“Scrivere e autopubblicarsi. La guida completa al self-publishing” di Davide Moroni

Dott. Davide Moroni, Lei è autore del libro Scrivere e autopubblicarsi. La guida completa al self-publishing pubblicato da Editrice Bibliografica: innanzitutto, cosa significa davvero autopubblicarsi?
Scrivere e autopubblicarsi. La guida completa al self-publishing, Davide MoroniBanalmente, autopubblicarsi significa stampare e mettere in vendita da sé una propria opera, senza quindi passare attraverso un editore. Un editore, di norma, si occupa di selezionare, tra le numerose proposte che riceve da parte di aspiranti autori, quelle che ritiene più meritevoli di pubblicazioni, o comunque che più rientrano nella linea editoriale che persegue. Un editore, perciò, svolge un’importante operazione di selezione delle opere, investendo del denaro su quelle che sceglie di pubblicare e facendo poi del suo meglio dal punto di vista promozionale affinché quel determinato libro venda il più possibile, per il guadagno suo ma anche, ovviamente, dell’autore stesso. La vera domanda, quindi, è perché molti autori optano per il self-publishing? Di ragioni ce ne sono diverse, ma le principali sono due. Da una parte, molti autori non trovano editori disposti a pubblicarli: può essere “colpa” degli editori, che ricevendo troppe proposte non riescono comprensibilmente a gestirle in maniera appropriata, ma il motivo il più delle volte è dovuto alla bassa qualità dei manoscritti che arrivano in casa editrice. Dall’altro lato, anche nei casi in cui un editore si mostri interessato a una certa opera, dal momento in cui l’autore invia la sua proposta a quello in cui il libro viene a trovarsi effettivamente disponibile per la vendita passa parecchio tempo, anche un paio d’anni. Molti autori, come è successo anche a me qualche anno fa con Mai dire Draft, un libro di argomento cestistico che ho autopubblicato, non vogliono aspettare così tanto e optano per il self-publishing, con esiti più o meno felici a seconda dei casi.

Quali vantaggi offre il self-publishing?
Come ho appena accennato, la velocità di pubblicazione è sicuramente uno dei grandi vantaggi: una casa editrice deve valutare un’opera inedita, decidere se pubblicarla, firmare un contratto con l’autore, sottoporre l’opera a editing, impaginazione, correzione di bozze, realizzazione della copertina e (si spera) dell’eBook. Nel self-publishing di sicuro si risparmia il tempo della valutazione, e soprattutto non si deve aspettare alcun responso. Bisogna però ricordare che autopubblicare vuol dire che l’autore è contemporaneamente anche editore: ogni scelta riguardante il suo libro dovrà essere presa in prima persona, e non sempre un self-publisher (che di professione fa tutt’altro) ha le competenze per farlo. Il mio manuale è una guida anche in questo senso. Un altro vantaggio è il guadagno, che però spesso viene confuso con il ricavo. Infatti, se un autore che pubblica con un editore normalmente avrà diritto a circa il 5-10% del prezzo di copertina per ogni copia venduta, con il self-publishing questa percentuale si alza considerevolmente, oscillando tra il 20% e il 60%, a seconda delle piattaforme di pubblicazione. Tuttavia, i ricavi potrebbero essere notevolmente più bassi, perché per un editore medio, o anche piccolo ma che si sa muovere bene, è molto più facile essere presente in libreria, e di conseguenza vendere, rispetto a un self-publisher, che vende quasi esclusivamente online (se vende). Lascio per ultimo quello che, a mio parere, è il vantaggio principale del self-publishing: la certezza di pubblicare. Certi autori scrivono cercando un successo che molto spesso, a dirla tutta, non meritano, ma molti altri vogliono semplicemente avere la soddisfazione di avere fisicamente tra le mani il loro libro. In questi casi, la certezza di arrivare a questo risultato, e di poter controllare in prima persona ogni passaggio, è il vero vantaggio di un fenomeno come il self-publishing.

Il self-publishing è alla portata di tutti?
I presunti guru del self-publishing che riempiono le bacheche dei social network con pubblicità mirate a convincere gli aspiranti scrittori che vivere di scrittura tramite il self-publishing non solo è possibile, ma è anche facile, risponderebbero di sì senza ombra di dubbio. Anch’io, di fatto, rispondo di sì, ma vorrei anche specificare che dipende dalle aspettative. Se un autore vuole semplicemente, come dicevo, avere la soddisfazione di pubblicare il suo romanzo, senza curarsi della qualità – cosa assolutamente legittima – allora certo, il self-publishing è alla portata di tutti. Anzi, il mio manuale va in quella direzione, spiegando passo passo, in maniera estremamente pratica, ogni singolo passaggio per arrivare autonomamente dal manoscritto al libro stampato, ottenendo un risultato di gran lunga migliore rispetto a un “fai-da-te improvvisato”, senza alcuna competenza. Lo stesso manuale, però, sottolinea anche che per ottenere un risultato professionale bisogna affidare, appunto, a dei professionisti diverse parti della lavorazione, proprio come fanno gli editori. A questo punto, inutile nasconderlo, la questione inizia a incidere dal punto di vista economico, dato che non tutti possono permettersi di spendere (o investire) qualche centinaio di euro solo per togliersi uno sfizio (o per tentare una purtroppo improbabile carriera nel campo della scrittura). Attenzione: non sto esprimendo giudizi. Chiunque è liberissimo di fare tutto da sé, ottenendo un prodotto di qualità bassa, se è quello che vuole, se è quello a cui ambisce. La parola chiave del mio manuale è “consapevolezza”: io voglio che un aspirante self-publisher diventi pienamente consapevole di ogni passaggio necessario per pubblicare un libro, potendo poi scegliere se provare a farlo in prima persona seguendo le mie istruzioni, ottenendo gratis un risultato dignitoso, o se affidare il lavoro a dei professionisti, ottenendo un prodotto di qualità ma pagato il giusto (e quindi alto, per un privato) prezzo.

Quali dimensioni ha assunto il fenomeno self-publishing?
Negli ultimi dieci anni il self-publishing è cresciuto in maniera esponenziale, ma fortunatamente è cresciuta di pari passo anche la consapevolezza, appunto, di ciò che significa autopubblicarsi. Nel 2010 i titoli autopubblicati erano circa 3.000, di cui oltre l’80% di narrativa; nel 2018 il totale dei titoli ha sfiorato i 10.000, mostrando una maggior diversificazione dei generi, con la narrativa che rappresenta circa il 50% dei titoli autopubblicati e il resto che si suddivide tra saggistica (specialistica e non), manualistica e altri titoli cosiddetti di “non-fiction”. Cosa significa? Significa che all’inizio il self-publishing era utilizzato perlopiù da quegli autori che, non trovando un editore che li pubblicasse, decidevano di fare da sé pur di vedere il proprio libro stampato e pubblicato. Oggi, accanto a questi autori, che ovviamente ancora ci sono, ne esistono numerosi altri che scelgono consapevolmente il self-publishing perché, soppesando pro e contro, decidono che gli conviene. Come ho fatto io con il mio già citato Mai dire Draft: l’avevo scritto per divertimento, non avevo grandi aspettative di successo o di guadagno (che comunque sarebbe stato più basso pubblicando con un editore), ero in grado di gestire in prima persona bene o male ogni passaggio necessario alla pubblicazione (occupandomi per professione di servizi editoriali da ormai più di dieci anni), non volevo passare per la trafila della ricerca di un editore e, soprattutto, mi rivolgevo a un pubblico così settoriale che il fatto di avere o meno un marchio editoriale in copertina avrebbe fatto poca differenza: il mio libro difficilmente sarebbe arrivato in libreria, avrebbe venduto soprattutto online e, in ogni caso, era destinato a una nicchia di mercato molto ristretta ma ben definita, quella dei super appassionati di basket americano, che avrebbero facilmente trovato il mio libro semplicemente cercando tra i non molti libri sul basket disponibili sul mercato. Questo è quello che intendo quando parlo di scelta consapevole: sapere come funziona, cosa è necessario, soppesare pro e contro, e decidere.

Quali sono i passaggi da compiere?
Se l’obiettivo è pubblicare e basta, ovvero ottenere il minimo risultato con il minimo sforzo, gli unici passaggi necessari saranno individuare una piattaforma di self-publishing con cui pubblicare (le più conosciute sono Streetlib, Youcanprint, Amazon KDP, PassioneScrittore e Ilmiolibro), impaginare il proprio libro (o farlo in automatico su quelle stesse piattaforme, con risultati spesso assai rivedibili) e metterlo in vendita. Proviamo però a partire invece dal presupposto che vogliamo pubblicare un libro che possa competere davvero sul mercato. Considerando che già partiamo in svantaggio rispetto all’editoria tradizionale, per avere un prodotto di pari qualità dovremo fare tutto ciò che fanno anche le case editrici: affidare il testo a un editor per una revisione strutturale dell’intera opera; affidare a un grafico l’impaginazione e la creazione della copertina (aspetto fondamentale); affidare a un correttore di bozze la rilettura della bozza di stampa; affidare a un professionista la realizzazione dell’eBook; affidare a un social media manager o a un social media strategist la campagna promozionale. Come dicevo, ovviamente tutto questo ha un costo, ma è proprio questo il segreto di pulcinella: pubblicare libri costa, ed è per questo che esistono gli editori, che sono imprenditori che investono i loro soldi in un prodotto che, secondo loro, li farà guadagnare. Se si vuole fare a meno di un editore ma realizzare un prodotto di pari qualità, i soldi da investire li dovrà mettere l’autore, altrimenti il libro realizzato sarà per forza di cose di qualità inferiore.

Quali supporti possono agevolare le fasi dell’editing e dell’impaginazione?
Come detto, e come ripeto più volte nel mio libro, la scelta migliore è sempre quella di affidarsi a un professionista per ogni lavorazione sul manoscritto. Tuttavia, così facendo l’investimento in termini economici sarebbe assai impegnativo per una persona “media”, e proprio per questo ho scritto questo manuale. Posto che sarebbe sempre meglio lasciare a ognuno il proprio lavoro, ci sono dei passaggi che si possono compiere in prima persona, se si impara a farlo. L’impaginazione è una di questi. Nel manuale spiego passo passo come impaginare un libro dignitoso e senza errori con Adobe InDesign, il software di riferimento per l’impaginazione di libri, di cui è possibile scaricare gratuitamente una versione di prova che dura 7 giorni. Per l’editing la questione è un po’ più delicata: da una parte è praticamente impossibile fare editing di se stessi, proprio perché uno sguardo esterno è necessario per scovare quei difetti che l’autore stesso non è in grado di vedere. D’altra parte, però, è di solito la spesa più sostanziosa da sostenere, perciò nel manuale cerco di dare qualche dritta per cercare perlomeno di rileggere il proprio testo in maniera critica, proprio perché esistono delle vie di mezzo tra un testo riletto da un editor e un testo non riletto.

Come si crea un e-book?
La realizzazione dell’eBook è, tra tutti, il passaggio più complicato, almeno da un punto di vista tecnico, dato che ha a che fare più con il linguaggio HTML che con nozioni redazionali o di grafica. L’eBook è semplicemente il formato elettronico del libro, ovvero un file che contiene a sua volta uno o più file HTML in cui si trova il testo del libro, più altri file che permettono al device di lettura di interpretare e visualizzare correttamente il contenuto del libro. Anche in questo caso, nel mio manuale spiego passo passo come realizzare un eBook semplice e funzionante, in grado di passare il test di validazione degli store online; tuttavia, ammetto che è tutt’altro che semplice, soprattutto per chi non ha mai fatto niente di simile. Esistono dei convertitori automatici da pdf a epub (che è il formato standard degli eBook), ma di solito non funzionano particolarmente bene; consiglio quindi, se non si riesce a fare da sé, e visto il prezzo esiguo (qualche decina di euro in media), di rivolgersi a un professionista per avere un file funzionante e piacevole da leggere su qualsiasi supporto di lettura.

Quale importanza riveste la scelta della copertina?
È inutile negarlo, la copertina è fondamentale, anche se per certi versi può sembrare ingiusto: un ottimo romanzo rimane un ottimo romanzo anche con una pessima copertina. Il problema, però, è che nella maggior parte dei casi se la copertina è pessima nessuno saprà mai che quel romanzo è un ottimo romanzo, perché nessuno lo comprerà né quindi lo leggerà. Non è un segreto: durante un giro in libreria prendete in mano i libri che vi colpiscono per il titolo o per la copertina, mentre di solito non vi avvicinate nemmeno a quelli che non vi ispirano, a prescindere dalla qualità del contenuto, che ovviamente non conoscete ancora. Lo stesso vale anche online, anzi, c’è una difficoltà in più: sullo schermo le copertine hanno dimensioni ridotte, e quindi la grafica va pensata per poter essere piacevole e incisiva anche in piccolo formato. Detto questo, a mio parere non ci sono regole fisse per realizzare una buona copertina, dipende molto dal genere, dal pubblico di riferimento e ovviamente dal budget. Ci possono anche essere libri per i quali la copertina è meno importante che in altri casi, e nel mio manuale spiego come realizzarne una ben fatta ma senza pretese; in ogni caso, come per l’eBook (anzi, ancora di più), la mia raccomandazione è di rivolgersi a un grafico professionista.

In che modo è possibile promuovere il proprio libro?
La promozione è forse lo scoglio più arduo da affrontare per un self-publisher, perché potrebbe sembrare che basti creare vari account dedicati sui vari social per far conoscere se stessi e la propria opera. Ovviamente, non è così semplice: innanzitutto, occorre avere ben chiaro qual è il proprio pubblico di riferimento, creare una comunità di lettori e dei contenuti ad hoc per raggiungerla, ma anche frequentare gruppi e pagine di argomento affine e interagire con gli altri membri; insomma, è quasi un secondo lavoro, che può richiedere più energie mentali che la stesura del libro stesso, anche perché ogni social prevede post diversi per forma e contenuto a seconda della sua “natura”.

Quali sono i rischi maggiori e le difficoltà dell’autopubblicazione?
Non vedo rischi nel self-publishing in sé; l’unico vero, grande rischio, a mio parere, risiede nello stesso autore e deriva dalla poca consapevolezza dei passaggi necessari, dalla scarsa conoscenza del mercato in cui si va a inserire da un punto di vista commerciale e dall’incapacità di autovalutarsi in maniera oggettiva come autori. Tutto questo porta spesso ad avere aspettative troppo alte, che crollano miseramente quando il proprio libro non vendo quanto si pensava. Già, ma perché non vende? Considerando che in Italia si legge pochissimo, perché mai un lettore debole (ovvero la maggioranza), che acquista 3 o 4 libri all’anno, dovrebbe scegliere il libro di uno sconosciuto, magari impaginato male, con una copertina poco accattivante, una sinossi noiosa e/o errori grammaticali nel testo, quando ogni anno escono sul mercato circa 70.000 titoli pubblicati da editori, e quindi garanzia di qualità superiore, almeno sulla carta? Purtroppo vendere libri in Italia è già difficile per chi lo fa di lavoro, figurarsi per chi si improvvisa editore di se stesso. L’importante, quindi, è avere la giusta prospettiva e le giuste aspettative. Sicuramente offrire un prodotto ben fatto aiuta, ma purtroppo nemmeno fare tutto per bene (pagando un editor, un grafico, un social media manager ecc.) è sinonimo di successo, sia perché niente può garantire il successo di un libro, sia perché molto spesso il problema sta proprio nella qualità dell’opera. Anche se la maggior parte degli autori non lo ammetterà mai.

Davide Moroni lavora da anni come freelance nel settore editoriale, collaborando con diversi editori e due piattaforme di self-publishing.

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