiamente consigliata a chi per diletto o lavoro si occupi di libro antico a stampa. Ciò detto, è possibile qui citare alcuni rapidi esempi tratti da una casistica assai più ampia e affascinante. La tipologia più diffusa è indubbiamente quella delle annotazioni di possesso, vergate di norma in limine al volume, in latino o in volgare, al fine di rivendicare la proprietà dell’esemplare. Spesso tale annotazione era accompagnata da un’esplicita esortazione a restituire il volume al legittimo proprietario in caso fosse andato smarrito o a un’imprecazione contro l’eventuale furto. Altra tipologia assai diffusa è la nota d’acquisto, che fornisce preziose informazioni allo storico del libro riguardanti la circostanza del suo acquisto e il prezzo pagato. Lo stesso dicasi per note di dedica, dono o prestito che consentono di tracciare il passaggio dell’esemplare di mano in mano. Postille vere e proprio sono infine le molteplici annotazioni marginali o interlineari che denotano lo studio del testo da parte di uno o più lettori. Si tratta di commenti, traduzioni, riferimenti ad altri autori e testi, collazioni con manoscritti che riportano lezioni differenti. Tutto ciò delinea un dialogo, più o meno serrato, che il lettore ha avuto con il testo. Nelle carte aggiunte si trovano frequentemente testi e annotazioni anche accessorie rispetto all’opera trasmessa, per esempio note di nascite e morti, testi poetici, annotazioni di natura storica o personale, episodi concreti di biografie evanescenti.

Come si è sviluppato, nel corso degli anni, lo studio delle postille?
Come si accennava, nonostante alcuni precoci interessi per i volumi postillati soprattutto da letterati di fama, l’attenzione sistematica per le annotazioni manoscritte è relativamente recente. Ancora nel tardo Ottocento poteva capitare di imbattersi in volumi sbiancati per cancellare le ‘brutte’ annotazioni marginali che deturpavano il prezioso esemplare quattro-cinquecentesco destinato a un collezionista. È soprattutto a partire dagli anni Novanta del secolo scorso che in ambito dapprima accademico, poi anche bibliotecario, si è fatta attenzione ai postillati, avviando ricerche isolate o più sistematici censimenti soprattutto di edizioni a stampa quattrocentesche con annotazioni manoscritte. Alludo ad esempio al progetto di censimento degli incunaboli postillati della Biblioteca Trivulziana di Milano, poi esteso a molte altre biblioteche lombarde. Personalmente ho iniziato a occuparmi di postillati nel 1997, ricostruendo la biblioteca personale di uno straordinario erudito del primo Cinquecento, il domenicano fra Leandro Alberti e inseguendo gli esemplari un tempo da lui letti e annotati nelle biblioteche bolognesi e dell’Italia settentrionale. Poi l’attenzione è cresciuta negli anni con ricerche anche in altre direzioni, come il recente censimento degli esemplari dell’Hypnerotomachia Poliphili stampata da Manuzio nel 1499 pubblicato sulla rivista «Humanistica».

Giancarlo Petrella è Professore Ordinario di Storia e conservazione del patrimonio librario presso l’Università Federico II di Napoli e di Storia del libro presso la Scuola Superiore Meridionale

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